Kubo e la spada magica: recensione del film di Travis Knight
Recensione del film d'animazione tributo alla cultura giapponese
Kubo e la spada magica è uno di quei film che stupiscono già dai primi frame della pellicola. Un insieme di emozioni travolgono colui che guarda, catapultandolo immediatamente in quel mondo così affascinante che è il folklore e la cultura giapponese. Vi proponiamo la recensione di Kubo per raccontarvi quanto un film d’animazione realizzato con la tecnica stop-motion possa in realtà essere dinamico, fluido, veloce e forte nella narrazione, catturando ogni piccola smorfia del volto, ogni dettaglio o movimento.
Kubo e la spada magica: recensione – La trama
Kubo è un bambino che vive nell’antico Giappone, il Giappone dei samurai e della magia. È senza un occhio per colpa del nonno, che prima gli ha portato via il padre Hanzo, un valoroso samurai, poi l’occhio sinistro. Il nonno, il Re Luna, insieme alle due sorelle della madre, rappresentano l’oscurità, il lato oscuro della magia.
Kubo racconta le storie del padre, narrategli dalla madre, al popolo, è dunque un cantastorie. Un artista della carta, potremmo definirlo. Proprio grazie alla magia Kubo racconta le storie del padre con l’uso dell’origami, l’arte della carta per eccellenza.
Pezzi di carta che si trasformano e si muovono a suon di chitarra, mantenendo un ritmo energico.
La staticità della carta si trasforma in movimento con una semplice strimpellata.
Quando le sorelle malvagie attaccheranno Kubo e sua madre, quest’ultima sfrutterà l’ultima riserva di energia per salvare il bambino, che da quel momento in poi da artista diventerà un esploratore, con la missione di cercare un’armatura magica. L’unica armatura in grado di proteggerlo.
Recensione Kubo e la spada magica – il rapporto con i defunti
Travis Knight ha fatto un ottimo lavoro con questo film, cogliendo lui per primo la bellezza della cultura giapponese. Solo se entri dentro il mondo del Giappone mitologico e filosofico-religioso puoi dare vita ad una storia così forte. Il film, ovviamente, ha dei problemi, non è di certo un capolavoro, ma sul tema storico e della trama è originale e ben realizzato.
Oltre i vari temi come l’arte dell’origami, la musica e la magia, spicca un tema che nella cultura giapponese è molto prezioso e delicato: il rapporto con i propri morti. Un rapporto mistico che lega inevitabilmente i vivi con i propri cari, che a volte ritornano. Ritornano grazie al ricordo. Il ricordo è ciò che evoca, grazie anche a dei riti, il defunto sulla Terra, per poi liberarlo e lasciarlo continuare il suo viaggio in un mondo parallelo. Il ricordo è anche ciò che smuove Kubo nei suoi momenti di buio e debolezza, donandogli la forza necessaria per continuare a combattere e farlo più ardentemente.
Recensione Kubo e la spada magica – cultura giapponese e non solo
In questo film troviamo tanti assaggi della cultura giapponese e non solo. Forse sono solo nostre interpretazioni personali, forse ogni persona che guarderà il film darà un’interpretazione diversa alla presenza di certi soggetti o di certi avvenimenti.
La cosa importante è dare sempre e comunque un’interpretazione, fare proprio questo film, così come ha fatto lo stesso Knight. Noi, con questa recensione, daremo la nostra. Nel corso della storia conosceremo il samurai-scarafaggio. Un tempo un grande samurai, poi condannato alla forma di scarafaggio. L’agilità del samurai viene dunque appesantita dalla pesante corazza nera dell’insetto. Lo scarafaggio è presente nella cultura giapponese da migliaia di anni. Non per qualche motivo particolare, semplicemente perché in Giappone sono molto comuni. Non sono belli da vedere e nel caso di un samurai questa particolare forma di certo non aiuta né in agilità né in discrezione. Si tratta dunque di una vera e propria maledizione.
Per non parlare della scena in cui lo scarafaggio si ritrova a a schiena in giù, trovando dunque qualche difficoltà nel compiere un’azione basilare per un essere umano. Ecco allora che guardando quella scena ci è scappato un sorrisino: un uomo che diventa uno scarafaggio e proprio in una scena del film ha difficoltà a girarsi sulla schiena. Ci riporta alla mente una scena piuttosto familiare.
La scena ci viene raccontata da Kafka nella metamorfosi. Non vi è solo cultura giapponese, al contrario, c’è una delicatissima operazione di incrocio tra la filosofia e cultura giapponese con quella occidentale, si cercano i punti in comune e Knight è stato bravo nel fare questo.
Recensione Kubo e la spada magica – Conclusioni
Il titolo originale è “Kubo and the two strings”, Kubo e le due stringhe. Un titolo forse ritenuto troppo poco incisivo da parte dei doppiatori italiani, tuttavia resta un titolo molto più significativo. Le due stringe sarebbero i due “braccialetti” che Kubo porta in memoria della madre e del padre. Come dicevamo prima sono proprio i ricordi a smuovere l’animo di Kubo, a risvegliare l’artista e il combattente di colui che è figlio di una maga potentissima e di un samurai con una forza inaudita.
Travis Knight ha fatto un ottimo lavoro dal punto di vista della storia e non solo. Rende perfettamente il mondo nipponico, sia grazie alla buona resa della sua cultura, della sua storia sia dei suoi tratti tipici. Anche la colonna sonora rafforza il concetto di Giappone e ci fa immergere in questo mondo un po’ mistico che è l’oriente.
La trama è buona, la filosofia che c’è dietro è una chicca, tuttavia questo film ha diversi problemi. A volte dei passaggi sono un po’ forzati e in alcune sequenze i dialoghi sono terribili, con dei silenzi di troppo. Nonostante ciò ci sentiamo di consigliare questo film perché è fatto bene e può appassionare sia chi ama il Giappone, sia chi questo mondo lo deve ancora conoscere.
Kubo e la spada magica
Voto - 7
7
Lati positivi
- Risulta semplice calarsi nella storia e in tutto ciò che vi è dietro
- Molto belle la colonna sonora e la trama
Lati negativi
- Dialoghi senza senso in diversi punti del film
- Alcuni passaggi sono un po' troppo forzati