La donna alla finestra: recensione del film con Amy Adams
Approda finalmente su Netflix uno dei thriller più attesi dell'anno, La donna alla finestra diretto da Joe Wright e con protagonista Amy Adams
Le trasposizioni cinematografiche di romanzi e opere letterarie, si sa, sono operazioni che possono nascondere insidie. Che si tratti di bestseller o scritti d’autore, il rischio di realizzare un prodotto deludente e superficiale è sempre alto. Questo capita spesso a Hollywood, dove si tenta di nascondere una fiacca sceneggiatura con grandi nomi nel cast e nella regia. Tuttavia esistono anche casi di trasposizioni in grado di superare la qualità del testo di partenza. Netflix ha da poco distribuito un nuovo film che tira nuovamente in ballo una domanda classica: è meglio il libro o il suo adattamento cinematografico? Si tratta de La donna alla finestra, di cui vi presentiamo la recensione. La pellicola è tratta dall’omonimo romanzo di A.J. Finn, uscito nel 2018 e diventato presto un bestseller. Nello stesso anno l’annuncio di un adattamento non si è fatto attendere, con tanto di grandi nomi al seguito.
Amy Adams viene scelta come protagonista, mentre Joe Wright, esperto di trasposizioni (Orgoglio e pregiudizio, Espiazione, Anna Karenina) è chiamato a dirigere. La sceneggiatura è affidata a un grande nome come il Premio Pulitzer Tracy Letts (August: Osage County); questo entra anche a far parte del cast insieme a star come Gary Oldman, Julianne Moore, Jennifer Jason Leigh, Anthony Mackie, Wyatt Russell e Brian Tyree Henry. A questi annunci promettenti seguono però eventi nefasti. In seguito a test screening negativi, l’intero terzo atto viene rivisto; ad aiutare in questo arriva Tony Gilroy, il cui operato si era rivelato fondamentale per il successo di Rogue One. Ciò ha portato inevitabilmente a uno slittamento della distribuzione dal 2019 al 2020. Le successive diatribe e difficoltà distributive hanno poi dato vita a un campanello d’allarme. Quindi resta da chiedersi: La donna alla finestra sarà riuscito a fare la differenza?
Indice
- Una nuova finestra sul cortile
- Il problema del citazionismo
- Pregi e difetti
- Meglio il libro o il film?
Una nuova finestra sul cortile – La donna alla finestra, la recensione
Per chi non conoscesse il romanzo di A.J. Finn, la storia de La donna alla finestra ruota attorno ad Anna Fox (Amy Adams), una psicologa infantile che soffre di agorafobia. La donna, separata e con una figlia, vive in una grande casa nel quartiere di Harlem di New York e possiede una routine poco sana. Nonostante l’aiuto di uno psicologo (Tracy Letts), Anna passa le sue giornate perlopiù ubriaca, dopo aver mescolato alcol con diversi tipi di pillole che l’aiutano a gestire l’ansia. Non uscendo mai di casa, la donna ha imparato ad impiegare il suo tempo guardando fuori dalla sua finestra. I suoi vicini hanno tante storie da raccontare ma a interessarla maggiormente sono i Russell, appena trasferitisi da Boston. Anna conosce pian piano i tre membri della famiglia: Alistair (Gary Oldman), misterioso e autoritario; Jane (Julianne Moore), eccentrica e interessante; Ethan (Fred Hechinger), adolescente insicuro e tormentato.
In particolare Anna riesce a conoscere più a fondo Jane durante una serata, in cui le due donne si scambiano confidenze bevendo vino. Poco tempo dopo, Anna, guardando dalla sua finestra, assiste all’omicidio di Jane e chiama immediatamente la polizia. I Russell tuttavia affermano che nessun omicidio si è consumato in casa loro: Jane è viva ma ha l’aspetto di un’altra donna (Jennifer Jason Leigh). Anna cerca di far capire alla polizia che quella donna non è Jane, ma il suo disturbo agorafobico, unito all’alcol e alle pillole, la rendono una testimone inaffidabile. Qual è la verità? Anna ha immaginato tutto? Chi è la donna che ha conosciuto e ha visto morire? Il colpevole è Alistair Russell o il suo inquilino David (Wyatt Russell) che abita nel seminterrato? Tentando di rispondere a queste domande, Anna si ritroverà a dover affrontare un grave trauma che l’ha portata a rinchiudersi dentro casa.
Il problema del citazionismo – La donna alla finestra, la recensione
La donna alla finestra è un chiarissimo omaggio al cinema del grande Alfred Hitchcock. L’intenzione di fondo tuttavia non è quella di un’imitazione o di un remake non dichiarato (aspetto che sembra essere sfuggito a diversi critici, pronti a puntare il dito sulla somiglianza con La finestra sul cortile). Chi ha letto il romanzo di Finn ha potuto notare nell’opera un vero e proprio divertissement; tantissime citazioni e omaggi a Hitchcock e al cinema noir svelano infatti una vera e propria adorazione per quel genere di storie. Sotto questo gioco l’autore ha però inserito elementi psicologici interessanti legati alla sua protagonista; in questa inoltre Finn ha messo molto di se stesso. Al di sotto della struttura narrativa derivativa e dei tanti colpi di scena si poteva così trovare e apprezzare una riflessione sul senso di colpa e la perdita, ma anche sulla malattia mentale.
La regia di Joe Wright e la sceneggiatura di Tracy Letts svuotano tutto il gioco messo in atto da Finn nella sua opera. Il primo, nonostante un discreto lavoro, finisce per cadere in una cinefilia e un citazionismo fini a se stessi. Gli omaggi e gli immediati richiami visivi alle opere di Hitchcock non sono sufficienti a sorreggere l’intero film; non si rivelano nemmeno utili a sostenere l’ambiguità e l’incertezza intorno al narratore principale, Anna, che potrebbe rivelarsi inaffidabile. Ne La donna alla finestra si perde anche completamente l’intero apparato psicologico del romanzo, che finisce per essere toccato solo in superficie. Inspiegabilmente si è preferito accumulare rivelazioni e plot twist, senza concentrarsi su un adeguato approfondimento psicologico dei personaggi, che avrebbe dovuto essere il fulcro di tutta la narrazione filmica. Il problema più grande della pellicola risiede dunque nella scrittura svogliata e superficiale di un irriconoscibile Tracy Letts.
Pregi e difetti – La donna alla finestra, la recensione
Il grande difetto de La donna alla finestra non risiede nella struttura derivativa e citazionistica che Wright ha tentato di replicare sullo schermo. Non è certo questo che farà rivoltare Hitchcock nella tomba. I problemi sorgono da una narrazione traballante e disomogenea, incredibilmente lenta all’inizio e spaventosamente veloce alla fine. La sceneggiatura di Letts nel terzo atto inizia ad avere una gran fretta nelle spiegazioni; ciò viene accompagnato da un montaggio rapido poco piacevole che finisce per rendere il tutto ancora più incoerente. A ciò contribuiscono anche i visibili cambiamenti apportati all’ultimo atto del film, tesi a migliorare la comprensione della storia. Un ennesimo esempio di come accompagnare per mano lo spettatore non si riveli sempre una grande idea. A condire il tutto vi è anche un combattimento finale in cui esplode parossisticamente una componente horror forse un po’ sopra le righe.
Fortunatamente La donna alla finestra può contare su alcuni punti di forza degni di nota. La regia di Wright contiene guizzi interessanti che donano al film flash visivi e immagini stravaganti in grado di rivitalizzare il tutto. Tecnicamente però sono la fotografia di Bruno Delbonnel e le scenografie di Kevin Thompson a fare la maggior parte del lavoro. Spiragli di luce, penombre e una tinta di rosso predominante avvolgono l’unica ambientazione del film, in cui campeggia una magnifica scala di hitchcockiana memoria. In questo luogo si muove una convincente Amy Adams, la cui performance non supera mai le righe, come accaduto in Elegia americana. Anche Julianne Moore, seppur in un tempo più breve, fornisce un’ulteriore prova della sua bravura. Lo stesso non riesce a Gary Oldman, il quale si mantiene perlopiù sottotono. Nomi sprecati per apparizioni ancor più brevi sono invece Jennifer Jason Leigh, Anthony Mackie e Bryan Tyree Henry.
Meglio il libro o il film?
Si conclude questa recensione de La donna alla finestra con la convinzione che la grande attesa non è stata assolutamente ripagata con un buon prodotto cinematografico. Il film, nonostante i numerosi rinvii, sicuramente è finito per sposarsi perfettamente con i tempi che corrono. Ci sono un’unica ambientazione, una protagonista che non può uscire di casa e tanto tempo disponibile per poter spiare i vicini e scoprire qualcosa di inaspettato. In questa storia ritornano anche elementi narrativi che hanno garantito il successo di altri thriller contemporanei come La ragazza del treno e Gone Girl. Anche qui infatti la protagonista è posta in una posizione di manipolazione, in cui la sua percezione si ritrova ad essere distorta. Dispiace però vedere che il lavoro letterario di A.J. Finn (senz’altro non originale ma molto piacevole) è stato maltrattato con un nuovo esempio di trasposizione cinematografica deludente.
Joe Wright tenta di fare il possibile per animare lo script senz’anima di Tracy Letts e replicare su schermo il gioco citazionistico di Finn; il risultato finale purtroppo è un pastrocchio in cui emergono immagini interessanti ma si perde il vero nucleo della storia. 100 minuti si rivelano insufficienti per restituire lo spessore psicologico di Anna Fox e per questo si sceglie di puntare tutto sui colpi di scena. Un passo falso che rende tutto troppo sbrigativo e svela uno scheletro narrativo traballante e incoerente. La donna alla finestra è dunque un film sufficiente, in cui i tanti difetti sono però contrapposti a un lavoro tecnico degno di nota impossibile da tralasciare. Ciò che va punito non è il citazionismo e la struttura derivativa che finiscono per essere mal gestiti, ma il tradimento dell’opera letteraria di partenza. Il bagaglio psicologico di essa doveva meritare un miglior trattamento.
La donna alla finestra
Voto - 6
6
Lati positivi
- Amy Adams e Julianne Moore
- La fotografia di Bruno Delbonnel e la scenografia di Kevin Thompson
- Qualche guizzo di regia di Joe Wright
Lati negativi
- Il film ha una struttura narrativa traballante: troppo lento all'inizio, spaventosamente sbrigativo alla fine
- La portata psicologica del romanzo è toccata solo superficialmente dallo svogliato script di Tracy Letts
- Joe Wright non riesce a gestire il citazionismo nei confronti di Alfred Hitchcock