L’ora più buia – Recensione del film con Gary Oldman
Ci sono storie che devono essere raccontate. Eventi che devono essere sviscerati. Sopratutto in questo periodo della storia e in questa parte di mondo. L’ora più buia racconta proprio queste storie. Non importa quante volte la Settima arte abbia già mostrato questi fatti, perché è importante non dimenticare. Non bisogna scordarsi da dove veniamo e qual è la storia della nostra umanità. Ecco perché noi di FilmPost.it vogliamo ricordare la nostra storia con questa recensione.
L’ora più buia narra del primo mese del governo di Winston Churchill (interpretato da Gary Oldman); divenuto Primo Ministro inglese per necessità più che per scelta. La necessità è quella di una politica ferma e decisa contro la Germania nazista di Hitler, che ha ormai ha assediato la Francia ed è vicino al domino assoluto dell’Europa Occidentale. Gli eventi sono l’altro lato della medaglia di Dunkirk (qui la recensione), ci mostrano le azioni del solo uomo politico che poteva fronteggiare la follia del dittatore nazista.
L’ora più buia – La recensione
Visto che i fatti storici sono ben noti e non richiedono un particolare approfondimento, soffermiamoci brevemente su gli aspetti tecnici del film. Va infatti sottolineata la pregevole regia di Joe Wright, che forse qui raggiunge una maturità artistica compiuta. Sin dalla prima, notevole, scena in cui la cinepresa ruota lentamente per immergere lo spettatore nella vicenda.
Più volte nel corso del film si vedrà questo effetto “vorticoso”. Un vortice che parte dall’alto in maniera distaccata, per poi finire sui personaggi; un po’ come l’orrore della guerra, che inizialmente gli inglese vivono quasi da spettatori per poi trovarsi alla fine con trecentomila soldati in pericolo di vita sulla spiaggia di Dunkerque.
Non c’è nessun preteso voyeurismo in queste scelte tecniche, L’ora più buia racconta di una guerra di uomini; anzi di un uomo, Wiston Churchill, ed il suo essere uomo come siamo tutti, richiede determinate scelte visive che Wright individua perfettamente. Bando dunque a inquadrature ampie sulla moltitudine indistinta, l’opera si concentra sulle persone e sui loro sentimenti.
Le scelte estetiche del regista sono poi accompagnate da una direzione della fotografia eccellente. Bruno Delbonnel (che ha fotografato tra i tanti, Il Favoloso Mondo Di Amèlie) fa un sapiente lavoro con la luce, o per meglio dire, con il buio. Riuscendo a manifestare con specifici colori gli stati d’animo dei personaggi, in particolare del Churchill di Gary Oldman (ma su questo torneremo a breve).
L’ora più buia e la destrutturazione del mito
Fulcro e protagonista assoluto del film è il Primo Ministro inglese Churchill. Ma come viene caratterizzato questo personaggio? Con una scelta coraggiosa, e storicamente attendibile, L’ora più buia non mostra il mito di Churchill, bensì il suo essere uomo. Un uomo in una logorante guerra solitaria. In battaglia contro il suo stesso partito, contro l’avanzata nazista, e soprattutto in guerra con sé stesso.
Il Leader inglese spesse volte nella sua vita ha sofferto di depressione; fu ossessionato dal fallimento politico del padre e dai suoi fallimenti come ufficiale militare (in particolare dalla disfatta di Gallipoli). Eppure proprio queste sue sconfitte umane, prima che politiche, lo hanno reso una persona fortemente pragmatica e lungimirante. Fu il primo ad opporsi alla politica dell’appeasement nei confronti di Hitler e proprio per questo gli venne affidata la guida dell’Inghilterra.
Ma non è tutto oro ciò che luccica, infatti proprio da leader della nazione Churchill mostra le sue debolezze umane, troppo umane più evidenti. Emblematico è il momento del suo primo dei tanti discorsi alla radio, che nel proseguo della guerra saranno fondamentali per tenere alto il morale degli inglesi. Si accende una luce rossa che riempie completamente l’inquadratura, pericolo, angoscia e paura traspaiono dall’immagine e dal volto del protagonista; egli deve mentire alla nazione per un fine superiore, ma il suo essere uomo non lo lascia indifferente a ciò, anzi lo dilania.
E ancora, nella scena della conversazione al telefono con Roosevelt, il Primo Ministro britannico implora, come solo un uomo disperato sa fare, un aiuto dal fidato amico. E qui Wright ci mostra una persona sola, in uno stanzino claustrofobico, mentre attorno a lui c’è solo il buio. Insomma in quest’opera il mito del leader forte, vigoroso e agguerrito viene totalmente destrutturato.
L’interpretazione di Gary Oldman
In L’ora più buia Gary Oldman e la sua prova attoriale sono parte integrante del processo di umanizzazione del personaggio di Churchill. Anzitutto l’attore fa uno straordinario lavoro sul corpo. Al di là del trucco che lo rende irriconoscibile, Oldman lavora sulla presenza fisica del leader inglese. Lo rende un corpo molle e non marmoreo e possente come si è solitamente abituati a veder muoversi una personalità di tale importanza.
E ancora il protagonista si muove e cammina veloce ma in maniera impacciata, un po’ curvo su sé stesso. Da queste movenze traspare una figura insicura e agitata dal di dentro da mille pensieri; un personaggio troppo impegnato a combattere i suoi demoni e quelli della nazione intera, che non ha certo tempo di badare a mostrarsi signore dell’alta nobiltà quale egli è di nascita.
Inoltre Gary Oldman fa uno spettacolare lavoro sulla mimica facciale e sul “parlare” del personaggio. Lo sguardo di Churchill nel film è spesse volte perso; frequentemente dai suoi occhi traspare la malinconia e la tristezza di un leader con grandi responsabilità ma impotente. Inoltre egli balbetta e ansima frequentemente, lasciando trapelare un’incertezza e una malinconia inaudita perché nessuno, in primis il suo Gabinetto di governo, sembra voler remare con lui per traghettare l’Inghilterra fuori dall’inferno.
In definitiva l’interpretazione dell’Attore inglese non potrà lasciare indifferente nemmeno i più duri di cuore. Soffrirete tanto insieme a questo personaggio, ma è una sofferenza necessaria; il travaglio del negativo porta ad una nuova consapevolezza indispensabile per vincere i conflitti, di qualsiasi genere essi siano.
L’ora più buia – Conclusioni
In definitiva L’ora più buia con Gary Oldman ci mostra il profilo di un Winston Churchill uomo, prima che Leader. Un uomo che nei momenti più bui, di fronte alle atrocità della Seconda Guerra Mondiale, ha saputo trovare forza anche dalle donne della sua vita; in particolare dalla moglie e della sua stenografa, brillantemente caratterizzate in questo film.
Una persona che per le grandi sofferenze patite e per le grandi sfide che ha dovuto affrontare, ha saputo mettere da parte i riti della politica e le convenzioni della nobiltà. Ha saputo trovare la risposta nel suo essere uomo come tutti gli altri abitanti dell’Inghilterra e della Terra.
Emblematica la scena del suo viaggio in metropolitana (non accertata storicamente ma verosimilmente accaduta). Il leader che sa di non essere avulso dalle leggi dell’umanità trova il coraggio di fare la sua rivoluzione, la sua guerra grazie al conforto, al coraggio e alla semplicità delle persone comuni.
Ecco perché oggi, in questo periodo della storia e in questa parte di mondo dobbiamo guardare con attenzione a quest’opera e al suo racconto. La battaglia contro l’oscurantismo, il pregiudizio e la violenza si fa e si vince partendo dalla consapevolezza di essere persone fallibili. E’ dai fallimenti, dalle insicurezze, dall’essere consapevoli che non esistono risposte facili che bisogna partire per preservare i valori della democrazia e dell’uguaglianza. Valori che come ci ha mostrato Winston Churchill devono essere preservati da e per chiunque, indipendentemente dall’estrazione sociale e dalla razza.
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Rating - 7
7
The Good
- regia e fotografia
- interpretazione di Gary Oldman
The Bad
- CGI
- eccessiva dilatazione di alcune scene