Grease: Rise of the Pink Ladies – recensione della serie di Paramount+
Sebbene cerchi il favore del pubblico più nostalgico, la serie è espressamente indirizzata a un nuovo tipo di pubblico. E va bene così.
Tra i molteplici revival, spin-off e similari che puntano all’effetto nostalgia di una fetta di pubblico legata a un cinema degli ultimi decenni del ‘900, tipologie di film e serie tv che oramai sono molto comuni e tentano di unire le esigenze e la narrazione dei giorni nostri con il confortante bisogno di rivedere storie che ci hanno accompagnato durante la nostra infanzia e adolescenza. Grease: Rise of the Pink Ladies riesce a combinare alla perfezione questi due elementi. Serie prequel dell’omonimo cult del 1978, Grease: Rise of the Pink Ladies è affidato alle sapienti mani della showrunner Annabel Oakes per Paramount+.
Indice
Un ponte tra due tipologie di pubblico – Grease: Rise of the Pink Ladies, la recensione
L’idea di base di Rise of the Pink Ladies è quella di vedere come possono dialogare un musical romance di fine anni Settanta con un teen drama del 2023, anni durante il quale il cinema è profondamente cambiato così come è mutato il modo di raccontare i problemi dell’adolescenza, ma soprattutto come vengono rappresentate le ragazze. La serie si conferma essere un ponte che accontenta gli appassionati del noto musical con il pubblico (soprattutto quello più giovane, ma non solo) di adesso.
I primi ritrovano le atmosfere, le canzoni con il medesimo irresistibile ritmo, le storyline romantiche e l’estetica vaporosa mentre i secondi sono accontentati grazie alle tematiche affrontate. Per questo è vincente la scelta di ambientare le vicende narrate qualche anno prima del film e scoprire le origini delle Pink Ladies.
La trama – Grease: Rise of the Pink Ladies, la recensione
Le origini delle famose Pink Ladies tanto amate in Grease vengono raccontate tramite uno degli escamotage narrativi più amati dai teen drama degli ultimi anni ossia lo scontro generazionale. È il 1954 e quattro ragazze iniziano a trovare strette le rigide regole sociali imposte dall’ambiente accademico che le vuole sorridenti quanto remissive.
Jane (Marisa Davila) è la nuova arrivata – nonché sorella maggiore di Frenchy – e etichettata immediatamente come ragazza facile a causa dei falsi pettegolezzi messi in giro dal suo ex ragazzo che adora pavoneggiarsi con i suoi amici; Olivia (Cheyenne Isabel Wells) ha subito uno scandalo simile quando il professore per cui ha una cotta l’ha prima sedotta per poi tirarsi indietro e dare tutta la colpa alla ragazza; Nancy (Tricia Fukuhara) è un’appassionata di moda con un carattere forte; ed infine a chiudere il quartetto c’è Cynthia (Ari Notartomaso) che aspira ad entrare a far parte dei T-Birds ma viene liquidata in fretta in quanto ragazza.
Lo stile dello show – Grease: Rise of the Pink Ladies, la recensione
Fin dalla prima puntata è chiaro che, nascosti sotto abiti vaporosi e canzoni accattivanti, la serie si impegna ad affrontare tematiche che in Grease erano solamente accennati, preferendo concentrandosi sulla storia d’amore tra i due protagonisti.
Grease: Rise of the Pink Ladies, invece, si prende l’onere di mettere in risalto come fosse essere un’adolescente durante la metà degli anni Cinquanta.
Il sessismo, la discriminazione di genere e razziale, l’identità e il continuo tentativo di controllo mascherato in ordine da parte del sistema scolastico sono i punti focali della serie che vengono affrontati in modo brillante senza mai diventare tediosi. Le protagoniste affrontano i loro problemi con determinazione, ambizione e soluzioni fantasiose in perfetta linea con lo stile dello show.
Le protagoniste – Grease: Rise of the Pink Ladies, la recensione
Le protagoniste sono ben caratterizzate e riescono a dominare la scena sia quando sono da sole, ma soprattutto quando sono in gruppo dimostrando una chimica che le trasforma in un team affiatato. Sebbene, ad un primo impatto, possano sembrare cavalcare degli stereotipi standardizzati ognuna di loro è lontana dall’essere un semplice ritratto di se stessa, ma anzi utilizzano gli stereotipi di genere a loro favore.
È il caso di Olivia, aspirante giornalista di origini messicane appassionata di scrittura, ma costantemente sottovalutata e molestata per il suo aspetto fisico e la sua storia con un professore, ribalta lo stereotipo sulla femme fatale latina nei suoi numeri musicali. In modo simile opera Cynthia, presentata come il “maschiaccio” di turno si avvicina al teatro piuttosto che continuare a cercare di integrarsi in un gruppo al maschile che non ha nessuna intenzione di trattarla come una loro pari.
In conclusione – Grease: Rise of the Pink Ladies, la recensione
Gli argomenti trattati sono attuali e non vengono trattati con superficialità, al contrario trovano la loro migliore espressione in una confezione fatta di colori saturi e accesi, canzoni ritmate e coreografie curate (sebbene siano in alcuni casi troppo numerosi) e in una storia semplice e ben raccontata. É chiaro che Grease: Rise of the Pink Ladies cerchi il favore del pubblico più adulto e nostalgico, ma durante la visione è lampante che il vero pubblico di riferimento siano i più giovani.
Dal film ne riprende le atmosfere e stuzzica i fan con le citazioni, ma il punto forte della serie è che rimane un prodotto a sé con una sua identità ben precisa. Un’intelligente scelta narrativa che Paramount+ ha dimostrato di saper fare con altri prodotti simili, in particolare sono ben riusciti Attrazione Fatale e la serie che mostra la storia dietro la produzione de Il padrino. Operazioni che riprendono il classico concetto del revival ma lo innalzano, distaccandolo al tempo stesso.
Grease: Rise of the Pink Ladies
Voto - 7.5
7.5
Lati positivi
- Il modo in cui la serie dialoga con il film da cui trae ispirazione
- Le tematiche importanti ben si sposano con lo stile sbirazzino e colorato
Lati negativi
- Le numerose coreografie accompagnate da altrettante numerosi canzoni che allontano chiunque non sia innamorato dei musical