Hypnotic: recensione del film con protagonista Ben Affleck
La nostra recensione di Hypnotic, il nuovo film con protagonista Ben Affleck
Hypnotic, diretto da Robert Rodriguez, è un thiller action dai risvolti scontati, ma con un incipit e un colpo di scena che sembravano capaci di ribaltare completamente la situazione. Con nel cast Ben Affleck e Alice Braga, insieme a William Fichtner e J. D. Pardo, Hypnotic (qui il trailer) non approfondisce la matrice più teoretica del film, che era anche la più coinvolgente.
Indice
Trama – Hypnotic, la recensione
Daniel Rourke, detective impulsivo e intuitivo, ha bisogno di lavorare e di immergersi in nuove missioni per non pensare a un evento traumatico dal quale non riesce a riprendersi, e cioè la scomparsa di sua figlia Minnie. Durante un appostamento di fronte a una banca protagonista di numerose rapine, Rourke, disobbedendo come spesso accade all’ordine di non intervenire, trova in una delle cassette di sorveglianza che viene rubata la foto di sua figlia e una scritta che cita “trova Dellrayne”. La rapina avviene comunque, ma la foto è l’unica cosa che Rourke riesce a recuperare. Si tratta di un colpo che causa però una serie di altre vittime e incidenti, con persone che sembrano agire come automi, in uno stato di incoscienza e totale smarrimento.
Rourke indaga e incontra Diana Cruz, esperta di ipnosi, che gli conferma che Dellrayne è l’uomo che ha ordito la rapina in banca e che farà di tutto per ottenere la foto di Minnie. Rourke è allora certo che quell’uomo sappia dove sia sua figlia, ma Diana lo mette in guardia: Dellrayne fa parte di un gruppo di rapinatori chiamato “gli ipnotici”, ex agenti addestrati dal Governo, in grado di controllare le menti degli altri. Anche Diana era una di loro, ma Dellrayne è sempre stato il più potente, capace di creare allucinazioni negli altri assumendo le forme di coloro che uccideva. Rourke ha quindi bisogno delle capacità e delle conoscenze di Diana per arrivare e sfuggire a Dellrayne e per scoprire finalmente cosa sia successo a sua figlia e se è ancora viva.
Inconscio, mania del controllo e poteri soprannaturali – Hypnotic, la recensione
Qualche trovata apprezzabile, che non si può definire una novità, ma che costituisce il maggiore colpo di scena del film. Il lungometraggio strizza l’occhio, anche se velatamente, all’intelligenza artificiale e alla realtà virtuale, che è qui però legata ai misteri della mente umana, alle suggestioni che conducono all’ipnosi e alle automatiche operazioni compiute dall’inconscio. Temi che stimolano l’attenzione e che hanno il beneficio di un fascino che è da sempre considerato un vantaggio.
Basti pensare a prodotti irresistibili che trattavano il tema del sogno, e quindi inevitabilmente anche dell’inconscio, del controllo della mente e delle proprie azioni, come da subito chiarisce Hypnotic. Una tecnica che funziona, che è un piacere da guardare e della quale capire modalità, limiti e possibilità. Su questo il film lascia però poi correre, mostrando solo la potenza dell’ipnosi e le infinite libertà che dà a chi la pratica. L’ipnosi diventa infatti quasi ridondante e nel corso del film non si aggiunge nulla a quest’abilità che sfiora, volontariamente, l’inverosimile.
La trama dapprima sembra avere i presupposti, non per l’originalità, di risultare entusiasmante, trascinando lo spettatore in un mondo dove il libero arbitrio rischia di venire meno, e di non essere più quella volontà imprenscindibile sulla quale mai, nessuno, può intervenire e diventare così suscettibile ai desideri altrui. Ma Hypnotic non si prende questo rischio, e sceglie comunque di mantenere la narrazione su schemi giù prestabiliti, senza andare oltre.
L’unica svolta inaspettata, che conferisce un po’ di brio al film e che assume tutti i preferiti connotati della sfida arriva nella seconda metà del film. È infatti davvero intrigante vedere Ben Affleck muoversi in luoghi che non esistono, che sono frutto di un’immaginazione e di una tecnologia che collega emotivo e scientifico, astratto e pratico, empirico e concreto, ideale e dimostrabile. Un teatro di posa che diventa una città, un finto che diventa reale e un complotto ordito ai danni della personificazione massima dell’innocenza.
Conclusioni – Hypnotic, la recensione
La scena post-credits lascia presagire una possibile continuazione, un sequel o un secondo capitolo, ma il materiale per ora non c’è. A parte quel finale dopo il finale che aumenta la buona caratterizzazione del villain. Tutto però sembra già stato detto e visto in questa, forse prima, parte di Hypnotic. La sceneggiatura, soprattuto nella seconda metà, a seguito di quelle esigue, ma buone, sorprese che il film riserva, si perde nel didascalico, in monologhi che spiegano e informano.
Monologhi senza pathos, che raccontano come siano andate le cose, trasformando antagonisti in eroi con modalità fin troppo semplici e che mirano esclusivamente a capacità sovrumane, senza un minimo reale impegno, un’azione, una scelta, o un procedere verso una direzione. Tutto è quindi fin troppo facile per i protagonisti, soprattutto nell’ultima parte. Caricando così solo alcune situazioni iniziali di mistero, incognite e segreti da svelare. Facendo così diminuire sempre di più l’attrattiva del genere e le buone basi dell’incipit.
Hypnotic
Voto - 6
6
Lati positivi
- Incipit intrigante
- Qualche colpo di scena che riesce a sorprendere
Lati negativi
- Tecnica approssimativa
- Elementi già visti senza nessuna originalità