La donna del lago: recensione della serie Apple TV+ con Natalie Portman 

Una serie tv in 7 episodi che lega politica, attivismo e mistero

La donna del lago recensione è un thriller sociopolitico da non perdere e di cui vi proponiamo la nostra opinione in anteprima. Tratta dal romanzo di Laura Lippman è portata sul piccolo schermo per Apple tv+ – che si conferma una piattaforma dai contenuti ricchissimi e interessanti – dalla regista Alma Har’el. Natalie Portman fa il suo debutto sul piccolo schermo con un personaggio sfaccettato, interessante e sfuggente. Non è la sola protagonista, perché la serie è incentrata sulle vite parallele del suo personaggio e di quello interpretato da Moses Ingram che conquista la scena. 

Nel corso dei suoi sette episodi la serie si svela concedendo agli spettatori piccoli pezzi di un puzzle da poter ricostruire. Il tutto è sapientemente tessuto da una sceneggiatura pregna di temi che spaziano dal razzismo all’antisemitismo dall’emancipazione femminile alla corruzione, tutto si snoda sullo sfondo di una vitale e politica Baltimora scossa da omicidi e scandali. Scopriamo di più ne La donna del lago recensione. 

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Indice: 

La donna del lago recensione  – Trama 

La Baltimora multietnica di fine anni ’60 viene scossa dal terribile omicidio di una bambina ebrea che mette in subbuglio tutta la comunità religiosa. Particolarmente toccata dall’accaduto è Maddie Schwartz, una casalinga sposata e con un figlio. Ben presto la morte della bambina diventa per Maddie l’occasione che anni prima aveva perso: scoprire la verità seguendo la sua passione per il giornalismo. Decide di lasciare il marito e vivere da sola provando a scoprire chi abbia ucciso la bambina; le difficoltà sono molte in quanto donna, ma non la fermano anzi la spingono ad indagare ancora di più quando scopre un altro caso. 

Parallelamente c’è Cleopatra – Cleo – una donna nera con due figli, due lavori,  e un marito precario stand up comedian nei locali della città. Spirito determinato e caparbio, Cleo si trova coinvolta nella politica della città come sostenitrice della senatrice nera Myrtil. Le sue scelte però insieme ad un gioco ben più grande di lei non le lasciano scampo.

La donna del lago recensione – Autodeterminazione

Al centro de La donna del lago recensione sembra esserci un dualismo speculare che vede riflettersi, e allo stesso tempo intrecciarsi, le storie di queste due donne. Entrambe le loro vite sono limitate, controllate ed entrambe cercano di liberarsi in ogni modo. Le accomuna l’appartenenza a comunità religiose ed etniche minoritarie e la loro condizione stessa di essere donne. Cleo lavora come modella esposta in vetrina per ore intere sotto gli sguardi ipocriti di donne ricche e bianche che desiderano i suoi abiti. Maddie è la moglie perfetta da esporre in vetrina anch’essa e quando scompare la bambina ecco che c’è per lei la possibilità di prendersi lo spazio che ha sempre desiderato. La decisione lascia basito il marito che non aveva mai nemmeno contemplato la possibilità che lei desiderasse altro. Il suo passato da giornalista amatoriale si è interrotto e,  attraverso la ricerca del colpevole, Maddie cerca di autodeterminarsi e riaffermarsi come una donna nuova, indipendente dal marito.

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Riassume il cognome da nubile e si fa strada tra piste e scelte avventate che però la portano alla verità. Cleo invece è divisa tra il lavoro per i bianchi e quello per un signore di Baltimora che gestisce la criminalità della città dietro un locale di copertura. Il suo attivismo politico, genuino ed entusiasta, viene meno quando scopre le regole del gioco. La sua scomparsa non sfugge al desiderio di verità di Maddie che indaga su di lei e inizia a sciogliere nodi fin troppo stretti. La loro è una lotta impari che le vede combattere per un briciolo di libertà: per Maddie l’impossibilità di vendere un’auto senza l’autorizzazione del marito, per Cleo il desiderio di ottenere di più, consapevole delle proprie capacità. 

La donna del lago recensione – Un ritmo onirico-visionario 

Il linguaggio che domina ne La donna del lago recensione è quello dei giornali, degli articoli e dei diari. Con un attento gioco di flashback si introducono piccoli pezzi di puzzle sul passato delle protagoniste e che cosa sia loro accaduto, fino a far combaciare tutto. Ma se la sceneggiatura intriga, un ottimo lavoro è fatto dalla fotografia e della regia che costruiscono un vero e proprio linguaggio con le immagini. L’acqua – d’altronde presente nel titolo – trova il suo spazio anche nei vari episodi nelle forme dei riflessi. Non c’è solo quello del lago, ma c’è quello dello specchio, quello delle vetrine a rinforzare questo dualismo delle storie e delle due donne così simili e speculari. Più si avanza con gli episodi e più si rafforza la dimensione onirica che il racconto assume, con un episodio interamente scritto con questo linguaggio. 

È ammaliante e coinvolgente il racconto de La donna del lago recensione, rafforzato da un’ottima prova di Natalie Portman – che difficilmente delude – e che riesce ad incuriosire chi guarda con il suo modo a volte ermetico di recitare. Moses Ingram allo stesso tempo recita in modo sfuggente esattamente come la storia del suo personaggio che gli spettatori imparano a conoscere. La narrazione de La donna del lago recensione tiene incollato chi guarda con diversi colpi di scena, compreso quello finale. Unico difetto che mi sentirei di segnalare è una mancanza di dettagli ulteriori sul passato delle protagoniste che sono solo accennati, magari questo avrebbe aiutato ad avere un quadro più completo; anche se forse era parte dell’obiettivo del racconto stesso, lasciare anche chi guarda con domande in sospeso e farsi un’idea di chi fossero davvero Maddie e Cleo. 

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La donna del lago

Voto - 8

8

Voto

Lati positivi

  • Ottime interpretazioni di Natalie Portman e Moses Ingram
  • Buona fotografia
  • Trama coinvolgente e sceneggiatura ben costruita

Lati negativi

  • Scarse informazioni sul passato di alcuni personaggi

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