Hunger Games: la ballata dell’usignolo e del serpente – recensione del film prequel
La recensione di Hunger Games: la ballata dell'usignolo e del serpente, il prequel della famosa saga distopica che in passato ha donato successo a Jennifer Lawrence
Sono passati un po’ di anni da quando la versione cinematografica della saga best seller Hunger Games è approdata al cinema con protagonisti Jennifer Lawrence e Josh Hutcherson. Una saga – quella scritta da Suzanne Collins e poi diretta quasi completamente da Francis Lawrence (tranne che per il primo film che fu diretto da Gary Ross) – che ha affascinato il pubblico di ogni età e che si è rivelato sempre un prodotto di buona qualità, che potesse accaparrarsi pubblico e fan anche solo con le varie trasposizioni molto fedeli ai libri originali. La serie ha avuto così tanto successo che l’autrice si era ripromessa di approfondire in un libro prequel la storia di uno dei personaggi più odiati dell’intera saga, con la speranza di conoscere le sue vicende e capire come mai fosse diventato lo spietato presidente che noi tutti conosciamo.
Parliamo di Coriolanus Snow, presidente di Panem che sessantaquattro anni prima degli eventi narrati nella trilogia originale era solo un ragazzo giovane, proveniente da una famiglia ricca caduta in disgrazia dopo la guerra, che – pur di risollevare le sorti della famiglia – fa la sua scalata nel mondo degli Hunger Games e della politica di Capitol City. Ancora prima della pubblicazione in libreria era stata confermata anche l’uscita al cinema della trasposizione su grande schermo di Hunger Games: la ballata dell’usignolo e del serpente, arrivato a tre anni di distanza dal libro, al cinema dal 15 novembre.
Indice
- La trama
- Diamo un taglio al superfluo!
- Quando Snow era solo un ragazzo
- L’usignolo non convince
- Il film funziona?
- Conclusioni
La trama – Hunger Games: la ballata dell’usignolo e del serpente recensione
Diviso in tre parti, il film racconta a poco a poco la storia di Coriolanus, un giovane ragazzo di Capitol City, figlio di un generale pacifista e unico erede maschio di quel che resta della vecchia illustre famiglia Snow. Coriolanus vive con sua nonna e con la cugina Tigris e frequenta l’Accademia di Capitol City, mascherandosi bene tra tutti gli altri spocchiosi studenti della città e desideroso del più alto premio dell’Accademia, il Premio Plinth, consegnato allo studente più illustre e con la media dei voti più alta. Il giorno della consegna del premio, però, le cose non vanno come previste.
Coriolanus e tutti gli altri studenti scoprono che per ottenere ciò che più desiderano devono partecipare come mentori ai Decimi Hungers Games, i primi Hunger Games della storia a essere dei veri e propri show, durante i quali i mentori e i loro tributi devono lavorare insieme affinché questi ultimi ottengano consensi e donazioni da parte del pubblico. Coriolanus diventa il mentore della ragazza tributo del Distretto 12, Lucy Gray: una ragazza mingherlina, insipida ma con una voce da usignolo. Per il ragazzo diventa una sfida non solo contro gli Hunger Games, ma anche contro se stesso, in quanto dovrà cercare di far vincere Lucy Gray e ottenere il suo premio. Le cose però si complicano quando Coriolanus mischia la strategia con il cuore, i giochi con il suo interesse per Lucy Gray in un gioco pericoloso che lo porterà a scegliere tra sé, l’ambizione e l’amore.
Diamo un taglio al superfluo! – Hunger Games: la ballata dell’usignolo e del serpente recensione
Siamo in una Capitol City completamente diversa da quella alla quale siamo stati abituati, eppure l’essenza della città e lo sfarzo mascherato da colori spenti e ancora macchiati della guerra con i Distretti si notano. Si nota la superiorità degli abitanti della capitale di Panem dai discorsi dei giovani allievi dell’Accademia e dai loro sguardi sempre un po’ più alti degli altri, quasi a voler tirare il naso all’insù e provare a non sentire l’odore – o la puzza – dei Distretti e dei loro tributi. Francis Lawrence è riuscito a riportare in scena un mondo che ormai conosce bene, ma a cui ha dovuto apportare delle modifiche, eliminando tutto il superfluo e rendendolo ancor di più distopico.
La grande differenza tra questo lavoro e quelli precedenti, sono i grandi tagli sulla prolissità del racconto di Suzanne Collins. Questa volta l’autrice ha voluto perdersi in chiacchiere, raccontando più e più volte sempre la stessa cosa e risultando spesso noiosa e ripetitiva. Francis Lawrence ha invece preso solo l’essenziale della lunga storia (quasi 500 pagine) e si è concentrato sulle cose importanti: la nascita degli Hunger Games come show, la storia di Coriolanus e Lucy Gray e quella dello stesso protagonista e del suo amico Sejanus.
Quando Snow era solo un ragazzo – Hunger Games: la ballata dell’usignolo e del serpente recensione
Il vero protagonista della storia è Coriolanus Snow, interpretato da Tom Blyth. La sua interpretazione è stata ottima sullo schermo, in quanto è riuscito a rappresentare un personaggio che già avevamo conosciuto, senza però essere una brutta copia della versione di Donald Sutherland. È però difficile affezionarsi al personaggio di Coriolanus, bensì la sua presenza provoca nello spettatore uno strano senso di rispetto e una apparente empatia che si tramuta con il progredire della pellicola in una fiaccola di odio, quello stesso odio che poi esploderà in seguito nella versione più adulta.
L’usignolo non convince – Hunger Games: la ballata dell’usignolo e del serpente recensione
Meno convincente invece è Rachel Zegler nei panni di Lucy Gray Bird e non perché l’attrice non abbia talento, ma perché ha dovuto rapportarsi con un personaggio insipido e già di per sé poco caratterizzato. Tutto ciò che Lucy Gray è brava a fare è cantare. Non ha forza, non ha capacità comunicative, ma sa solo rapportarsi a un microfono e sprigionare la sua voce da usignolo. Il suo rapporto con Coriolanus – sullo schermo così come nelle pagine del libro – è banale, un po’ come quando l’autrice decise di inserire nella trilogia una cosa fin troppo scontata: il triangolo amoroso tra Katniss, Peeta e Gale. Poco carisma quello di Lucy Gray, sovrastato suo malgrado da quello incredibile di Coriolanus Snow.
Il film funziona? – Hunger Games: la ballata dell’usignolo e del serpente recensione
Per il resto, il film è dinamico e convincente proprio per i tagli al libro fatti da Francis Lawrence. Non c’è ripetitività, non esistono cose superflue. Tutto fila perfettamente, senza intoppi, in momenti a volte prevedibili anche per chi il libro ancora non lo ha letto e si approcciato al prequel per la prima volta. Il tutto è più veloce e la storia si fa guardare e ti cattura. Nulla è lasciato al caso e le dinamiche che si presentano sono veloci ma non difficili da capire.
Si conosce la storia di Coriolanus in un crescendo di eventi, dall’esaltazione di un giovane ragazzo ambizioso ma apparentemente buono, che man mano che il successo lo accoglie diventa sempre più altezzoso e spietato. Non c’è amore per lui, non c’è passione, l’unico fuoco che arde dentro di sé è quello del potere. Abbiamo visto solo l’inizio di quello che sarà, quasi sicuramente, un percorso che porterà Coriolanus verso il potere spietato. I fan infatti non vedono l’ora di scoprire come si evolveranno il pensiero e le azioni del futuro presidente Snow, che come il suo cognome – come la neve – passo dopo passo, successo dopo successo, scorrettezza dopo scorrettezza si pone sulla cima, alla presidenza di Panem.
Conclusioni – Hunger Games: la ballata del serpente e dell’usignolo recensione
In conclusione, Hunger Games – la ballata dell’usignolo e del serpente è un film che ritrae uno spettacolo crudele e allo stesso tempo interessante per il pubblico (alla fin fine il trash, seppur esasperato come in questo caso, ha sempre ammaliato lo spettatore), non annoia, anzi cerca di tenere sempre alto l’interesse dello spettatore, nonostante le sue quasi tre ore di messa in scena. Un buon prodotto, che riaccende i riflettori su una saga amata negli anni precedenti e che produrrà nuovi fan degli Hunger Games. La curiosità dopo gli eventi del primo film è alle stelle: cosa succederà dopo, quando Coriolanus diventerà effettivamente il Presidente Snow? Questo potrà dircelo solo Suzanne Collins e noi saremo qui ad aspettare il procedere degli eventi. Nel frattempo Hunger Games: la ballata dell’usignolo e del serpente è al cinema proprio in questo periodo.
Hunger Games: la ballata dell’usignolo e del serpente
Voto - 7.5
7.5
Lati positivi
- L’interpretazione di Tom Blyth è stata ottima sullo schermo, in quanto è riuscito a rappresentare un personaggio che già avevamo conosciuto, senza però essere una brutta copia della versione di Donald Sutherland.
- Hunger Games – la ballata dell’usignolo e del serpente è un film che ritrae uno spettacolo crudele e allo stesso tempo interessante per il pubblico
- Un buon prodotto, che riaccende i riflettori su una saga amata negli anni precedenti e che produrrà nuovi fan degli Hunger Games.
- Meno convincente invece è Rachel Zegler nei panni di Lucy Gray Bird e non perché l’attrice non abbia talento, ma perché ha dovuto rapportarsi con un personaggio insipido e già di per sé poco caratterizzato.
Lati negativi