Holy Spider: recensione del thriller di Ali Abbasi
Al cinema il thriller diretto da Ali Abbasi presentato al Festival di Cannes 2022 e ispirato alla storia vera dell'assassino soprannominato il Ragno
È in sala a partire dal 16 febbraio Holy Spider, film del regista iraniano naturalizzato danese Ali Abbasi. La pellicola è stata presentala in concorso al 75° Festival di Cannes, dove l’attrice Zahra Amir Ebrahimi ha vinto il premio per la miglior interpretazione femminile, Holy Spider, (qui il trailer), è ispirato alle vicende del serial killer Saeed Hanaei e all’epoca degli omicidi il regista viveva ancora in Iran, dove i casi avevano avuto una grande eco mediatica. Abbasi era deciso a girare il film in patria, ma dopo aver presentato la sceneggiatura al Ministero della cultura e dell’orientamento islamico e aver atteso più di un anno il semaforo verde per la realizzazione, ha deciso di spostare la produzione in Giordania. Il film non vuol essere una ricostruzione fedele degli omicidi e alcuni personaggi, tra cui quello affidato all’interpretazione di Ebrahimi, sono il risultato della commistione di elementi reali e fittizi.
Indice:
Trama – Holy Spider Recensione
Come accennato poco sopra, il film è liberamente ispirato a una storia vera, quella del serial killer iraniano Saeed Hanaei. Ci troviamo a Mashaad, luogo sacro di pellegrinaggio, nel 2001. Saeed Hanei (Mehdi Bajestani) risulta un normale padre di famiglia, molto religioso e veterano di guerra. Di notte, però, adesca delle prostitute per ucciderle, strangolandole con l’hijab. Viene soprannominato “l’assassino del ragno”. Ad indagare, arriva da Teheran la giornalista Rahimi (Zahra Amir Ebrahimi), scontrandosi con pregiudizi sessisti e uno scarso interesse da parte della polizia.
Ispirazioni cinematografiche – Holy Spider Recensione
Sebbene sia una pellicola ispirata ad una storia vera, ha numerose ispirazioni cinematografiche e peculiarità che lo rendono differente da buona parte dei film di genere thriller. Il film non è infatti interessato a tenere il mistero sull’identità dell’assassino, anzi, questo viene svelato nella prima parte del film e, ancor prima, da alcuni indizi abbastanza espliciti. Ciò che conta qui non è dunque il mistero, ma il mostrare la quotidianità dell’assassino, come si svolgono le indagini e l’appoggio che Saeed riceve una volta smascherato: proprio come nella storia vera, anche qui l’assassino ha numerosi sostenitori, contenti del fatto che stesse liberando la città da prostitute, considerate peccatrici e donne impure.
Conosciamo quindi l’assassino e, una volta che la sua identità viene resa noto a tutti, arriva ad essere considerato da alcuni un eroe. Dinamica che ricorda quella di Joker di Todd Philips. Le indagini, principalmente giornalistiche, ricordano invece quelle di Zodiac di David Fincher. Per certi versi Holy Spider ha tratti in comune anche con Memories Of Murderer di Bong Joon-ho: anche lì ci trovavamo in un paesino con un efferato serial killer di donne; lì arrivava un detective da una grande città mentre qui una giornalista, assente nella storia vera, ad indagare mettendo in dubbio i metodi utilizzati. In Memories of Murder l’identità dell’assassino non era però nota, qui invece sì.
Le vittime – Holy Spider Recensione
Per fortuna, cosa non scontata, questo film si occupa anche di raccontare vittime dell’assassino del Ragno. Di alcune di queste vediamo anche qualche frammento di vita prima che vengano brutalmente assassinate. La prima sembra essere addirittura in un ruolo da protagonista, dal momento che è il primo personaggio che vediamo e con cui trascorriamo diversi minuti. Queste donne venivano considerate dalla loro società di appartenenza come impure e disobbedienti alla morale del Corano. Allo spettatore, invece, è concesso uno sguardo più autentico e senza pregiudizi: sono infatti donne ai confini della società, fragili, provenienti da situazioni difficili, di povertà, con dipendenze da sostanze e per questo obbligate alla via della prostituzione.
Il carnefice – Holy Spider Recensione
Saeed, l’assassino del Ragno, all’epoca fu ribattezzato così perché gli aracnidi avvicinano le prede per poi intrappolarle nella propria tela uccidendole. Proprio come, metaforicamente parlando, faceva lui. Ma quali sono le sue motivazioni? Qual è il suo “profilo psicologico da serial killer”? Contrariamente ad altri, Saeed non sembra avere una situazione particolarmente disastrosa, quantomeno non è ciò che viene mostrato nella pellicola. È un uomo medio, ha una moglie, dei figli, un lavoro normale, uno stretto legame con la comunità del quartiere in cui abita. Ciò che lo tormenta è la guerra che ha combattuto, ma non nel modo tradizionale, non sembra infatti soffrire del classico disturbo post traumatico da stress comune a molti veterani, ciò che invece lo disturba è l’idea di non essere diventato un martire.
E così, decide di diventare un martire a modo suo: a costo di andare contro la legge, inizia una guerra contro l’immoralità, ovvero le prostitute, uccidendole o con il velo, simbolo della sua religione, o con le proprie mani, mosse secondo lui dalla volontà di Dio. Quando la giustizia farà il suo corso, Saeed diventerà effettivamente in un certo senso un martire, punito ingiustamente dalla legge secondo i suoi sostenitori, con il figlio Alì che incoraggerà quante più persone possibili a imitare le azioni del padre.
Holy Spider
Voto - 8
8
Lati positivi
- L'attenzione è tanto sull'assassino quanto sulle vittime
- Scoprire subito l'assassino è un espediente interessante che non si ritrova spesso in altri thriller
Lati negativi
- Non particolarmente originale