Guida romantica a posti perduti: recensione del film con Jasmine Trinca e Clive Owen
Due bugiardi patologici affrontano insieme un atipico percorso di formazione
A metà tra un grigiastro road movie e un percorso di formazione di due adulti bambini, Guida romantica a posti perduti è il film di cui vi proponiamo la recensione. Presentato nella sezione “Giornate degli Autori” dell’ultimo Festival del cinema di Venezia, il film è diretto dalla giovane regista italiana Giorgia Farina. I protagonisti son due adulti immaturi, schiacciati dalle proprie paure e ripiegati in una solitudine impenetrabile. Lui è Benno (Clive Owen), un cinquantenne alcolizzato e conduttore tv di programmi scadenti; è sposato con la fin troppo paziente infermiera Brigitte (Irene Jacob), che si prende cura di lui quasi come una madre.
Lei invece è Allegra (Jasmine Trinca), una trentenne che cura un blog di viaggi eppure non esce mai di casa; divorata da quella che lei stessa definisce paura di avere paura, vive da reclusa raccontando bugie anche al suo fidanzato. Ma un imprevisto smonterà il cumulo di menzogne di cui si nutrono i due protagonisti che, messi alle strette, partiranno per una “fuga di formazione” a due. Un soggetto con un buon potenziale ma anche un po’ pretenzioso, il cui sviluppo risulta deludente e per nulla efficace. Nella nostra recensione di Guida romantica a posti perduti proveremo a capire perché questo film è un’occasione mancata.
Indice
Un intreccio nebuloso e irrealistico – Guida romantica a posti perduti recensione
La trama ricorda (molto vagamente) il film di Sofia Coppola Lost in Translation: un uomo adulto e una ragazza giovane, entrambi con un’esistenza insoddisfacente e incapaci di reagire, si ritrovano a percorrere un tratto di vita insieme. A partire da questo soggetto, il film avrebbe potuto prendere due direzioni: puntare sull’interazione tra i due sconosciuti – entrambi fragili e in qualche modo dipendenti – o sviluppare parallelamente le storie dei due personaggi, raccontando in modo esaustivo l’evoluzione dei loro disturbi. Se Benno soffre di alcolismo, infatti, Allegra porta in scena un disturbo molto complesso, che è trattato però con superficialità. La ragazza non esce di casa perché il mondo la terrorizza: soffre di un mix di agorafobia (con conseguenti attacchi di panico), paura dell’ignoto e ansia da relazione. Ed è qui che il film commette un primo, imperdonabile, errore.
Il disagio di Allegra è raccontato in modo nebuloso, e per questo è difficile comprendere cosa vi sia all’origine sua sofferenza. Oltretutto, a un certo punto la ragazza guarisce in modo repentino e del tutto irrealistico. Un giorno l’avevamo vista seduta per terra, in un bagno pubblico, a cantare tra sé e sé Vasco in preda a un attacco di ansia; il giorno dopo la ritroviamo pancia in dentro e petto in fuori, elegante e sicura mentre cena in un ristorante. In una sala con almeno trenta persone. Così, dal nulla, solo per far andare avanti la storia. Come ha fatto a guarire di punto in bianco? A meno che non si volesse screziare il film di sfumature fantasy, la storia di Allegra andava strutturata con più accortezza. Il percorso di Benno, pur più credibile, risulta comunque poco incisivo.
La banalità del dolore – Guida romantica a posti perduti recensione
Guida romantica a posti perduti è un film debole sotto molti punti di vista. Il rapporto tra i due protagonisti dovrebbe reggersi sui dialoghi, che sono didascalici e senza guizzi di originalità. Le fragilità di Benno e Allegra potevano essere uno spunto per dar vita a due personaggi stratificati, ma l’obiettivo non è stato centrato. Tra i due non si crea intimità e, al di là di qualche sequenza di moderata tensione (solo nella seconda metà del film), mantenere viva l’attenzione per tutta la visione è impresa ardua. Nonostante duri solo un’ora e mezza, e sebbene la storia si evolva in modo frettoloso, il film procede faticosamente. Manca il contenuto, manca la complicità tra questi due sconosciuti che provano a salvarsi reciprocamente, e che in realtà si guardano appena.
Clive Owen e Jasmine Trinca, insieme a Irene Jacob, fanno il possibile per conferire spessore a un film un po’ inconcludente. Ma le loro interpretazioni non sono sufficienti. Colonna sonora e montaggio sonoro non funzionano: musiche che non creano la giusta atmosfera, inserite là dove un silenzio avrebbe spogliato i personaggi. A tratti si avverte un clima da commediola romantica che cozza con le tematiche, come già detto, delicate e pretenziose. Lo sguardo della regista sui personaggi non è tridimensionale, e non riesce a sorreggere una sceneggiatura monca e scialba. L’idea di base è tenera e attuale, ma è anche parecchio inflazionata nel cinema contemporaneo; come Benno e Allegra, sono tanti gli adulti alla deriva che cercano conforto in un estraneo nuovo o in una fuga diversa. Di conseguenza, per non sfociare nella snervante banalità, sarebbe stato utile costruire dei personaggi forti e lasciar parlare loro. Ma ciò non è accaduto.
Un film per nulla intenso – Guida romantica a posti perduti
Nel film manca l’ironia, che avrebbe aiutato i due protagonisti a emergere con più incisività. La bugia patologica, la vergogna per ciò che si è veramente, l’incapacità di stare al mondo senza maschere deformanti: tutti aspetti che rimangono sullo sfondo, sbaditi. Andrea Carpenzano, inoltre, è troppo sbarbatello per essere credibile nel ruolo di fidanzato di Allegra. Sì, lei è adulta ma immatura, ma ciò non toglie che lo squilibrio della coppia sia evidente e l’affiatamento sia scarso. Avviandoci alla conclusione della nostra recensione di Guida romantica a posti perduti, non possiamo esimerci dal bocciare il film di Giorgia Farina. Un film che non aggiunge nulla al tema delle umane fragilità, delle dipendenze e delle ansie che diventano feticci, della solitudine condivisa.
Temi potenti quanto inflazionati, che andrebbero affrontati con un linguaggio pregnante e che invece, qui, risultano insipidi e superflui. Oltre a mancare di mordente e intensità, come già detto, questo film sviluppa temi importanti con approssimazione. Sì, sarebbe bello se bastasse mezza giornata in macchina con Clive Owen per guarire dall’agorafobia; e sarebbe bello anche se la ramanzina di un partner esausto riuscisse a incenerire anni di bugie difensive. Ma la realtà, di solito, è un po’ diversa. Forse l’amore, l’amicizia e la condivisione sono in grado di salvare ma, in questo film, di amore, amicizia e condivisione c’è solo una vaga idea. Per di più, mal sviluppata.
Guida romantica a posti perduti
Voto - 4.5
4.5
Lati positivi
- Jasmine Trinca, Clive Owen e Irene Jacob fanno il possibile per dare spessore a un film troppo debole
Lati negativi
[tie_list type="thumbdown"]
- Il tema dei disturbi d'ansia è trattato con troppa vaghezza
- Alcuni snodi narrativi sono irrealistici
- Scarso approfondimento psicologico dei personaggi
- Dialoghi piatti e didascalici