Jodie, il Prescelto: recensione della serie fanta-cristiana di Netflix
La serie è un connubio perfetto tra fanta-cristianesimo, una storia di supereroi, ma soprattutto un racconto di formazione tra i più pregevoli
Jodie, il Prescelto è una serie sorprendente. Sorprende perché è un prodotto passato in sordina sebbene sia tratto dalla famosa graphic novel American Jesus, firmata da Mark Millar e Peter Gross nel 2004. La serie di Netflix adatta solamente il primo dei tre volumi concludendosi con un cliffhanger che dimostra la volontà della piattaforma di proporre una seconda stagione che speriamo vivamente venga realizzata.
La serie riprende molteplici prodotti molto differenti tra di loro per dare vita a una storia fanta-cristiana dalle atmosfere che richiamano Stranger Things e molteplici coming of age tra i più peculiari. Perchè sebbene la storia si basa sulla narrazione cristiana, Jodie, il Prescelto è un racconto di formazione in tutto e per tutto che conquista fin dalla prima puntata.
Indice
La trama – Jodie, Il prescelto, la recensione
L’unione tra fantasy, coming of age e racconto supereroistico è presente fin dalle prime battute e si sviluppa prendendo chiara ispirazione dalle storie bibliche. Nulla è semplice in Jodie, il Prescelto e niente ce lo fa credere nemmeno per un attimo. Non a caso, la serie inizia con un flashback che ci mostra la fuga di Jodie e sua madre Sarah quando il ragazzo non era altro che un neonato. Il senso di pericolo li accompagna fino in Messico, dove Sarah cerca riparo per se e per suo figlio.
La storia vera e propria inizia quando Jodie sta per compiere tredici anni e con i suoi amici va nel deserto per cercare una sirena. Della creatura mitologica non c’è traccia, ma durante il ritorno Jodie viene coinvolto in un incidente automobilistico: un camionista perde il controllo del mezzo e cade dal ponte che stava percorrendo, finendo dritto dritto un un inerme Jodie. Solamente che Jodie non è un ragazzo come tutti gli altri e ne esce illeso, diventando famoso a Santa Rosalía come il ragazzo dei miracoli.
Il nuovo Messia – Jodie, Il prescelto, la recensione
La serie si interroga su cosa accadrebbe se, in epoca moderna, ci fosse il secondo avvento, come reagirebbero le persone e come si comporterebbe il nuovo Messia. Jodie, il Prescelto è da categorizzare maggiormente in una serie fantasy, ma le sue basi sono prettamente bibliche tanto da riprendere e richiamare alla mente molteplici vicende cristiane per evolvere il personaggio di Jodie. Lo conosciamo come un ragazzo tra tanti, molto dolce e attaccato ai suoi affetti con una vita semplice, ma perfetta. La classica vita di un 12enne descritta da Stephen King per intenderci, un ragazzo che vive per i suoi amici, che adora sua madre e che sta iniziando a comprendere i suoi sentimenti per Magda.
È interessante vedere come Jodie cambia, come reagisce a tutto quello che gli sta capitando e come rispondere all’essere il protagonista dell’avvento. La costruzione del suo personaggio quindi non tocca solamente la religione, ma si poggia molto sui racconti eroistici dove il protagonista scopre di avere dei poteri e non sa come usarli. Il tratto più interessante su cui gli sceneggiatori puntano è una tematica che si presenta come traversa alla narrazione, per poi diventare centrale: cosa fa il potere a una persona, come lo trasforma e lo plasma.
Il comparto tecnico – Jodie, Il prescelto, la recensione
Tutto questo è confezionato in un comparto visivo che ha dell’incredibile. Jodie, il Prescelto è una produzione Netflix che si presenta come una serie indie impegnata per via dei suoi colori desaturati che richiamano un ambiente caldo e desertico, i flashback in bianco e nero e un bellissimo formato in 4:3 che accompagna tutta la storia. La regia è curata e la fotografia è pregevole, un connubio che non si trova facilmente. Ad arricchire la serie sono anche le interpretazioni degli attori, la maggior parte dei quali sono molto giovani.
Bobby Luhnow è un classico Gesù dell’immaginario occidentale, con capelli biondi, angelici occhi blu e lentiggini che lo rendono ancora più infantile e che riesce ad incarnare tutti gli aspetti del suo personaggio, un attore camaleontico che dimostra di essere un protagonista perfetto. Menzione d’onore per l’interprete di Sarah, Dianna Agron conosciuta principalmente per Glee che qui dimostra tutta la sua maturità, e per Lilith Amelie Siordia Mejia che prende i panni di una giovane Maddalena.
Conclusione – Jodie Il prescelto, la recensione
Ritorniamo all’aggettivo con cui avevamo cominciato questa recensione affermando che Jodie, il Prescelto è una serie sorprendente che meriterebbe molto più successo. La serie è un ottimo connubio tra diversi punti di riferimento e che si prende il suo tempo per raccontare la storia da tutti i suoi aspetti. La lentezza della narrazione in questo caso è voluta e ci permette di conoscere pienamente qualsiasi sfaccettatura della storia: dal contesto storico (il 1999 e il 2000, anni cardine di molteplici premonizioni e teorie di carattere religioso), alla caratterizzazione dei personaggi prima e dopo l’incidente e ai lati più complottistici su cui la serie indugia, ma non troppo con la speranza di un rinnovo per una seconda stagione.
Dopo una prima metà densa di avvenimenti, ma che si concentrano più sul racconto di formazione di Jodie e sull’ispirazione cristiana della storia, le ultime due puntate sono puramente fantasy e rispondono ad alcuni dei quesiti che erano stati posti, alcuni dei quali sono facili da risolvere se si segue la serie con attenzione. Questo però non va a rovinare una storia pregevole in ogni suo aspetto, una delle serie che ricade di diritto tra le più belle della stagione estiva.
Jodie, il Prescelto
Voto - 8.5
8.5
Lati positivi
- Il mdo in cui i diversi generi dialogano tra di loro
- L'estetica
- Il tema del potere e di come cambia le persone
Lati negativi
- Alcune puntate sono più lente di altre, ma qui la lentezza non è necessariamente un difetto andando ad ampliare il mondo narrativo