Il filo invisibile: recensione del film con Francesco Scianna e Filippo Timi
Su Netflix, il film diretto da Marco Simon Puccioni, prodotto da Valeria Golino e Viola Prestieri
Il filo invisibile, di cui vi proponiamo la nostra recensione, è il nuovo film diretto da Marco Simon Puccioni, disponibile su Netflix dal 4 marzo. È la prima pellicola italiana a trattare l’argomento dello status filiationis. Leone (Francesco Gheghi), un ragazzo di 16 anni, si ritrova a vivere in prima persone le lotte per ottenere i diritti legati alla sua particolare condizione. L’adolescente, infatti, è nato da una madre surrogata californiana di nome Tilly (Jodhi May). I padri sono Simone (Francesco Scianna) e Paolo (Filippo Timi). I tre vivono in una villa nel quartiere Eur, la parte ricca, di Roma. I genitori, infatti, sono benestanti, perché Simone gestisce un ristorante ed è anche sommelier. Paolo, invece, è un architetto che vende cucine e la famiglia sembra vivere nell’armonia. Il film, infatti, inizia con la voce fuori campo di Leone che sta preparando un video scolastico di fine anno in cui documenta la sua situazione familiare. Se siete curiosi di conoscere il nostro parere sul nuovo film disponibile sulla piattaforma streaming, proseguite nella lettura della nostra recensione di Il filo invisibile.
Indice
- La mentalità e la legge italiana sono ancora troppo fermi e antiquati per il mondo che cambia
- La scrittura, la regia e gli attori rappresentano la società con onestà
La mentalità e la legge italiana sono ancora troppo fermi e antiquati per il mondo che cambia – Il filo invisibile recensione
La serenità di questa famiglia sparisce appena succede qualcosa a Simone e Paolo. E Leone è il primo a subirne le conseguenze. Il ragazzo, quindi, oltre a doversi preoccupare per la propria vita adolescenziale, lo deve fare anche per i propri genitori. E si sa, l’adolescenza è un periodo complicato. Le prime feste dove si esagera, le prime scazzottate, i primi litigi con il miglior amico e la prima fidanzata. Leone, infatti, si è preso una cotta per la sua nuova compagna di liceo, Anna (Giulia Maenza), proveniente dalla Francia. Nel film Il filo invisibile sono molto forti i temi della felicità e dell’amore. Senza di essi, non si può vivere bene; ci si sente persi, tristi e sconfitti. È così che si sentono Simone, Paolo e Leone. Non solo perché devono affrontare delle loro spiacevoli situazioni personali ma anche perché, nella società contemporanea esistono ancora persone che fingono di essere aperte mentalmente.
Lo fanno riempiendosi la bocca di belle parole che nascondono, in realtà, ancora una forte chiusura intellettuale. Leone, infatti, ha a che fare con la mamma di Anna (Alessia Giuliani), una donna apparentemente progressista, ma profondamente bigotta. Per non parlare di Simone e Paolo. Loro hanno già faticato nell’avere la possibilità di sposarsi e devono continuare a combattere per poter essere i genitori del loro figlio anche per la legge italiana. Il filo invisibile potrebbe essere una classica commedia italiana ma in realtà, è composta dalle caratteristiche delle buone comedy americane e francesi. Il regista ha scritto questa pellicola prendendo ispirazione da una propria esperienza personale. Nel 2012, inoltre, aveva cominciato già a lavorare al documentario My Journey to meet you, anch’esso sul tema dell’omogenitorialità. Ne Il filo invisibile, Puccioni è stato bravo a non cadere nell’ideologia. Ha anche evitato di cadere nella trappola di un approccio troppo semplicistico nel descrivere argomenti delicati.
La scrittura, la regia e gli attori rappresentano la società con onestà – Il filo invisibile recensione
Nel corso della visione de Il filo invisibile si nota chiaramente che nella pellicola c’è molta sincerità di sentimenti, le emozioni appaiono vere e sentite profondamente dai personaggi. Questo avviene grazie alla buona scrittura di Puccioni e di Luca De Bei. La storia, infatti, è appassionante e i protagonisti affascinanti. Anche la bravura dell’intero cast aiuta in tal senso. Francesco Scianna e Filippo Timi sono perfetti insieme, hanno un’ottima chimica ed è molto piacevole vederli recitare insieme. Un occhio di riguardo va a Filippo Timi, un attore e autore di teatro davvero versatile, vulcanico e intelligente. Non sbaglia nessuna scena, ed è calato perfettamente nel ruolo, rendendolo credibile al cento per cento. Anche Scianna è artefice di una buona prova, forse meno a suo agio nel ruolo, come se avesse paura nel lasciarsi andare. Francesco Gheghi, invece, è straordinario, molto giovane eppure già degno di nota. Esprime con onestà le emozioni e le difficoltà che un ragazzo della sua età e nella sua situazione può attraversare.
C’è da dire, però, che andavano pensati e rappresentati in maniera diversa alcuni personaggi. Anna, il fratello Dario e la loro madre Elisa non nascondo la loro provenienza italiana. Infatti, Giulia Maenza è palermitana, Matteo Oscar Giuggioli è milanese e Alessia Giuliani è ligure. Quindi, per rendere tutto credibile, sarebbe stato necessario prendere una delle seguenti strade. O lavorare meglio sulla dizione degli attori o sceglierli realmente francesi. L’argomento dello status filiationis, inoltre, andava approfondito un po’ di più, perché è uno degli elementi che rende Il filo invisibile uno dei film più interessanti e particolari degli ultimi tempi. Sceneggiatori, regista e attori, infatti, sono stati bravi a non esagerare né sul versante del dramma né su quello della comicità. È presente, quindi, un buonissimo equilibrio tra umorismo e toni drammatici. Quando i personaggi si arrabbiano o sono tristi manifestano sempre una vena leggera che porta lo spettatore a sorridere. Arrivati alla conclusione della nostra recensione di Il filo invisibile, non possiamo fare altro che consigliarvene la visione. Il film è disponibile su Netflix dal 4 marzo 2022.
Il filo invisibile
Voto - 8.5
8.5
Lati positivi
- L'interpretazione degli attori
- La scrittura dei dialoghi
Lati negativi
- La caratterizzazione di alcuni personaggi
Interpreto Riccardo, non sono il fratello di Anna e non sono milanese 😉
Mauro Conte
Mi scuso per il refuso, ho modificato, mi spiace, Mauro Conte ??