Interior Chinatown: la recensione della nuova serie di Disney Plus

Charles Yu adatta il suo omonimo romanzo dando vita a una serie comedy che mischia il poliziesco a una riflessione non banale sui pregiudizi e le storie che (ci) raccontiamo

Dal 19 novembre sono disponibili su Disney Plus tutti e dieci gli episodi di Interior Chinatown. Una serie, creata da Charles Yu e tratta dal suo omonimo romanzo, che mischia commedia e drama poliziesco, logiche di genere e riflessioni su una comunità (quella sino-americana) ancora vittima di stereotipi e pregiudizi. Il tutto condito da un gusto “meta” in grado di elevarla al di sopra della media dell’offerta seriale della piattaforma, pur con qualche forzatura e complessità di troppo.

Prodotta da Taika Waititi (anche regista del primo episodio) e interpretata, tra gli altri, dagli attori e comici Jimmy O. Yang e Ronnie Chieng, Interior Chinatown si fa così summa parodica di un certo immaginario televisivo e cinematografico, fatto di ruoli ben definiti e pregiudizi duri a morire, dando vita a un viaggio di formazione sui generis con al centro un uomo e la sua crisi identitaria, specchio di una comunità ancora scissa e bloccata dentro stereotipi quasi ancestrali.

Indice:

Trama – Interior Chinatown recensione

A Willis Wu (Jimmy O. Yang ) la vita da cameriere a Chinatown comincia ad andare stretta. Quello che sogna davvero è smettere di essere una comparsa, il “Generico Uomo Asiatico” sullo sfondo, per diventare finalmente protagonista (o, almeno, guest star) di un’avventura, magari al centro di un intrigo poliziesco come quelli che vede in tv. L’occasione perfetta gli si presenta quando nel suo ristorante compare la poliziotta Lana Lee (Chloe Bennet), spalla della coppia di detective-star Green e Turner (Lisa Gilroy e Sullivan Jones), e intenta a indagare su una serie di misteriosi casi di scomparsa.

Prendendo la palla al balzo Willis si trasforma così nell’informatore di Lana, finendo col far riaprire un caso scomodo per la polizia: quello riguardante la scomparsa di suo fratello Jonny (Chris Pang), il “Fenomeno del Kung Fu”, sparito nel nulla dodici anni prima e causa di una ferita mai rimarginata in Willis e nella sua famiglia. Ma, con l’inizio dell’indagine, le cose paiono precipitare a Chinatown, mentre gli eventi bizzarri e inspiegabili si moltiplicano. Fino a portare Willis a chiedersi se quella in cui vive sia davvero la realtà.

Interior Chinatown recensione

Interior Chinatown. 20th Television

Adattamenti (im)possibili

Ci sono storie che a volte sembrano indissolubilmente legate a un formato specifico, impossibili da trasporre da un medium a un altro senza che si perda per strada la loro stessa ragione d’essere. Sembrava questo il caso anche di un romanzo atipico e surreale come “Interior Chinatown” (vincitore, nel 2020, del National Book Award) di Charles Yu. Almeno fino a quando l’autore stesso non ha deciso di mettere mano al suo adattamento seriale, trasformando quella sorta di riflessione amara e allegorica sul ruolo della comunità sino-americana nell’immaginario collettivo in una sorta di viaggio di formazione sui generis ben più addomesticato ma non per questo meno interessante.

È così che la storia dell’eterna comparsa Willis Wu, “uomo asiatico generico” in un set che pare perfettamente sovrapponibile alla vita stessa, prende la forma più convenzionale di un poliziesco con al centro un mistero da risolvere. Una commedia anomala dove la trovata letteraria diventa intuizione letterale, rendendo più convenzionale (e più appetibile al grande pubblico) una storia decisamente “meta”, fatta di rimandi alla serialità televisiva, regole non scritte del genere e un razzismo di fondo strisciante ma sempre presente.

Interior Chinatown recensione

Interior Chinatown. 20th Television

Eterne comparse

“Sogni che un giorno la luce possa toccarti in quel modo. Per sembrare l’eroe. O per essere l’eroe, almeno per un istante”. Come nel romanzo, è una lotta per essere il protagonista della sua stessa storia, quella di Willis. Una lotta per guadagnarsi, almeno una volta, il centro dell’inquadratura, diventando finalmente visibile agli occhi del mondo. Condannato, come la sua gente a Chinatown, a ruoli marginali, stereotipati, intrinsecamente razzisti (cameriere, fattorino, informatico), Willis arranca così dentro un sistema che decide come e cosa raccontare, assegnando parti e ruoli ben definiti da cui è impossibile fuggire.

Un mondo dove la massima aspirazione di un asiatico come lui è diventare il “Fenomeno del Kung Fu”, l’ennesimo stereotipo che non è altro che un’ulteriore gabbia. In fin dei conti è proprio una prigione quella che la serie svela episodio dopo episodio, caso dopo caso. La ghettizzazione di una cultura e di un intero immaginario destinata a sconfinare nella pura distopia.

Interior Chinatown recensione

Interior Chinatown. 20th Television

Una serie ambiziosa ma caotica

Nel tentativo di adattare un testo letterario e stratificato a una storia e a una struttura più convenzionali Yu finisce così con il rendere la sua tragicomica epopea fin troppo complessa e caotica, rischiando di risultare pienamente comprensibile solo a chi abbia letto il romanzo. Quello che ne esce è un accumulo di situazioni e toni differenti, sequenze parodiche e momenti riflessivi, dove lo spirito rigoroso e graffiante del testo di partenza lascia spazio a una serie comunque coinvolgente, affascinante e decisamente poco convenzionale

Un adattamento ambizioso, senza dubbio imperfetto e persino estenuante nell’eccessiva lunghezza degli episodi, ma a suo modo ricco di idee, citazioni (le sigle e l’estetica del poliziesco fittizio che ricalcano la storia televisiva del genere: da Law & Order a CSI, fino a True Detective), trovate inventive (i cambi repentini di luce e set) e una originalità di fondo capace di rendere Interior Chinatown uno strano oggetto seriale nel panorama della piattaforma. Tanto intelligente quanto non del tutto riuscito.

Interior Chinatown

Voto - 7

7

Lati positivi

  • La storia di Willis è un viaggio di formazione sui generis decisamente affascinante
  • Dalla parodia di serie di successo a una messa in scena inventiva, tutto concorre a fare di Interior Chinatown una satira intelligente

Lati negativi

  • Il tentativo di trasportare nella serie tutti i punti di forza del romanzo, adattandoli però a una narrazione più convenzionale, finisce con il renderla eccessivamente caotica e confusionaria
  • Il numero di episodi e la loro durata risulta eccessivo

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