Kindred: recensione della serie sci-fi di Disney+ prodotta da Darren Aronofsky
Dal 29 marzo su Disney+ è disponibile la prima stagione di Kindred, la serie prodotta da Darren Aronofsky. Qui la nostra recensione!
Dal 29 marzo, dopo essere stata trasmessa da FX, è disponibile anche su Disney+ la prima (e unica, purtroppo: la serie è stata cancellata) stagione di Kindred. Una storia – prodotta, tra gli altri, da Darren Aronofsky – indubbiamente interessante che contamina la questione razziale con la sci-fi, i viaggi nel tempo con lo schiavismo, in un’avventura sentita e sofferta alla ricerca delle origini di un’intera comunità e di un’ingiustizia radicata tanto nel passato quanto nel presente.
Tratta dal romanzo della scrittrice afroamericana Octavia E. Butler e sviluppata per il piccolo schermo dal drammaturgo Branden Jacobs-Jenkins, la serie si colloca in quel filone tutto contemporaneo che mischia cinema politico e film di genere, indagando, ancora una volta, su cosa significhi essere neri nell’America di oggi (e di ieri). Una serie che, pur non aggiungendo niente di nuovo alla questione, si dimostra intelligente nel suo saper mischiare generi e istanze differenti. Un prodotto solido e ben costruito, che purtroppo lascia con l’amaro in bocca per un finale inevitabilmente aperto, ma che vale comunque la visione.
Indice:
Trama – Kindred recensione
2016. La 26enne Dana (Mallori Johnson) si è appena trasferita da New York a Los Angeles, dopo aver venduto la casa di famiglia. Una scelta considerata dai suoi zii californiani, unica famiglia rimastale, decisamente avventata. È proprio in seguito a un’accesa discussione a cena con loro che Dana, dopo essere stata portata a casa da Kevin (Micah Stock), il cameriere che li ha serviti, ha il primo di una serie di strani sogni a occhi aperti in cui, per qualche assurda ragione, si ritrova proiettata nel passato. Non in un passato qualunque, scoprirà, ma in una piantagione del sud di inizio Ottocento.
Presto quelle “crisi” diventeranno più frequenti e non ci vorrà molto perché anche Kevin venga coinvolto in quegli strani viaggi nel tempo. Ma cosa significa davvero tutto ciò? Forse nella piantagione e nel legame invisibile che unisce Dana al piccolo Rufus (David Alexander Kaplan), figlio del tremendo proprietario terriero Tom Weylin (Ryan Kwanten), c’è il mistero delle proprie origini? Che tutto questo abbia a che fare con la misteriosa scomparsa, avvenuta anni prima, di sua madre? In un rimando continuo tra passato e presente, Dana dovrà lottare per scoprire le proprie radici e fare i conti con il passato, suo e di un’intera comunità.
Un filone prolifico – Kindred recensione
Non sono certo pochi, da Scappa! – Get Out in poi, i prodotti audiovisivi che hanno mischiato il genere con la questione razziale. Candyman, Master – La specialista, La ferrovia sotterranea, Antebellum, Lovecraft Country, Us, Them – sono solo alcuni dei titoli che hanno saputo parlare – attraverso la lingua del soprannaturale, del thriller o del fantastico – di razzismo e passato schiavista nella società americana contemporanea. Film a volte didascalici, altre volte veri e propri spartiacque, tutti parte di una stessa tendenza e di un filone che, a oggi, pare ancora lontano dall’esaurirsi.
Era inevitabile, allora, che dopo storie di fantasmi e orrori assortiti, si finisse anche con l’attingere alla science fiction, in particolare ai viaggi nel tempo. Un meccanismo ben collaudato (il romanzo da cui è tratta la serie, del resto, arriva dal lontano 1979) che si adatta sorprendentemente bene alla questione, a una contemporaneità sempre più simile a un eterno presente, dove il passato è sempre qualcosa da reinventare, riscrivere, mistificare.
Il peso del passato – Kindred recensione
Kindred si fa così l’occasione perfetta per indagare, ancora una volta, il rimosso di un’intera società. Un passato nascosto e dimenticato impossibile da capire realmente se non rivivendolo, se non toccando con mano l’orrore delle sue ingiustizie e degenerazioni. È questo che si trova suo malgrado a fare Dana scoprendo, nel corso dei suoi viaggi sempre più lunghi e difficili, che quel passato non si può banalmente cambiare o cancellare ma è comunque necessario affrontarlo.
In cerca delle proprie origini – e, quindi, anche della propria identità – Dana intraprende così un viaggio fantastico che è anche un viaggio di formazione. La sintesi perfetta e inevitabile tra storia privata e storia collettiva. Una storia fatta di orrori e ingiustizie con cui la serie spesso si confronta, pur senza soffermarsi troppo su quegli aspetti più duri e insostenibili che, forse, avrebbero compromesso il suo equilibrio tra dramma storico e immaginario di genere.
Una storia solida e interessante – Kindred recensione
Mettendo al centro, oltre che alla tematica razziale, problemi cardine del presente come la questione femminile e la genitorialità, la serie guarda così al passato per parlare, anche questa volta, al presente. Nel farlo a volte rischia di non essere abbastanza incisiva, di non andare oltre un certo didascalismo di fondo. Eppure, nel suo crescendo di tensione e nel suo saper dosare il giusto ritmo con la giusta dose di colpi di scena, è innegabile che Kindred sia un prodotto solido e interessante.
Un vero peccato, allora, che non gli sia stata data la possibilità di dipanare tutti i fili del suo mistero. Un viaggio abortito che però resta, a prescindere dalle sue sorti, una visione interessante. Una riflessione intelligente e non scontata sul peso del passato, della memoria e delle proprie origini e di come tutto questo influenzi un presente sempre più simile a una ferita aperta. Impossibile, forse, da sanare davvero.
Kindred
Voto - 7
7
Lati positivi
- L'ibridazione tra questione razziale e viaggi nel tempo è originale e interessante
- Il racconto è strutturato per dare il giusto ritmo alla vicenda, tra colpi di scena e cliffhanger
Lati negativi
- A livello tematico la serie non aggiunge molto di nuovo a quanto già detto o raccontato in precedenza
- Il finale aperto lascia l'amaro in bocca