Hereditary – Le Radici del Male: recensione del film horror di Ari Aster con Toni Collette
Uno sguardo a Hereditary - Le Radici del Male, il film horror di cui tutti parlano nel bene e nel male
Nel mese di gennaio è stato presentato al Sundance Film Festival Hereditary (uscito a luglio in Italia con il titolo Hereditary – Le Radici del Male), horror dell’esordiente Ari Aster con la talentuosa Toni Collette, ottenendo ottimi riscontri. Da quel momento è nato un enorme passaparola positivo fra i critici, che lo hanno definito una delle pellicole horror più originali e spaventose degli ultimi tempi. Immediatamente le aspettative si sono elevate e i primi trailer hanno rivelato un film dall’aspetto angosciante e misterioso.
L’angoscia e il mistero sono proprio le cifre caratterizzanti dell’horror di Aster, che racconta di una famiglia in lutto che sembra aver ereditato una sorta di oscura maledizione. Nonostante il notevole clima di angoscia crescente che il regista crea sapientemente, il film ha generato non poche critiche e perplessità da parte del pubblico. Questa recensione cercherà di scoprire non solo le caratteristiche fondamentali della pellicola ma anche gli aspetti che più hanno generato polemiche.
Hereditary – Le Radici del Male: recensione
Il film di Ari Aster ha come protagonista la famiglia Graham, composta da Annie (Toni Collette), un’artista che costruisce diorami in miniatura basandosi su episodi della sua vita; il marito Steve (Gabriel Byrne), uno psicoterapeuta; i due figli Peter (Alex Wolff) e Charlie (Milly Shapiro), dall’aspetto e comportamento piuttosto disturbanti.
Il nucleo familiare viene turbato dalla morte di Ellen Graham, madre di Annie e di matriarca della famiglia. Ai funerali la donna viene descritta dalla figlia come una persona dal carattere difficile e disturbato e piena di segreti. Annie ha sempre avuto un difficile rapporto con la madre al punto che la sua scomparsa si rivela alquanto liberatoria per lei ma lo stesso molto complicata da gestire.
La profanazione della tomba di Ellen e un altro inaspettato evento impediscono immediatamente il tentativo di ritorno alla normalità della famiglia. I Graham cominceranno a scoprire oscuri segreti e presagi che sembrano aver ereditato dalla morte di Ellen. Un tragico destino sembra affacciarsi dietro l’angolo.
Una tragedia familiare
Negli ultimi anni il genere horror si è rinnovato positivamente grazie a nuovi registi, che lo hanno avvicinato all’autorialità e a narrazioni spesso concentrate su una famiglia. Esempi di questo tipo di cinema sono film come Babadook di Jennifer Kent e The VVitch di Robert Eggers. Con una narrazione rallentata e una regia sorprendente per un esordiente, questi raccontano di terribili creature e nefasti eventi che affliggono la vita di madri, figli e altri componenti familiari. Hereditary di Ari Aster si inserisce proprio in questo recente filone, raccontando una tragedia familiare che ricorda quasi una tragedia greca, in cui oscuri presagi di morte incombono su sventurate persone unite dal legame di sangue. Proprio per questo Aster, non solo regista ma anche sceneggiatore, decide di concentrarsi sui rapporti fra i diversi componenti della famiglia, esplorandone psicologia, turbamenti e lati nascosti.
La rappresentazione dei legami familiari dopo la morte della matriarca è il punto cardine della prima parte del film, portando lentamente lo spettatore alle situazioni più inquietanti. Il lato horror del film è infatti dosato per tutta la durata del film – tranne nell’atto finale. Aster è interessato a farci scoprire le complicate e tormentate psicologie dei personaggi ma svelare troppo non è il suo obiettivo. Anche se l’oscuro segreto della famiglia viene infine rivelato, qualcosa di non detto rimane: il mistero è bello finché rimane tale e anche alla fine qualcosa sembra sfuggirci.
L’angoscia
Se dal punto di vista narrativo Hereditary conduce a una soluzione che si ricollega ai canoni del genere a cui appartiene, dal punto di vista registico rivela una vera e propria lezione di cinema. L’angoscia non è creata con jumpscares ed è sempre crescente fino a rimanere anche dopo la visione. Ma in che modo? Aster tiene continuamente in tensione lo spettatore con inquadrature fisse e silenziose che sembrano presagire l’arrivo di qualcosa di terribile che infine non appare. Questo superbo lavoro continua con giochi fra campo e fuori campo e contrasti fra luci e ombre. Il sapiente utilizzo del suono completa l’opera: lo schiocco di lingua che si ripete spesso nel film è una degli esempi più efficaci.
Questa atmosfera avvicina Hereditary a grandi classici del genere del passato, dove porte che sbattono e sangue che scorre eccessivamente non facevano parte del repertorio. Rosemary’s Baby di Roman Polanski, L’Esorcista di William Friedkin e The Wicker Man di Robin Hardy sembrano i punti di riferimento riscontrabili più facilmente. Il clima angosciante del film dimostra quindi che Aster è un notevole epigone degli horror d’atmosfera del passato.
Cosa non funziona
Hereditary ha ottenuto nel mondo un importante successo critico ma non sono mancati anche i detrattori. Ci sono infatti diverse recensioni che sottolineano che l’horror di Aster non è un’opera assolutamente perfetta. Se ci concentriamo sulla recitazione infatti è possibile apprezzare la potenza attoriale di Toni Collette, che con il film di paura si era già confrontata ne Il Sesto Senso di M. Night Shyamalan. Su un altro versante invece suscitano quasi il riso certi momenti di overacting da parte anche della stessa Collette: volti rabbiosi e sguardi allucinati generano una reazione opposta a quella del personaggio. Anche le prove recitative sottotono generano non poche perplessità: basta guardare Alex Wolff nell’atto finale del film per capirlo.
Proprio l’atto finale è l’aspetto più criticato del film e anche il sottoscritto ritiene che non funzioni come dovrebbe. In questa parte del film la tensione accumulata lentamente nelle fasi precedenti esplode parossisticamente, con scene anche abbastanza forti, e si conclude con un finale che sembra generare qualche risata di troppo. Lo svelamento del terribile segreto nascosto dietro la famiglia Graham inoltre non convince pienamente. Questo si ricollega al satanismo in termini anche già visti in altri film, ma è anche un collegamento diretto ai canoni del genere horror e perciò lo perdoniamo.
Conclusioni
Il film di Ari Aster non si può bocciare completamente a causa del suo finale, che per molti versi sembra annullare tutto il lavoro sapientemente costruito in precedenza. La cura della regia, il clima di angoscia crescente, i tesi contrasti della narrazione non vengono dimenticati così facilmente. Ci si può però sentire traditi perché al termine dei 127 minuti ci si aspettava un espediente narrativo più originale.
Hereditary – Le Radici del Male dunque è un film dove pregi e difetti si bilanciano fra di loro ottenendo un solido equilibrio. È anche un’interessante opera cinefila che riprende alcuni autori del passato, non tanto con l’originalità urlata dalla campagna marketing. Da elogiare più che altro è la capacità del film di saper rimanere in un percorso già tracciato in precedenza.
Hereditary - Le Radici del Male
Voto - 7.5
7.5
Lati positivi
- La regia sorprendente di Ari Aster
- Il crescente clima di angoscia
- L'approfondimento psicologico
Lati negativi
- L'atto finale del film
- L'overacting ma anche la recitazione sottotono