Il giardino segreto: recensione del film con Colin Firth
Una nuova trasposizione del classico per ragazzi arriva su Amazon Prime Video
L’emergenza Coronavirus ha tristemente destinato molti prodotti pensati per il grande schermo alla distribuzione in streaming. Anche nel mese di dicembre Prime Video ha programmato il rilascio di diversi film, inizialmente previsti per le sale cinematografiche. Tra questi c’è Il giardino segreto, di cui vi presentiamo la recensione. La pellicola rappresenta una nuova trasposizione del famoso romanzo per ragazzi scritto da Frances Hodgson Burnett. Per l’esattezza si tratta del quinto adattamento cinematografico. Il romanzo era approdato per la prima volta sugli schermi nel lontano 1919. Successivamente sono stati realizzati tre remake: uno nel 1949, un altro per la tv nel 1987 e un terzo nel 1993 con Maggie Smith e diretto da Agnieszka Holland.
La nuova versione, diretta da Marc Munden e prodotta dalla Heyday Films di Harry Potter, vede nel cast attori inglesi molto noti come Colin Firth e Julie Walters. Investendo molto sugli effetti speciali e l’aspetto visivo, Il giardino segreto è un vero e proprio spettacolo per gli occhi. Tuttavia la ricerca della perfezione dal punto di vista visivo non ha un corrispettivo nella narrazione; questa risulta purtroppo superficiale e poco curata. Il risultato finale non è un disastro; piuttosto è un film sufficiente che avrebbe meritato un maggiore equilibrio fra tutte le componenti. Vediamo allora la recensione de Il giardino segreto.
Indice
Un luogo magico – Il giardino segreto, la recensione
Nel 1947 in India, durante la partizione con il Pakistan, la piccola Mary Lennox è rimasta sola e abbandonata nella sua casa. I suoi genitori sono morti di colera e la sua tata non è presente per occuparsi di lei. Quando viene ritrovata, Mary viene mandata in Inghilterra da suo zio, Archibald Craven (Colin Firth). L’uomo vive in una grande tenuta dello Yorkshire, consumato da dolori personali e diversi segreti. La governante, Mrs Medlock (Julie Walters), cerca di frenare sin da subito l’atteggiamento ribelle e viziato di Mary. Le impone regole ben precise: alcune zone della casa sono inaccessibili e ogni tipo di esplorazione è proibita.
La piccola riesce a non farsi spedire in collegio; occupa le sue giornate esplorando la grande proprietà di suo zio. Nella brughiera che circonda la tenuta Mary incontra un amichevole cane randagio. Seguendolo, farà la scoperta di un misterioso e magico giardino segreto, ricco di piante esotiche e luoghi da favola. Mary scoprirà le bellezze e i poteri miracolosi del giardino insieme a due nuovi amici: il fratello della sua nuova tata e un parente di cui non era a conoscenza. Inoltre verrà a conoscenza di segreti familiari, che la faranno maturare nel suo comportamento.
Un pregevole lavoro tecnico
Analizzando la nuova trasposizione cinematografica de Il giardino segreto, la prima caratteristica che salta all’occhio è la gran cura riservata all’aspetto visivo. Tecnicamente parlando, il lavoro di fotografia e scenografia è impeccabile. Si apprezza un lavoro accurato sui colori; quelli più accesi e caldi del giardino e quelli più spenti e cupi della tenuta di Misslethwaite. Particolarmente riuscito è il lavoro del direttore della fotografia Lol Crawley nel catturare il lato spaventoso di questo luogo, gotico e affascinante. Alla ricchezza e alla bellezza del comparto visivo contribuisce anche la scenografia di Grant Montgomery.
Ovviamente per creare le meraviglie del giardino segreto vi sono molti effetti speciali. Questi sono di ottima fattura e fanno da padrone per la maggior parte del tempo. La CGI può dunque risultare invadente; tuttavia non si percepisce un’invasione totale o una sensazione di “finto” e fatto al computer. Non riserva piacevoli sorprese la regia di Marc Munden, abituato alla direzione di prodotti televisivi. Gli insistenti primi e primissimi piani che costituiscono il lavoro registico alla lunga stancano e risultano poco interessanti visivamente. Lo stesso approccio si è potuto vedere di recente nella miniserie televisiva The Third Day, in cui Munden incollava continuamente la macchina da presa sul volto spaesato e allucinato di Jude Law. Degna di nota è invece la colonna sonora di Dario Marianelli; un gran valore aggiunto all’aspetto emozionale del film.
Narrazione superficiale – Il giardino segreto, la recensione
Come spesso accade con remake di opere simili, i massimi sforzi vengono posti sulla componente visiva della pellicola; ne risente, così, il comparto narrativo. Questo accade purtroppo anche ne Il giardino segreto. Le storie dei vari personaggi, la loro psicologia e i temi principali del film rimangono tristemente in superficie, senza i dovuti approfondimenti. Un peccato perchè la storia di Frances Hodgson Burnett contiene tematiche importanti da comunicare a bambini e ragazzi. Crescita e formazione, elaborazione del lutto, rapporto genitori-figli caratterizzato dalla reciproca incomprensione. La sceneggiatura di Jack Thorne (Enola Holmes, His Dark Materials) ricorre invece a una retorica leggermente piatta, troppo didascalica. Questa generale superficialità si scontra in maniera molto evidente con la ricchezza visiva del lungometraggio.
L’ambito narrativo non è neanche sufficientemente aiutato dal lavoro del cast, cui è lasciato non molto spazio. Gli interpreti più capaci, Colin Firth e Julie Walters, non hanno modo di dimostrare le loro doti e la loro bravura; si limitano a un minimo indispensabile comunque soddisfacente. Fortunatamente la giovane protagonista, Dixie Egerickx (L’ospite), riesce a fornire un’interpretazione convincente, in grado di restituire la giusta drammaticità e intensità del suo personaggio.
Una nuova versione necessaria?
Per concludere questa recensione de Il giardino segreto, non si può che esprimere una leggera delusione per un progetto che prometteva molto. Nonostante la storia di Frances Hodgson Burnett sia stata trasposta sullo schermo più volte e con interpretazioni diverse, questo remake del 2020 sembrava possedere gli ingredienti necessari per una nuova interessante versione; a partire da un aspetto visivo spettacolare. Tuttavia Il giardino segreto compie un peccato imperdonabile; sacrifica la sostanza narrativa per una perfezione estetica, che sembra diventare fine a se stessa. Durante la visione del film, dunque, l’interesse ricade inevitabilmente sulle magie del giardino, tra sgargianti colori e piante esotiche che esprimono emozioni e sentimenti dei personaggi che lo frequentano.
La componente narrativa, ricca di temi importanti come l’elaborazione del lutto, non trasmette le giuste emozioni utili a catturare l’attenzione dello spettatore. Si percepisce un generale approccio superficiale alla psicologia dei personaggi, ai loro tormenti interiori e ai lutti che tanto li affliggono. Una storia per ragazzi diventata un classico come quella in questione meritava sicuramente un miglior trattamento sullo schermo. L’eccessiva cura posta sul versante estetico non pregiudica totalmente il risultato finale de Il giardino segreto. Chi non osserverà i diversi difetti della sceneggiatura, avrà modo di lasciarsi trasportare dalla ricchezza delle immagini e dalla morale del racconto, forse fin troppo didascalica ma sicuramente rilevante.
Il giardino segreto
Voto - 6
6
Lati positivi
- L'estetica del film è perfettamente curata, grazie a un ottimo lavoro di fotografia e scenografia
- I temi trattati sono interessanti e importanti per una storia di formazione per ragazzi
Lati negativi
- La ricerca della perfezione destinata al comparto visivo non è riservata allo stesso modo alla narrazione
- Mancano i dovuti approfondimenti per i personaggi e i temi trattati
- La regia di Marc Munden è l'elemento che stona con l'ottimo lavoro del resto del comparto tecnico