In difesa di Jacob: recensione della serie con Chris Evans su Apple TV +
Un crime-thriller dal taglio introspettivo e psicologico
Gli ingredienti cardini della serie In difesa di Jacob, di cui vi proponiamo di seguito la recensione, sono due: una famiglia in apparenza perfetta e il sospetto di un terribile omicidio. Il modo in cui le due cose entrano in collisione è facile da immaginare, eppure questa serie non si limita solo a mostrare il processo e il suo esito, ma scava molto più a fondo. La miniserie è tratta dall’omonimo romanzo di William Landay. Ad occuparsi della stesura della storia c’è Mark Bomback già noto per aver scritto il film Attraverso i miei occhi; alla regia invece Morten Tyldum già noto per The Imitation Game e Passengers. Ma il fulcro della serie sono indubbiamente i suoi protagonisti: Chris Evans, ben lontano dal suo Captain America, Michelle Dockery la Lady Mary Crawley della serie Dontown Abbey e il giovanissimo Jaeden Martell già visto nel remake del film cult IT.
In difesa di Jacob, diventata una delle più viste dal pubblico, è una delle nuove produzioni della piattaforma streaming di Apple che torna a proporre un buon prodotto dopo il successo di The Morning Show. La serie è molto interessante, analizziamone meglio i pregi e difetti nella nostra recensione di In difesa di Jacob.
Indice:
La trama – In difesa di Jacob, la recensione
Nella città di Newton, Massachussets, Andy Barber è assistente procuratore distrettuale e vive con sua moglie Laurie e il loro figlio quattordicenne Jacob. Una mattina la città di Newton viene scossa dal tragico omicidio di un ragazzo, Ben Rifkin. Ad Andy viene assegnato il caso, ma ben presto le indagini prendono una svolta inaspettata coinvolgendo proprio suo figlio Jacob, compagno di scuola di Ben. Dalle prime indagini infatti sulla scena del crimine viene ritrovata un’impronta appartenente proprio a Jacob. Questo elemento, insieme all’accusa diretta di un altro compagno di scuola, portano prima alla rimozioni di Andy dal caso e poi all’arresto di Jacob.
I due genitori, scossi dall’accaduto cercheranno in tutti i modi di difendere il figlio e scoprire la verità. L’evento e numerosi elementi che sembrano dimostrare un coinvolgimento del figlio, spingono Andy e Laurie ad interrogarsi sul loro ruolo di genitori. La drammaticità dell’evento sconvolge le loro vite sotto molti punti di vista. Laurie viene allontanata dal luogo di lavoro mentre Andy si trova in un limbo, diviso tra le dinamiche del caso e il ritorno del padre nella sua vita. La tensione negli eventi cresce sempre di più fino alla fine, passando per colpi di scena inaspettati.
Un’accurata indagine psicologica
Proseguiamo la nostra recensione di In difesa di Jacob focalizzandoci sui protagonisti. La famiglia Barber è in apparenza perfetta, una perfezione inesistente. Andy ha tenuto nascosto alla moglie l’esistenza di un padre condannato per stupro e omicidio. Cresciuto con l’incubo dell’unico incontro avuto con il padre, una volta nato Jacob, ha cercato di essere per suo figlio ciò che suo padre non è mai stato per lui. Nella serie c’è un filo che connette le tre generazioni dei Barber. Non solo il sospetto di una connessione genetica ma anche i rapporti paralleli e diversi tra due padri e due figli. Andy cerca con tutte le sue forze di essere un buon padre e difende sempre Jacob, nonostante le sue bugie lo mettano in difficoltà. Da uomo di legge si trova improvvisamente dall’altra parte del tavolo in tribunale con la vita di suo figlio e la sua oggetto di scrutinio.
È sempre in equilibrio tra l’essere un padre in cerca della verità e un uomo di legge con un dovere morale. Una posizione precaria resa distintamente dall’ottima performance di Chris Evans. Altra performance brillante è quella di Michelle Dockery. Laurie è una donna emotivamente complessa e criptica. Quest’ultima cerca di gestire la tensione e mostra con crudo dolore ciò che una madre può pensare del proprio figlio. Dapprima è presa dal senso di colpa e prova a giustificare il comportamento del figlio come una propria mancanza. Ma la tensione è troppa da gestire e Laurie infine crolla. Ogni scena è emotivamente carica e la Dockery riesce a renderla con un’eccellente espressività. Attraverso le loro performance c’è uno studio approfondito di quanto complesso sia il ruolo di un genitore e di quanto una situazione così tesa possa trasformare le persone e spingerle a dubitare di coloro che amano.
Considerazioni tecniche
In difesa di Jacob è una serie thriller con delle tinte crime e la storia ruota attorno alla domanda chiave: è stato Jacob ad uccidere Ben? Dal punto di vista della scrittura, la serie ha un’ottima struttura narrativa. Gli eventi sono consequenziali, mai forzati, anzi l’evoluzione della storia è naturale. La narrazione allo spettatore avviene tramite le parole di Andy in un flashfoward che racconta e introduce la vicenda, le sue parole poi ci mostrano cosa è davvero successo. Questa scelta funziona e crea la giusta suspence sulle vicende, suspence che si sente fino agli ultimi minuti prima delle conclusione. Tuttavia c’è un difetto evidente che si protrae, cioè il ritmo della narrazione. La storia si sviluppa in 8 episodi dalla durata variabile, circa 45-50 minuti, ma il ritmo è eccessivamente lento e l’enfasi data alla drammaticità delle vicende crea un’atmosfera pressante e a tratti difficile da gestire.
È chiaro che nei primi episodi questa lentezza sia giustificata, essendo essiintroduttivi, ma quando si ripresenta negli altri si percepisce come una scelta forzata che non funziona come dovrebbe. Dal punto di vista tecnico la serie ha una fotografia encomiabile. Panoramiche sulla natura con colori dal nero della notte al rosso del tramonto. I colori degli ambienti sono asettici, colori freddi dal grigio al blu e fino al persistente nero. Una scelta cromatica che indubbiamente appesantisce il clima già teso della narrazione ma che è perfettamente coerente con essa; trovare colori più accesi sarebbe stato inadeguato. E infine la colonna sonora, anch’essa estremamente curata e in armonia. La musica della sigla d’apertura è composta da Ólafur Arnalds, dal tono basso e cadenzato che accompagna il ritmo lento della storia.
Considerazioni finali – In difesa di Jacob, la recensione
Giunti al termine della nostra recensione di In difesa di Jacob ribadiamo come il prodotto sia molto valido, ragion per cui ne consigliamo la visione. La serie riesce a costruire un buon intreccio narrativo che immedesima lo spettatore e la tensione crescente lo incolla allo schermo. Un elemento che ha contribuito alla riuscita della serie non è solo la buona sceneggiatura con dei dialoghi interessanti e ben concentrati, dove ogni parola ha il suo peso, ma anche le interpretazioni dei protagonisti. Ribadiamo il buon lavoro fatto da Chris Evans e Michelle Dockery, senza dimenticare però anche l’ottima prova di Jaeden Martell. Il giovane attore riesce perfettamente a calarsi nei panni di Jacob e non permette mai allo spettatore di crearsi un’idea sulla sua colpevolezza o sulla sua ipotetica innocenza. La sua criptica espressività a tratti granitica, riesce a rendere Jacob il sospettato per eccellenza.
Il difetto che ci sembra invece evidente è l’eccessiva lentezza nel ritmo della narrazione. Gli episodi a volte risultano pesanti e la narrazione procede lentamente complice il tono e l’enfasi drammatica con cui si caricano gli eventi. Ma nonostante questo il prodotto è estremamente interessante proprio per la riflessione che suscita. Dimostra come a volte una situazione inaspettata possa innescare delle dinamiche mai considerate prima. Come sia importante il ruolo delle persone che ci circondano e quanto sia importante sceglierle con cura, per averle affianco in ogni momento. In difesa di Jacob è una storia composta da molteplici storie. Narra il rapporto tra padre e figlio, un rapporto speciale di cui ci vengono fornite più versioni. Narra ciò che dei genitori possono provare per il figlio, la paura e il dolore, la vergogna e il senso di responsabilità, ma più di ogni cosa, nonostante gli errori, l’ amore.
In difesa di Jacob
Voto - 7.5
7.5
Lati positivi
- Storia accattivante e ben strutturata
- Ottime performance degli attori protagonisti
Lati negativi
- Ritmo della narrazione troppo lento
- Eccessiva drammaticità nel ritmo narrativo