L’inganno – La Recensione
Abbiamo visto il nuovo film di Sofia Coppola: “L’inganno”, con Colin Farrell e Nicole Kidman. In sala dal 21 settembre. Eccovi la nostra recensione.
Vi presentiamo la recensione de “L’inganno”, opera ultima della grande Sofia Coppola con un cast d’eccezione nel quale ritroviamo Colin Farrell, Nicole Kidman e Kirsten Dunst.
Siamo nel 1863, terzo anno della sanguinosa guerra di secessione americana che vede contrapporsi Nord e Sud. Quando il caporale nordista John McBarney (Colin Farrell) si ritrova gravemente ferito ad una gamba in territorio nemico, la sua unica speranza è l’ospitalità offertagli da Mrs. Martha Farnsworth (Nicole Kidman), istitutrice di un isolato collegio femminile della Virginia dove ella risiede insieme alla sua vice Edwina Morrow e a cinque giovani allieve. Ma lo spirito d’accoglienza di queste pie donne è solo apparentemente ispirato da carità cristiana: il loro obiettivo è ben diverso e per il bel caporale sarà una degenza tutt’altro che tranquilla.
Occorre fare subito una premessa: nonostante la fresca palma cannense per la miglior regia dovrebbe funzionare da campanello d’allarme, il trailer del film potrebbe letteralmente trarre in inganno lo spettatore ignaro dei tempi cinematografici e dei modi filmici di Sofia Coppola. Quest’ultima, infatti, si dimostra una Regista davvero maiuscola nel suo essere ancora una volta perfettamente coerente con la propria concezione di cinema, che da sempre ha spaccato il pubblico in due schiere nette senza alcuna possibilità di compromesso. Da una parte un’abbondante frotta di ammiratori estatici dinnanzi alle sue opere; dall’altra un’altrettanta fitta schiera di detrattori accaniti. Qui si milita nella prima fazione, riconoscendo nella suddetta regista quel talento innato che ha giustamente infranto il cliché per il quale la gran parte dei figli d’arte che seguano le orme paterne debbano preferibilmente essere strozzati in culla.
Soffermandoci su L’inganno, terminata la visione del film viene subito in mente la chiusa biblica di Venere in Pelliccia di Roman Polansky, quando a tutto schermo giganteggiano le apocalittiche parole del libro di Giuditta: ‘E poi Dio lo colpì e lo mise nelle mani di una donna’. Qui di donne ce ne sono ben sette e, se si considera che il soldato bisognoso di cure è il fascinoso Colin Farrell, si spiega facilmente il repentino risveglio ormonale che la presenza di quest’ultimo instilla in esse. Pur non elaborando un soggetto originale, bensì attingendo al romanzo A Painted Devil di Thomas Cullinan e pagando anche la presenza di un precedente filmico importante quale La notte brava del soldato Jonathan, la Coppola non tradisce sé stessa, affidandosi al proprio estro creativo e mantenendo intatta la propria lucidità artistica.
A livello formale la si ritrova nei suggestivi quadri naturalistici, nella raffinatezza pittorica della messa in scena, nelle inquadrature geometriche, nella posata compostezza delle protagoniste. A livello contenutistico il filo rosso che collega la sua intera filmografia è l’attenzione riservata a personaggi, perlopiù femminili, intimamente devastati dalla noia della quotidianità e desiderosi di un cambiamento immediato e radicale. È questa un’urgenza narrativa che, come ben sapranno gli estimatori della regista, si riflette sia nell’insoddisfatta fotografa mancata del suo capolavoro Lost in Translation, sia nell’inadeguata sovrana di Francia del suo peggior film Marie-Antoniette, sia nel padre incapace e puttaniere di Somewhere, sia nelle rapinatrici stellari di Bling Ring.
Tuttavia, se proprio si dovesse trovare il precedente più immediato con cui L’inganno fa chiaramente il paio, si potrebbe dire che la Coppola ritorni alle origini, recuperando l’isolamento emotivo e le coatte repressioni sessuali che già caratterizzavano le disgraziate sorelle Lisbon de Il giardino delle vergini suicide, sua fortunata opera prima. Infatti, spostando l’ambientazione ad un secolo prima (c’è da dire che qui di storico c’è solo il contesto e nulla più), la regista torna a fare i conti con l’idea di un ambiente casalingo soffocante e castrante, luogo di monotonia e astinenza, nei confronti del quale il sesso si figura come strumento di riscatto e affermazione della propria libertà. Ma, se lì c’era una madre rigida e castigatrice oltre ogni misura, qui Mrs. Farnsworth è donna come tutte le altre e guidata da appetiti non diversamente irrefrenabili. Ecco però che in quest’ultima occasione Sofia Coppola abbandona l’atmosfera angosciosamente drammatica del suo primo film per imbastire una gara di seduzione senza esclusione di colpi; qui anelano tutte al selvaggio Yankee infermo e la competizione per possederlo (nel senso più letterale del termine!) passerà attraverso esecuzioni al pianoforte e torte prelibate, scollature a barchetta e fugaci baci notturni, chiacchierate al sapore di brandy e lavaggi peccaminosi.
E il colpo di genio sta in una sceneggiatura che potremmo definire ‘a rimbalzo’, poiché i ruoli di vittima e carnefice non sono mai chiari, bensì si alternano continuamente; così, se il caporale prima stuzzica le singole fantasie che gli girano intorno, si ritroverà poi burattino nelle mani di donne affamate e in reciproca competizione, tra le quali spiccano la procace Alicia di Elle Fanning, l’esasperata Edwina di Kirsten Dunst (attrice feticcio della regista) e la perfida istitutrice di Nicole Kidman. Dunque, nonostante qualche calo di ritmo e un troppo imbalsamato Colin Farrell, il risultato è un raffinato ricamo di sguardi provocanti e dialoghi finissimi. Capace di divertire con eleganza ed intelligenza, L’inganno è una commedia nerissima d’animo femminile e di spirito femminista. E basterebbe soltanto citare l’irresistibile scena della torta di mele per capire quanto la Coppola riesca ancora una volta a dare una lezione di grandissimo Cinema: grazie di esistere, Sofia!
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L'inganno - La Recensione - 9
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The Good
- Sceneggiatura, regia, interpretazioni del cast femminile
The Bad
- Qualche calo di ritmo e l'interpretazione di Colin Farrell