It Follows: Recensione del film di David Robert Mitchell
La fuga dalla paura dell'esistenza in uno degli horror più chiacchierati degli ultimi anni
Dal 6 gennaio arriva su Netflix “It Follows”, l’horror firmato da David Robert Mitchell che ancora oggi rimane fra i prodotti più chiacchierati degli ultimi anni. La pellicola si è trovata infatti al centro di accese discussioni sin dalla sua presentazione ufficiale al Festival di Cannes del 2014. Sfruttiamo il suo arrivo sulla piattaforma streaming per analizzare nel dettaglio il film, studiando le scelte e le peculiarità dell’opera, ma non solo. La portata di questo progetto a basso budget va ben oltre la sua fruizione. Cogliamo così l’occasione per volgere lo sguardo sull’horror di oggi, che fra i generi cinematografici si conferma ancora fra i più popolari, ma anche fra i più mutevoli.
It Follows recensione
Fra i casi cinematografici del 2014, il secondo lungometraggio del regista americano David Robert Mitchell si è presentato al pubblico in una veste molto peculiare. Jay (Maika Monroe), diciannovenne protagonista che vive in un sobborgo residenziale nella periferia di Detroit, si frequenta e fa sesso con un ragazzo. Fin qui nulla di eclatante, se non fosse che attraverso l’amplesso finisce per essere perseguitata da una presenza sovrannaturale e assetata di sangue.
Quest’ultima, tanto lenta e angosciante quanto imprevedibile e implacabile, la “seguirà” al fine di ucciderla. Poco si sa sul modus operandi della strana entità; sembra però che l’unica via per salvarsi sia “passare” la maledizione a un altro soggetto attraverso l’atto sessuale. Il tutto dà vita a un circolo vizioso attraverso il quale ogni soggetto cerca di liberarsi e invita il nuovo malcapitato a fare lo stesso il prima possibile. Se “esso” ucciderà la propria vittima, infatti, tornerà a perseguitare quella precedente.
It Follows: Un accurato esercizio di stile
Se c’è un dettaglio che contraddistingue i grandi cineasti, e David Robert Mitchell dimostra di averne l’acume in più di un’occasione, è l’astuzia con la quale veicolano il proprio immaginario attraverso le immagini. In virtù di uno sbandierato voyeurismo nell’estetica il regista annulla così il rigore della messinscena favorendo uno sviluppo trasversale del proprio sguardo. Scelta audace, forse rischiosa per la resa d’insieme e per la coerenza interna dell’opera (da qui un paio di sbavature in regia e nello script), ma infinitamente più soddisfacente per l’artista. L’esempio più palese di questa scelta stilistica sta nella rappresentazione stessa dell’entità maligna. Manca una soluzione di continuità, un’identità distinta e individuabile che permetta allo spettatore di riconoscere il “nemico”.
“It Follows” trova la sua svolta grazie a una regia equilibrata, fra cambi di campo ossessivi e primi piani intensi; una costante cifra stilistica per il cineasta tornato a Cannes lo scorso anno con Under the Silver Lake. La raffinatezza della pellicola deriva in buona parte dall’attento uso di luci e ombre, con una fotografia che strizza l’occhio al genere indie, e dall’utilizzo di diversi riferimenti che i più attenti apprezzeranno (su tutti, un chiaro omaggio a Il bacio della pantera del 1942).
It Follows: Horror…?
Il caso di “It Follows” nasce anche da una diatriba sul genere. Mitchell crea un connubio stravagante tra teenage drama e horror giovanile, arricchendolo con rimandi alle atmosfere noir e ai thriller d’alta scuola. Pare quasi che il protagonista non sia veramente il male che affligge i personaggi, ma siano proprio questi ultimi ad essere al centro dell’opera. I ragazzi rappresentano quella gioventù in bilico fra le ansie del presente e le paure del futuro, in costante fuga dal proprio ambiente d’origine.
Nel film il regista rappresenta una Detroit cupa e spenta, una periferia vuota che aveva già affrontato nel suo primo lungometraggio, The Myth of the American Sleepover. I giovani speranzosi di cambiare vita si trovano segregati in una piccola realtà che non fa per loro; fantasticano sulla vita oltre il loro mondo e combattono i fantasmi di un’infanzia ormai distante. Facendoci caso, ogni sintomo di contatto con le altre generazioni è infatti assente o poco considerato (vedasi la scarsissima presenza di figure genitoriali). Forse quella maledizione così terribile può trasformarsi in una svolta, aprendo le porte a vie fino ad allora inesplorate.
Proprio da questo dettaglio si evince il bisogno di sfogarsi attraverso il sesso, ma anche la necessità di uscire una volta che non vi sono più confini e il male può essere ovunque. L’atto sessuale diventa così un vero e proprio rito di passaggio all’età adulta, attraverso il quale anche i demoni di ciascun personaggio prendono forma in una metafora “sessualmente trasmissibile”.
It Follows e la cultura di genere
La tradizione degli horror movies è ormai pienamente insediata nel nostro immaginario, eppure con l’arrivo del cinema commerciale moderno i confini di genere sono diventati sempre più sottili. In tal senso un film come “It Follows” ha il grande pregio di mettere la fisicità al centro dell’opera senza mai sfociare nel gore; anzi, è come se Mitchell sfruttasse gli elementi tipici del genere per mettere al centro i corpi e i personaggi. Dal sonoro maniacalmente dosato allo sviluppo delle tensioni narrative, il regista sintetizza così le molte sfaccettature della sua creatura in una sorta di fiaba dai toni orrorifici che si discosta dai classici di un genere per alcuni “sulla via del tramonto” fino a pochi anni fa.
Nonostante i molti pregi la pellicola fatica ancora, almeno per molti fruitori, a rientrare nei canoni standard del classico horror. Con prodotti come questo, supportati da altre opere come The VVitch, Babadook o il più recente Hereditary, si ha sempre più la sensazione che l’horror in quanto tale stia raggiungendo un nuovo punto di sviluppo. Ciò va a mutare profondamente non solo le dinamiche di produzione, ma anche l’approccio dello spettatore. Questi, di fatto, pretende adesso una narrazione di un certo tipo, oltre al semplice contesto. Forse è ancora presto per stabilirlo con certezza, ma la commistione fra autorialità e racconto dell’orrore potrebbe portare a una svolta radicale per l’intera cultura di genere.
L’horror è morto, lunga vita all’horror.
It Follows - Fuggire dall'orrore dell'esistenza
Rating - 8
8
Lati positivi
- Uno stile elegante e raffinato
- Perfetta sintesi fra formazione e orrore
- Costruzione della scena e delle atmosfere
Lati negativi
- Sceneggiatura a tratti lacunosa e approssimativa