La Scoperta – Cosa faresti se potessi ricominciare?
Recensione de “La Scoperta”, film originale Netflix presentato quest’anno al Sundance FIlm Festival e in catalogo dal 31 marzo.
Il catalogo italiano di Netflix si è da poco arricchito con una nuova pellicola originale: “La Scoperta”. Il film vede dietro la macchina da presa il giovane regista Charlie McDowell (figlio d’arte del celebre Malcolm, protagonista di Arancia Meccanica), che ha scritto anche la sceneggiatura insieme a Justin Lader. La trama appare parecchio intrigante già nel suo incipit: lo scienziato Thomas Harber (Robert Redford) ha da poco rivelato al mondo la sensazionale scoperta, accompagnata da prove tangibili, di un nuovo piano d’esistenza dopo la morte.
A seguito della scioccante rivelazione, milioni di persone hanno deciso di suicidarsi per “arrivare dall’altra parte” nella speranza di ricominciare le loro vite. Il conto attuale dei decessi ha già superato i quattro milioni di persone. Starà al turbato Will (Jason Segel), figlio di Thomas, il compito di convincere il padre a porre fine a tutto questo prima che le cose peggiorino ulteriormente. Fra misteri irrisolti e continue ricerche, l’uomo affronterà i fantasmi del passato e quelli del presente insieme ad Isla (Rooney Mara), ennesima aspirante suicida che è fortunatamente riuscito a trarre in salvo.
“La Scoperta” tratta in maniera estremamente particolare questioni fantascientifiche per il fine più alto di esplorare la mente e i drammi esistenziali dell’essere umano. Argomenti quali morte e rinascita sono ricorrenti nella produzione di genere: del resto cercare di trattare tematiche che vanno al di là dell’umana comprensione è tipico del nostro pensiero. A fronte di una direzione molto pragmatica, volta con forza verso l’esplorazione introspettiva, è la fotografia che spicca nella resa scenica: lattiginosa e tenue (un chiaro richiamo al cinema indie), alterna il calore dei pensieri al grigio dell’esistenza presente, quasi a mettere in evidenza tutta la cupezza dei viventi – alle prese con le loro tristi esistenze, in perenne attesa di un futuro migliore.
I protagonisti stessi sono interessanti nell’incarnare i drammi e i dubbi di quei personaggi che attivamente prendono parte a questo grande cambiamento. Oltre ad un’ampia schiera di comprimari (fra cui il già citato Robert Redford) è la coppia di protagonisti a riservare le maggiori sorprese: Will ed Isla sono ispirati ai Joel e Clementine di The Eternal Sunshine of the Spotless Mind, il loro intero rapporto segue percorsi tribolati che richiamano spesso il viaggio mentale del film di Michel Gondry e Charlie Kaufman.
A differenza dei due, maestri di quel “cinema della mente” tanto difficile da realizzare, McDowell non riesce ad andare oltre la sfera del reale: il regista sembra quasi aggrapparsi spasmodicamente alla realtà dopo aver passato gran parte del film giocando con la mente dello spettatore, via via sempre più incuriosito da questo mistero velato di fantascienza. Partendo da uno spunto a tratti distopico, il film finisce per sintetizzarsi in una devastante aderiva dei rapporti personali e dei dolori legati alla vita terrena. Il cerchio si chiude in maniera credibile, ma la sua conclusione rischia di minare quanto di buono fatto vedere in precedenza.
Nonostante ciò, il fatto stesso di aver preso una posizione così netta vale la visione del film. Bisogna infatti dar merito a “La Scoperta” di aver affrontato una questione fantascientifica a tutti nota da punti di vista nuovi e originali, destreggiandosi tra fede, destino, vita e morte mantenendo sempre alto l’interesse dello spettatore. Un grande punto di forza della pellicola è sicuramente quello di convincerci – dall’inizio alla fine – dell’esistenza di una congiunzione fra due mondi (realtà e fantasia) che di norma “si escludono a vicenda”, come afferma lo stesso protagonista.
Per quanto non esente da difetti, il film di McDowell risulta comunque un esperimento ben riuscito nel suo complesso, che stimola e colpisce lo spettatore al di là delle scelte stilistiche. Di rado si vedono opere del genere nel panorama cinematografico attuale, per questo è giusto incoraggiarne la produzione. Fra interpretazioni interessanti e una grande creatività narrativa, non sarà difficile lasciarsi trasportare dagli eventi, dalle storie e dai ricordi dei personaggi. “La Scoperta” è uno schema complesso, la cui soluzione sta dietro un semplice quesito: cosa faresti se potessi ricominciare?