Juno: recensione del film Premio Oscar con Ellen Page
Ecco a voi la nostra recensione di Juno, interpretato da Ellen Page, Michael Cera e Jennifer Garner
Juno recensione. Alla Festa del Cinema di Roma del 2007, un piccolo film suscitò una gigantesca reazione positiva. Nessuno se lo sarebbe aspettato ma travolse tutti e finì per vincere quell’edizione. La pellicola in questione era Juno, opera seconda di Jason Reitman, figlio del grande Ivan. Storia di una sedicenne incinta che decide di cercare la coppia perfetta a cui affidare il futuro pargolo, Juno iniziò proprio dall’Italia un percorso trionfale. La giovane protagonista, Ellen Page, divenne un volto noto e la sceneggiatrice, anch’essa esordiente, Diablo Cody conquistò il Premio Oscar.
Il film rappresenta appieno una tipologia di pellicola indipendente tanto cara al Sundance Festival di Robert Redford. Storie ben scritte, ben interpretate e destinate a ottenere un ottimo successo nonostante il budget esiguo. Un altro esempio di come certe produzioni apparentemente lontane dai blockbuster abbiano la possibilità di emergere se supportate dalla casa di produzione e dal pubblico. Ma tutto questo trionfo è stato meritato? O ci troviamo di fronte alla classica “sorpresa dell’anno”, destinata a svanire al termine della stagione? Noi di Film Post siamo qui per questo quindi eccovi la nostra recensione!
Juno recensione
A sedici anni l’imprudenza è d’obbligo. Quella è l’età delle follie, l’età del rischio (in)controllato e degli inconvenienti all’ordine del giorno. La nostra Juno MacGuff (Ellen Page) non è da meno: pur di sbarazzarsi del “problema verginità”, sceglie di andare a letto con il suo migliore amico, Paulie Bleeker (Michael Cera). Peccato che non prestino la giusta attenzione e la ragazza si ritrovi incinta. Sapendo di non poter fare da madre perché non sa nemmeno se vuole avere il “complice” Paulie come compagno, Juno decide di cercare la coppia ideale a cui affidare il nascituro.
La sua ricerca sembra giungere a compimento quando conosce i coniugi Loring. Vanessa (Jennifer Garner) desidera da sempre diventare madre e non esserci riuscita la fa soffrire immensamente. Mark (Jason Bateman) è un musicista ridotto a fare jingles pubblicitari e dotato di un’indole nerd molto simpatica. Sembrano la coppia perfetta da benedire con un bimbo ma, mentre passano i mesi, Juno inizierà a vedere il mondo intorno a lei attraverso una nuova prospettiva. Le persone che la circondano e le loro opinioni, il modo di affrontare problemi piccoli e grandi, la presunta maturità degli adulti e immaturità degli adolescenti talvolta invertite e confuse. Anche una ragazza apparentemente forte come lei si sentirà spaesata e allora, solo allora, potrà capire cosa fare al termine di quei nove, interminabili mesi.
Juno recensione – Empatia = successo
Perché un film ottiene successo? E non stiamo parlando dei mega-kolossal, perché in quel caso, chiaramente, ha molto a che vedere con il marchio. Un film di Spider-Man ha maggiori possibilità di essere visto rispetto a quello dedicato a Pete l’Uomo-Colla (sì, esiste davvero!) per via del nome e del brand che si porta appresso. Ma un prodotto piccolo, nato alla Fox Searchlight, la divisione indipendente della Fox e privo di nomi davvero altisonanti (almeno all’epoca) come può arrivare dove è arrivato Juno? Una risposta semplice e immediata è: ha saputo fin da subito chi intendeva raggiungere.
Una delle piaghe nella produzione di opere di finzione, che si parli di cinema, TV o libri, è l’immissione sul mercato di roba che non ha un destinatario. Storie nate per motivazioni ben lontane da quelle legate all’attrarre un pubblico e che si affannano per poi crollare miseramente. Invece, una delle regole chiave è sempre quella di raccontare sapendo già a chi ci si riferirà. Questo non vuol dire limitarsi bensì focalizzarsi. Così facendo si avrà la certezza di narrare qualcosa a qualcuno che proverà empatia, si immedesimerà e apprezzerà. Da lì in poi, la possibilità che il passaparola e i primi successi portino all’inclusione di vaste porzioni di altro pubblico è una eventualità ma, comunque, il risultato positivo verrà portato a casa.
Juno ha fatto esattamente questo. Quando è approdato in sala, ha colpito nel cuore proprio quel pubblico di adolescenti (ragazze, perlopiù) al quale voleva rivolgersi. Tutti desiderano una storia che possa rappresentare lo stato d’animo che stiamo vivendo o le sensazioni che stiamo affrontando in un dato momento della vita e il film di Reitman fece questo nel 2008. Più o meno lo stesso destino di Lady Bird, lo scorso anno: amato da chi ci si identificava.
Juno recensione – Diablo Cody è la chiave!
Juno nasce da una mente ben precisa, quella di Diablo Cody. Nome d’arte di Brooke Busey, trentenne all’epoca del film, questa sceneggiatrice esordiente ha un passato interessante. Ex-copywriter e stripper a tempo perso nel freddo Minnesota, era autrice di un blog di grande successo e di un memoir, Candy Girl, dedicato alla sua esperienza come spogliarellista. In origine, avrebbe dovuto debuttare al cinema proprio con l’adattamento del suo libro ma poi optò per una storia diversa. C’è molto di Diablo nel personaggio di Juno, nella sua attitudine al sarcasmo e alla battuta pronta ma anche nella sua sensazione di estraneità. Essere “diversi” o divertirsi ad esserlo può funzionare fino a un certo punto ma poi subentra l’isolamento da parte degli altri e, talvolta, la tristezza.
La sceneggiatura della Cody gioca abilmente con i personaggi e dipinge, finalmente, figure di adolescenti che non facciano venire il latte alle ginocchia. Questo non è un film all’insegna dei giovani immaturi costretti a imparare dure lezioni da genitori ineccepibili e coscienziosi. Qui i ragazzi si pongono domande serie, affrontano grosse difficoltà e si aiutano a vicenda, dimostrando doti e maturità in divenire. Qui gli adulti non sono dinosauri incapaci di capire cosa sta accadendo. Un esempio sono i genitori di Juno (J. K. Simmons e Allison Janney), che affrontano la gravidanza della figlia senza mai farla sentire in colpa o metterne in discussione l’intelligenza. Ma ci sono anche adulti peggiori dei più immaturi ragazzini e Mark ne è l’esempio. Sembra uno dei personaggi più simpatici del film ma si rivelerà il più odioso e puerile, lui sì vittima di una eterna adolescenza.
Juno recensione – Page, Reitman e tutto il resto
Juno scorre con un ritmo che rende giustizia alla sceneggiatura di Diablo Cody e il merito è di Jason Reitman. Il regista, figlio di Ivan e futuro erede del franchise di Ghostbusters, ha la rara dote di saper bilanciare i toni. Per un simile script, colmo di sketch legati al linguaggio, al sarcasmo e al mondo giovanile, serviva la giusta commistione di ingredienti. Reitman sa muoversi con eleganza fra commedia e dramma (lo dimostrerà ulteriormente in futuro) e tratteggia i personaggi anche attraverso il loro vestiario, le canzoni della brillante soundtrack e la recitazione mai caricata ma sempre a beneficio dei dialoghi.
Anche gli attori, perfettamente scelti, lavorano al fine di valorizzare ogni riga scritta del copione. Ellen Page azzecca il ruolo della vita, conferendo alla sua Juno il giusto mix di ironia, determinazione e fragilità nascosta. Al suo fianco, un Michael Cera che mette a frutto la sua fisicità e la sua recitazione all’insegna del costante imbarazzo che lo aveva rivelato in Suxbad (da noi inserito nella top dei Film Divertenti). A colpire davvero, però, è la performance passata quasi sotto silenzio di Jennifer Garner. L’attrice, all’epoca ancora ricordata come eroina action della serie tv Alias, crea una figura di donna apparentemente remissiva e “convenzionale”, specialmente di fronte al maritino simpatico di Bateman. In realtà, con un efficace ribaltamento di ruoli, sarà lei a rivelarsi come la vera figura di riferimento per Juno sul fronte degli adulti empatici.
Juno recensione – In conclusione
Come accade frequentemente con i film-fenomeno anche Juno finì sotto i riflettori per i motivi più disparati. La colonna sonora divenne un successo discografico, alcuni cercarono di infilarlo nella sempreverde (purtroppo) polemica sull’aborto, emersero foto di Diablo Cody nel suo periodo da stripper al fine di “screditarla” e così via. A distanza di un decennio possiamo parlarne con la giusta cognizione di causa e valutarne gli effettivi meriti. L’opera di Jason Reitman sa farsi amare senza risultare stucchevole e, nonostante non sia riuscita a generare un filone restando un unicum, rappresenta l’esempio perfetto di commedia indipendente capace di avvicinare il grande pubblico.
Il nome della protagonista nasconde significati ben precisi: Juno da Giunone (dea della fecondità) e McGuff dal termine MacGuffin (creato da Hitchcock e che identifica l’espediente capace di avviare la trama). Quindi un nome che racchiude il senso ultimo della pellicola: una gravidanza come espediente per innescare un percorso di maturazione nel personaggio. Attraverso canzoni accattivanti, ottima recitazione e dialoghi frizzanti, la missione può definirsi perfettamente compiuta.
Juno
Voto - 7.5
7.5
Lati positivi
- Una sceneggiatura brillante che valorizza una storia convenzionale
- Splendido cast perfettamente gestito da Jason Reitman
Lati negativi
- In fondo, si tratta di una commedia indipendente: nulla di particolarmente originale e la cosa potrebbe fare storcere il naso chi si aspettasse qualcosa di maggiormente incisivo