L’arte della gioia: recensione della miniserie di Valeria Golino
Una serie sovversiva e audace che parla di riscatto e libertà
L’arte della gioia è una boccata d’aria fresca in un panorama seriale italiano che, a parte poche eccezioni, propone sempre le stesse cose. La serie di Valeria Golino – assieme a prodotti come Prisma o Dostoevskij – rimarca una volontà sempre più ferrea di presentare prodotti di qualità, storie intriganti e un approccio ad un cinema irriverente, disturbante, d’autore.
E non può essere altrimenti pensando anche alla storia dietro l’omonimo libro di Goliarda Sapienza. Scritto tra il 1967 e il 1976, il libro è stato rifiutato da molteplici case editrici per via dei suoi contenuti risultati un tabù, troppo sovversivi per l’Italia degli anni Settanta. Solo dopo la morte dell’autrice, L’arte della gioia è stato portato alla luce diventando in breve tempo un caposaldo della letteratura italiana del Novecento. Sovversivo, sopra le righe, sincero, sono questi gli aggettivi che accomuna l’opera al suo adattamento.
Indice
La trama – L’arte della gioia, la recensione

L’arte della gioia. Sky Studios, HT Film.
Siamo nella Sicilia di inizio ‘900 , una bambina viene ritrovata coperta di fuliggine, spaesata e sola. Modesta, questo è il suo nome, viene accolta in convento dopo essere rimasta orfana e viene affidata alle cure della madre superiora Leonora. Già tra le mura del convento Modesta sperimenta sulla propria pelle l’essere un’orfana senza estrazione sociale. Le ragazze che vengono accolte in convento, infatti, sono tutte ragazze portate lì dai propri genitori che non possono permettere loro una dote adeguata per farle sposare un buon partito.
Perché la vita per una donna agli inizi del secolo è questa: o si nasce in una famiglia importante e ci si sposa per mantenere la propria posizione o si cerca di elevarsi tramite un matrimonio conveniente. Comunque la si voglia mettere, una vita degna di essere vissuta deve per forza essere garantita da un uomo. Ma Modesta non ci sta a piegarsi a regole dettate da una società che non l’ha mai voluta. Seguiamo quindi il percorso di Modesta da bambina vivace a donna che farebbe qualsiasi cosa pur di sopravvivere, ma alle sue sole condizioni.
Modesta: tra prova attoriale e scrittura – L’arte della gioia, la recensione

L’arte della gioia. Sky Studios, HT Film.
Ad essere al centro della narrazione, sia nel libro così nella miniserie, è Modesta e il suo percorso di crescita. Modesta è una protagonista sfaccettata, complessa e assolutamente affascinante; tutte caratteristiche che l’attrice Tecla Insolia riesce ad incarnare donando al pubblico una protagonista con cui si crea un’empatia immediata. Ad essere fondamentale è lo sfondo socio-economico su cui tutta la storia si basa. La Sicilia di inizio Novecento è una realtà cruda per una ragazza orfana e povera, che diventa ancora più inospitale quando Modesta esprime il desiderio di scoprire il mondo piuttosto che prendere i voti, l’unico destino che sembrava scritto per lei dalla società.
L’aridità delle possibilità che le vengono presentate è il motivo per cui noi spettatori capiamo Modesta alla perfezione. La supportiamo quando si prende quel che vuole, quando risponde con la violenza alla violenza, quando – fin da bambina – sa ribaltare sapientemente ogni situazione a suo vantaggio. Modesta è scaltra, intelligente, una stratega il cui unico obiettivo è quello di godersi la vita senza sottostare a nessun altro. Un obiettivo che non solo capiamo, ma che spalleggiamo fortemente.
Una serie da vedere – L’arte della gioia, la recensione

L’arte della gioia. Sky Studios, HT Film.
Assieme a Modesta, anche gli altri personaggi femminili godono di una scrittura brillante e di una recitazione curata. Jasmine Trinca nei panni di Madre Leonora riesce ad incanalare quell’aria rigida e severa perfetta per il ruolo; Valeria Bruni Tedeschi interpreta uno dei personaggi più eccentrici che rappresenta la seconda medaglia della società a cui Modesta si affaccia, Tedeschi e la sua Principessa Brandiforti sono irresistibili.
L’arte della gioia è una delle miniserie più interessanti tra quelle che si sono affacciate nel panorama italiano negli ultimi anni, una serie da recuperare e a cui dare una possibilità. Lo sfondo storico di un’Italia patriarcale è descritto magnificamente da un lavoro a più mani da Valeria Golino, Valia Santella, Francesca Marciano, Stefano Sardo e Luca Infascelli; le scenografie e i costumi accompagnano il tutto, la sceneggiatura è però il fiore all’occhiello di una storia che vale la pena raccontare.
L'arte della gioia
Voto - 8
8
Lati positivi
- Modesta è una protagonista sovversiva, complessa e affascinante
- La scrittura brillante ben si sposa con le prove attoriali delle attrici principali
- Lo sfondo storico e sociale che accompagna la storia di formazione di Modesta
Lati negativi
- La seconda parte è meno intensa della prima, ma ugualmente di pregio