Last Christmas: recensione del film di Natale con Emilia Clarke
Una comedy che parla d'amore, di normalità e di accettazione di sé
Katarina, detta Kate, lavora come elfo in un negozio di Natale nel centro di Londra, aperto tutto l’anno. È una ragazza disillusa dalla vita, che non crede che un amore o una soddisfazione lavorativa possano farle provare la felicità che merita. Quando arriva Tom però, tutto cambia. Last Christmas è una pellicola del 2019 diretta da Paul Feig, una commedia romantica natalizia che promette anche di far riflettere. Ecco la recensione di Last Christmas.
La sceneggiatura è stata scritta da Bryony Kimmings ed Emma Thompson, che ha realizzato il soggetto della pellicola col marito Greg Wise. La colonna sonora del film comprende i brani di George Michael e degli Wham!, tra cui Last Christmas, e tracce inedite. Nel cast, Emilia Clarke (Il Trono di Spade, Io prima di te) e Henry Golding (Un piccolo favore, Crazy & Rich). Feig ha diretto anche la comedy di spionaggio Spy, il drammatico Un piccolo favore e il remake femminile del grande classico Ghostbusters.
Indice
La trama – Last Christmas recensione
Kate è originaria della Jugoslavia, e da quando la sua famiglia si è trasferita a Londra, non ama passare molto tempo con essa. La sorella è avvocato, ha un’occupazione rispettabile e sembra sempre sapere cosa fare. La mamma è una pudica e seriosa chioccia, che a causa del trapianto di cuore di Kate, la tratta come fosse una bambina. Il padre invece lavora tutto il giorno come tassista, e cerca di tornare a casa il più tardi possibile, per non dover parlare alla moglie, che ormai non ama più.
Una situazione familiare scomoda e un po’ tesa che Kate desidera evitare con tutta se stessa. Anche perché ha dei problemi più gravi da fronteggiare: deve continuamente scontrarsi con l’incertezza di avere un tetto sulla testa prima di andare a dormire. Infatti sfrutta l’ospitalità di amici e parenti perché non si può permettere una casa sua, anche a causa del suo lavoro: lavora in un negozio di articoli da regalo natalizi.
La sua divisa è un simpatico costume da elfo di Babbo Natale, e rimane immersa così a lungo nell’ambiente natalizio che, quando arrivano le feste, non ne può più. Complice anche il suo capo, una signora cinese molto rigida e con la passione per le decorazioni più assurde che si possano trovare sul mercato. La sua vita è fatta di espedienti, ed è una ragazza allergica alle responsabilità, cinica e solitaria. Fin quando non incontra Tom, un fattorino che si sposta in bicicletta per la città innevata, e che con la sua semplicità proverà a scalfire quel muro di protezione che la ragazza si è creata negli anni.
Cosa significa essere normali
Non esiste la normalità. È una parola stupida che fa molti danni.
Cosa significa essere normali? Seguire i comportamenti della maggior parte delle persone che conosciamo, e capire attraverso ciò cosa sia considerato giusto e sbagliato. Vivere secondo le regole imposte da altri, che le si condivida oppure no. È quello che cerca di fare Kate, ventiseienne che fatica ad amalgamarsi alla massa, eccentrica e dal carattere volubile. Non è la ragazza che ci si aspetta. Lavora in un negozio di gioiosi articoli a tema natalizio, ma vorrebbe solo non doversi mascherare da elfo e sorridere tutto il giorno, per poter avere il broncio in santa pace. Si sente imperfetta e diversa, dal momento che la sorella si è sistemata: ha una partner e un buon lavoro, e i genitori possono contare su di lei. Kate al contrario non ha ancora trovato la persona giusta, e l’impiego che ha non le permette di fare grandi spese e non le da soddisfazione.
Si sforza con tutta se stessa di rientrare nei canoni che la società ha imposto per i giovani, che devono essere volenterosi, non spaventati di faticare e entusiasti per tutto. Ma come si fa, quando l’insicurezza economica è all’ordine del giorno, la difficoltà di trovare un amore sincero è tangibile e le avversità della vita sembrano insormontabili? Chiediamoci se abbia davvero senso obbligarci a diventare ciò che ci si aspetta da noi, diventare “normali”, anche a dispetto del nostro essere. Se ci riflettiamo, nessuno sa cosa voglia dire essere normali, “nel giusto”, ordinari. A volte, è l’extra-ordinario quello di cui abbiamo bisogno, e che andiamo cercando negli altri. Costringersi ad essere come tutti gli altri, a cosa porta? Dovremmo invece costringerci ad essere noi stessi. Fino alla fine, malgrado tutto, anche andando contro tutti.
Quanto costa aprire il proprio cuore – Last Christmas recensione
Non ho curato il mio cuore per darlo a qualcuno che me lo spezzerà.
Kate ha subito un intervento al cuore e da quel momento sente di non appartenersi più. Le hanno asportato il cuore malato e debole, che però era il suo. E le hanno donato un organo che le ha permesso di sopravvivere, per il quale è grata, ma che le fa credere di essere cambiata irrimediabilmente. Kate non guarda mai al cielo, perché è lì che si cercano le ispirazioni, si tirano giù i sogni e si ammirano le stelle. È diventata cinica, concreta e disillusa, nella convinzione che la felicità e la fortuna l’abbiano saltata a pie pari. Ormai crede che non sia più possibile aprire il proprio cuore a qualcuno, anche a causa di una serie di esperienze negative che l’hanno portata a proteggersi e a costruire un muro attorno alla sua vulnerabilità.
E così si finisce per avere il terrore di finire di nuovo con il cuore spezzato, dopo aver passato tanto tempo e tanto dolore a ripararlo. In fondo, basterebbe solo capire che l’amore che abbiamo dato, resta per sempre nostro. Indipendentemente da come venga stracciato, accolto o apprezzato dal prossimo. Perché è meglio sentire tutte le emozioni, piuttosto che non provarne nessuna. Anche a costo di farsi male e sbattere ogni volta sul freddo muro di pietra dell’indifferenza e dell’insensibilità. Kate sta percorrendo un percorso insieme a Tom, il fattorino incontrato per caso. Un percorso di ritorno alla semplicità delle piccole cose, alla capacità di guardare in alto e, finalmente, tornare ad afferrare i propri sogni.
Conclusioni – Last Christmas recensione
Nella colonna sonora, troviamo le classiche canzoni natalizie di sempre, come Last Christmas degli Wham!, che da anche il titolo alla pellicola. L’accompagnamento musicale è molto utilizzato, soprattutto nelle scene di passaggio da una scena all’altra. Insieme alle ambientazioni a tema, fatte di lucine ed edifici addobbati a festa, lo spettatore viene immerso sin da subito nell’atmosfera natalizia. Lo spirito natalizio è anche presentato con i classici cliché del caso, ovvero il periodo che concilia l’amore e permette al capo di Kate di conoscere l’uomo di cui si invaghisce proprio al negozio di articoli da regalo. Oppure gli incontri ripetuti e fortuiti con Tom, il ragazzo con cui poi instaurerà un legame profondo e che le farà vedere il mondo sotto un altro punto di vista. Nonostante questi cliché siano rivisitati in chiave ironica, talvolta risultano troppo scontati e banali, e la trama è prevedibile sin dalle primissime scene.
Se guardiamo ai personaggi, si nota la volontà di regalare loro spessore e profondità, ma il risultato è un abbozzo di macchiette e caratterizzazioni che mirano alla simpatia e che rimangono sul piano superficiale. La protagonista ha una storia da raccontare e un passato non sempre felice, ma l’empatia con lo spettatore non risulta continua ed è presente solo a momenti alterni. Nonostante la leggerezza del film, si approcciano anche temi importanti quali il razzismo, la povertà e i luoghi comuni. Nel complesso, un film natalizio adatto per chi vuole rilassarsi e seguire una trama piuttosto semplice, ma che pecca nell’ironia spesso forzata e nel racconto di personaggi che faticano a connettersi con chi guarda.
Last Christmas
Voto - 4
4
Voto
Lati positivi
- Per tutta la famiglia
- Per i fan di Emilia Clarke
Lati negativi
- Trama troppo prevedibile
- Nulla di più rispetto ai classici film natalizi