Il Diritto di Opporsi: recensione del film con Micheal B. Jordan e Jamie Foxx
Un innocente nel braccio della morte: razzismo e corruzione nell'America di fine '900
Ogni battaglia combattuta per gli altri è una battaglia combattuta per sé stessi. Il Diritto di Opporsi, film di cui vi proponiamo la recensione, racconta la storia vera di Walter McMillian e del giovane avvocato che si batté per la sua causa. McMillian, lavoratore di pasta di legno dell’Alabama, fu accusato dell’omicidio della diciottenne Ronda Morrison, avvenuto nel 1986. Benché non vi fossero prove concrete a suo carico, quest’uomo di origini afroamericane rimase per sei anni nel braccio della morte. A battersi per la riapertura del caso fu l’avvocato Bryan Stevenson; laureato in Legge ad Harvard, Stevenson è l’autore del libro che ha ispirato il film. L’uomo è da anni dedito alla causa dei detenuti nel braccio della morte, i cui diritti civili e umani sono spesso ignorati.
Il Diritto di Opporsi dà voce a una triste pagina della giustizia americana, sfregiata da razzismo e corruzione. Il film, diretto da Destin Daniel Cretton, ha tra i protagonisti Micheal B.Jordan (Black Panter), Jamie Foxx (Django Unchained) e Brie Larson (Room); a loro si aggiungono Tim Blake Nelson, Rafe Spall, O’Shea Jackson Junior e Rob Morgan. In questa recensione analizzeremo pregi e difetti di questo film.
Indice
La trama – Il Diritto di Opporsi recensione
Durante un il tirocinio universitario, lo studente Bryan Stevenson fa la conoscenza di un suo coetaneo, detenuto nel braccio della morte di un penitenziario americano. L’esperienza lo segna a tal punto da indurlo, due anni dopo, ad abbandonare opportunità professionali remunerative per recarsi in Alabama; qui il neolaureato Stevenson seguirà da vicino i casi di uomini condannati a morte. Insieme alla psicologa Eva Ansley, Bryan scava nel passato dei detenuti e prova a tutelare i diritti civili di ognuno, di cui pare che nessuno si curi. A quel tempo, infatti, gran parte degli avvocati rifiutava di difendere i detenuti nel braccio della morte (a maggior ragione se questi erano di colore). I detenuti si ritrovavano abbandonati a sé stessi, e non sono rari i casi di innocenti ingiustamente puniti con la sedia elettrica.
Tra i procedimenti che si ritrova tra le mani, è quello di Walter McMillian a colpire particolarmente Stevenson. L’avvocato infatti, persuaso dell’innocenza dell’uomo, decide di battersi strenuamente per la riapertura del suo caso. Aiutato dalla collega Eva (Brie Larson), Stevenson indaga sul passato di McMillian, entrando in contatto con la famiglia e con la comunità di afroamericani cui l’uomo appartiene. Tra testimoni della difesa ignorati e testimoni di accusa corrotti, il giovane e incontaminato avvocato conosce il lato più torbido della giustizia americana (marchiato a fuoco dell’imperante razzismo). Ma il film lascia spazio anche alle storie dei detenuti, tratteggiando con delicatezza i momenti salienti della loro vita di condannati a morte.
L’umanità come arma – Il Diritto di Opporsi recensione
Il film indugia sulle motivazioni profonde che inducono Stevenson a non arrendersi, laddove gli ostacoli sembrano insormontabili. In un contesto in cui l’unico scopo pare trovare un capro espiatorio, l’avvocato alle prime armi si fa guidare da uno strano ma efficace intuito. Attraverso scelte azzeccate e altre meno felici, il film segue Stevenson e la sua collega nel loro iter verso la verità; iter che, talvolta, li mette di fronte a pericoli concreti, ma non abbastanza da arrestare la battaglia. Le storie dei detenuti, che il protagonista ascolta durante i colloqui, operano una sorta di maieutica nei confronti della sensibilità dell’avvocato; e la sensibilità, l’empatia e l’umanità sono gli strumenti che il ragazzo fa valere in aula, supplendo alla mancanza di esperienza. Stevenson svela alcuni, turpi retroscena della vita dei penitenziari; lo spettatore segue il giovane mentre perde candore e acquisisce consapevolezza.
Al centro del film ci sono loro: i detenuti. Sono i detenuti che, che con le loro storie da “ultimi”, accendono l’animo del giovane avvocato. Il rapporto tra Stevenson e McMillian è ritratto con la giusta profondità: li seguiamo mentre si scrutano, con sguardi a metà tra il bisogno di affidarsi da un lato, e il timore di fidarsi dall’altro. Li ritroviamo in vari momenti del film, consapevoli che l’umanità sia l’arma più resistente, quando dall’altra parte si schierano pregiudizio e noncuranza. La loro battaglia non ha come fine la vittoria né la salvezza, ma la verità, e forse per questo motivo si rivela più dura del previsto. Nel film si seguono anche le storie di altri condannati, vicini di cella di McMillian: dai loro volti e dalle parole emerge il dramma di uomini che non hanno paura di morire, ma hanno paura di morire da colpevoli. E la dignità calpestata, i diritti violati, le ingiustizie subite possono rivelarsi più crudeli di una sedia elettrica.
Analisi tecnica – Il Diritto di Opporsi recensione
La sceneggiatura segue la vicenda con un andamento lineare, con pochi salti temporali. Da una parte si seguono le ricerche di Bryan ed Eva, dall’altra la vita dei detenuti (ed è qui che il film tocca le vette più alte). Sono particolarmente intensi i momenti in cui i detenuti mostrano le loro fragilità, rivelando con pochi e misurati dettagli l’atrocità della vita di un condannato a morte. La regia è misurata anch’essa, e sceglie molti primissimi piani da cui è possibile scorgere la sofferenza e i conflitti interiori di alcuni personaggi. Le scene più azzeccate sono girate nelle celle di McMillian e di altri due detenuti: qui il montaggio permette allo spettatore di osservare, per pochi e pregnanti momenti, ora una ora l’altra cella. I tre personaggi, ognuno nella propria claustrofobica condizione, si alternano sullo schermo, con primi piani che ce li mostrano emotivamente nudi.
È qui che i tre detenuti rivelano una complicità profonda: sulla base di parole urlate da una cella all’altra, e nonostante i muri che si ergono tra loro, i tre uomini costruiscono un rapporto che regala i momenti più potenti del film. A queste scelte azzeccate fanno da contraltare alcuni dialoghi ingessati tra Bryan ed Eva, che una regia e un montaggio piatti contribuiscono a rendere fiacchi. Il personaggio di Eva è purtroppo poco approfondito, e rimane alle spalle di uno Stevenson che da solo non regge il proprio ruolo (almeno non sempre). La fotografia sceglie tinte prevalentemente calde e desaturate, in una gamma di colori che va dal giallo al marroncino. Una colonna sonora non ingombrante chiude il comparto tecnico di un film abbastanza riuscito, ma con alcune riserve.
Considerazioni finali
L’interpretazione di Jamie Foxx è uno dei punti forti del film; l’attore restituisce egregiamente l’agonia di McMillian nel penitenziario in Alabama. La diffidenza, la rassegnazione, la timida sofferenza e la vicinanza umana agli altri detenuti; e poi l’inizio di una nuova fase, quando inizia a confidare in una possibilità di riscatto: ogni momento della parabola di Walter McMillian si percepisce con la giusta potenza grazie all’interpretazione dell’attore. Non si può dire lo stesso di Micheal B. Jordan, il cui piglio sicuro stride con i toni del film (in alcuni sguardi, l’attore ricorda un supereroe Marvel piuttosto che un avvocato al suo primo caso). Un’interpretazione rigida quella di Jordan, che si scioglie in frammenti più felici quando l’uomo si mostra scalfito da ciò che si muove intorno a lui. Il personaggio di Brie Larson rimane nell’ombra, e benché l’attrice sia brava non regala la sua migliore performance.
Una menzione speciale per Tim Blake Nelson, capace di riprodurre con maestria il personaggio più sfaccettato della storia. In conclusione della recensione de Il Diritto di Opporsi, possiamo sottolineare come il risultato sia gradevole ma distante dall’eccellenza. Durante la visione emerge uno squilibrio tra punti di forte impatto emotivo, e altri in cui il film procede in modo fiacco. La delicata tenerezza con cui vengono schizzate condizioni e stati d’animo dei detenuti, uniti a una storia vera e di denuncia come quella di McMillian, rendono il film nel complesso un prodotto abbastanza valido. Ma alcune cadute su sceneggiatura e interpretazioni indeboliscono la resa finale.
Il Diritto di Opporsi
Voto - 6.5
6.5
Lati positivi
- L'impatto emozionale
- Le scene ambientate nel braccio della morte
- L'interpretazione di Jamie Foxx
Lati negativi
[tie_list type="thumbdown"]
- Alcuni dialoghi non sono efficaci
- L'intepretazione di Micheal B. Jordan non convince del tutto