Lock & Stock – Pazzi scatenati: recensione del film di Guy Ritchie
Il mondo del crimine non è mai stato così divertente
Al giorno d’oggi ormai, Guy Ritchie è un regista piuttosto conosciuto persino per il grande pubblico. Partito da Lock & Stock, di cui vi proponiamo la recensione, ha poi girato film come Aladdin, i due Sherlock Holmes con Robert Downey Jr. e altri blockbuster che hanno permesso di far arrivare in tutto il mondo. Se Aladdin ha incassato un miliardo di dollari e i film su Sherlock hanno riscontrato un discreto successo, nella carriera di Ritchie non mancano di certo i flop come King Arthur, con protagonista un Charlie Hunnam (Sons of Anarchy) sempre più in ascesa; oppure Operazione U.N.C.L.E. con Henry Cavill (Justice League) e Armie Hammer (Chiamami col tuo nome).
Tra alti e bassi Guy Ritchie è riuscito ad affermarsi nel mondo del cinema e di recente ha sorpreso con il suo ultimo lavoro The Gentleman, che rappresenta una sorta di ritorno al passato per il regista. Non è la prima volta che Ritchie dopo una serie di insuccessi ritorna sui propri passi; lo stesso era infatti accaduto con Rocknrolla che, dopo il flop dei due lungometraggi precedenti, proponeva una storia più in linea con i suoi lavori più apprezzati. Questo “stile” frenetico ed ironico tanto decantato è ravvisabile sin dalla sua prima opera, Lock & Stock. Al suo debutto dietro la macchina da presa in un lungometraggio Ritchie, sceneggiatore di quasi tutti i suoi lavori, imbastisce una storia ambientata nei sobborghi criminali di Londra, tra ladri, spacciatori e pericolosi boss del crimine.
Indice
Trama: un debito da pagare – Lock & Stock, la recensione
Tom, Soap, Bacon e Eddie sono quattro ragazzi che cercano di guadagnare, in un modo o nell’altro, di sbarcare il lunario nei sobborghi di Londra. Eddie e Bacon sono dei semplici ladri, rubano la merce e poi la rivendono illegalmente per strada. Tom è invece il tuttofare, se hai bisogno di qualcosa è da lui che vai e per un prezzo fuori dal mercato, otterrai ciò che desideri, anche se non del tutto legalmente. Dei 4 invece Soap è l’unico pulito. È chiamato così proprio perché l’unico a non avere le mani in pasta da nessuna parte. Soap gestisce legalmente un ristorante e il fatto che tutto sia in regola è il suo più grande vanto. Nonostante gli stratagemmi e i loschi piani per racimolare quattrini, questi ladruncoli non vivono nell’oro, ma sono pronti a fare il grande salto.
Da tempo ormai risparmiano soldi per permettere ad Eddie di entrare nel giro del poker clandestino. Nonostante il ragazzo sia un fuoriclasse ha la capacità di “leggere” le carte guardando le espressioni facciali dei giocatori. I quattro decidono così di mettere sul piatto 25000 sterline a testa per raggiungere la cifra minima di 100000 sterline, cifra che gli garantirebbe l’ingresso ad uno dei tavoli verdi più ambiti della periferia londinese, quello di Harry detto l’Accetta. Costui è il boss del crimine locale ed un magnate della pornografia; insomma un tipo per nulla affidabile che inevitabilmente finisce per truffare il giovane giocatore. Entrato con 100.000 sterline Eddie, esce con un debito di mezzo milione da pagare entro una settimana. Dopo mesi passati a risparmiare, i quattro ora hanno soltanto sette giorni per trovare una cifra spropositatamente elevata e salvarsi la pelle.
Le maschere di Guy Ritchie – Lock & Stock, la recensione
Lock & Stock di primo acchito potrebbe sembrare la semplice storia di quattro piccoli criminali che cercano di guadagnare denaro in modo rapido e indolore. In realtà il quadro dipinto da Ritchie è molto più ampio e complesso. Il regista nel corso del tempo ha trovato la propria via dirigendo pellicole corali e Lock & Stock ne è un esempio lampante. Il film concentra il proprio focus su quelli che superficialmente potremmo considerare i “protagonisti” della storia, ma i personaggi presentati sono molti di più e per quanto secondari hanno tutti un ruolo ben preciso. Si passa dal rude scagnozzo di Harry, Battista ai due ladruncoli da strapazzo che cerano di guadagnarsi da vivere. Poi c’è Nico il Greco, il ricettatore, che a sua volta lavora con Joe Bracker, il più potente trafficante di Londra.
La lista potrebbe allungarsi ancora di più ma ci vogliamo fermare un attimo per riflettere sull’incredibile abilità di Ritchie nel giostrarsi senza problemi in una storia ricca di colpi di scena e di personaggi.
Nei sudici sobborghi di Londra vige una sola regola di vita: guadagnare. Tutti sono mossi dalla stessa motivazione, persino i protagonisti, e sono disposti a fare qualunque cosa pur di riuscire nel proprio obiettivo. Ci si rende così conto che ognuno di loro ricopre un ruolo ben preciso, quasi fossero delle maschere teatrali. I criminali possono essere suddivisi secondo una sorta di scala gerarchica in cui ognuno è il sottoposto di qualcun altro ed ha un proprio compito. In questo modo, Ritchie riesce ad evitare di confondere lo spettatore ed organizza una narrazione sì complessa, ma estremamente comprensibile. Pur non sapendo chi si ha davanti e quale sia il suo vissuto, si intuisce subito il ruolo del personaggio all’interno della storia cosicché ogni pezzo vada al proprio posto e la narrazione frammentata non diventi una narrazione confusionaria.
Il crimine non è mai stato così divertente
Il prezzo di inserire tanti personaggi in un film è che nessuno poi viene approfondito adeguatamente. Quello che è il fulcro della narrazione, non ha background, i personaggi sono semplicemente presentati. Fortunatamente il loro essere degli archetipi aiuta ad empatizzare ed entrare nel contesto del film, bilanciando l’assenza di caratterizzazione. A contribuire vi è poi un narratore esterno che li introduce e rende tutto ancor più chiaro. La regia adottata da Ritchie, inoltre, è perfettamente funzionale alla storia. Il montaggio frenetico passa da una situazione all’altra senza straniare lo spettatore e fa sì che il ritmo della narrazione non cali. Il tutto è poi visto attraverso un filtro giallognolo che rende l’immagine grezza con lo scopo di trasmettere lo stesso squallore e precarietà in cui si trovano i personaggi. Anche la grana della pellicola estremamente visibile contribuisce poi a dare al film un tono sporco che rispecchia perfettamente la storia.
I criminali di questa Londra non sono però efferati assassini. Per quanto violenti e pericolosi, infatti, Ritchie si sofferma sull’aspetto buffo di questi individui, che involontariamente finiscono per creare situazioni comiche. I ragazzi sanno di essere braccati da Harry e che se non pagheranno potranno dire addio alle loro vite; ma lo spettatore non percepisce mai una reale minaccia e piuttosto guarda divertito e con distacco l’evolversi degli eventi. Lock & Stock è un film rocambolesco, divertente e sfuggente, oltre ad essere la prima prova di un regista già allora promettente. Guy Ritchie ha scritto una storia corale perfettamente comprensibile, condita da una regia coinvolgente che trasporta lo spettatore in un vortice di eventi assurdi. Come avrete capito dalla recensione, Lock & Stock è un film degno di nota e se non conoscete questo stravagante regista è ora di recuperare.
Lock & Stock
Voto - 7.5
7.5
Lati positivi
- Ottima gestione di un cast composto da molti personaggi
- Regia, fotografia e montaggio impeccabili
Lati negativi
- Approfondimento dei personaggi totalmente assente