Loki: recensione della seconda stagione
Questa seconda stagione di Loki presenta alti e bassi agli estremi: un finale eccellente è preceduto da puntate scritte in modo pigro e incostante.
Dopo una prima stagione atipica nell’universo Marvel, Loki torna con una nuova season e tante promesse per quello che è il nuovo villain e il destino del Dio dell’inganno. Così come erano inusuali gli episodi precedenti, anche questa seconda stagione non è da meno. Con le prime due puntate ben strutturate e accattivanti, un intermezzo debole e un finale incredibile, è molto difficile parlare di Loki se non partendo dalla fine.
Indice
- Il Dio che devo essere
- Una serie anticinematografica
- Una scrittura non sempre coerente
- Note conclusive
Il Dio che devo essere – Loki, la recensione
Il finale di Loki e la penultima puntata sono, senza ombra di dubbio, uno dei prodotti migliori della MCU. Un’estetica vibrante accompagnata da una regia perfetta caratterizzata da movimenti di macchina ricercati, primi piani intensi, una fluidità visiva che accompagna una narrazione altrettanto lineare quanto ricercata. Il Dio dell’inganno che ci accompagna da più di dieci anni arriva a un punto cruciale del suo arco narrativo, ad una conclusione a lungo ricercata e che deraglia dal personaggio che Loki era senza però venir meno alla coerenza narrativa.
La trasformazione di Loki è completa e da l’antieroe per eccellenza, tanto amato dal pubblico e da suo fratello quanto temuto da tutti gli altri, trova la redenzione, ma a modo suo. Se gli ultimi due episodi, accompagnati da un breve prologo, fossero stati racchiusi in un film piuttosto che in una serie tv, Loki sarebbe stato il miglior prodotto targato Marvel.
Una serie anticinematografica – Loki, la recensione
Di fronte ad un finale eccellente, non si possono però ignorare i difetti degli episodi precedenti e che sono i medesimi che accomunano tutte le serie Marvel: una scrittura pigra dei personaggi e le puntate centrali che smorzano qualsiasi entusiasmo.
Il problema principale di Loki, sempre escludendo il finale e qualche accenno ai primi episodi, è che è sostanzialmente anticinematografica. Invece di mostrare, di raccontare con i fatti e le vicende, la narrazione attraversa tre ore di storia lenta dove non accade nulla se non personaggi che parlano, dialoghi ripetuti al fine di spiegare i meccanismi tecnici del Telaio, personaggi che si muovono nei medesimi teatri di posa di sempre. Anche se l’estetica, che unisce il vintage alla fantascienza (e una CGI curatissima) che è il pregio maggiore di Loki non salva la visione.
Una scrittura non sempre coerente – Loki, la recensione
Il vero dispiacere, però, è vedere la disparità tra la scrittura di alcuni personaggi e altri. Come già detto, il Dio dell’inganno e il suo arco narrativo è il vero motivo per cui approcciarsi alla serie e, anche se alcuni tratti della sua personalità cambiano in modo fin troppo repentino, nel complesso il suo è un viaggio che si conclude nel migliore dei modi e coerente anche con tutto il suo percorso all’interno non solamente della serie, ma anche dei film precedenti.
Un percorso reso intenso anche dall’interpretazione di Tom Hiddleston che ha dato vita a un personaggio come pochi attori sono in grado di fare. Altra nota di merito per O.B., interpretato da Ke Huy Quan (Everything Everywhere All At Once) che veste i panni di uno scienziato eccentrico quanto brillante.
Un ruolo che doveva andare a braccetto con quello di Victor Timely, una delle Varianti di Kang, ma quest’ultimo, al contrario, ricalca fin troppo lo stereotipo dell’inventore bizzarro con un accenno mal riuscito al dottor Frankenstein.
Ad essere penalizzate maggiormente da una scrittura non brillante sono Miss Minute e Ravonna. Entrambe bramano l’amore di Kang, entrambe si fanno manipolare facilmente guidate da un affetto che – ancora una volta – non viene mai mostrato, ma solamente accennato creando così un legame fittizio tra loro due e Kang e una rivalità infondata tra le due.
Note conclusive – Loki, la recensione
Tirare le conclusioni di Loki non è quindi semplice, ancor più difficile è darle una valutazione conclusiva e un voto che possa giudicarla. È da molto tempo che quasi ogni serie tv della Marvel ha i medesimi difetti e le recensioni finiscono, purtroppo, per assomigliarsi fin troppo tra di loro decantando i medesimi discorsi per parlare di titoli diversi. La prima stagione era stata un’eccezione, quest’ultima purtroppo si è invece uniformata all’ondata che ha colpito il MCU, ma che la direzione ha promesso di cambiare dopo le critiche che Secret Invasion ha ricevuto.
Tornando a parlare strettamente di Loki, dopo la conclusione e quella che sembra essere l’addio al personaggio, rimane l’amaro in bocca – ancora una volta – per quello che poteva essere e invece non è stato. L’idea conclusiva che gli autori avevano per Loki è perfetta per il personaggio e per la direzione che la Marvel ha preso, ma avere solamente un’idea che occupa due ore su sei non basta per creare una serie tv. Il problema di fondo rimane quello di chiamare autori che potrebbero dare il loro meglio in un film, ma che non hanno familiarità con il linguaggio seriale. Un po’ come era stato per Moon Knight, anche Loki doveva essere un film fin dal principio.
Loki
Voto - 7
7
Lati positivi
- Un finale eccellente
- L'arco narrativo di Loki
- L'estetica e la regia
Lati negativi
- La scrittura premia alcuni personaggi, ma ne penalizza altri
- Le puntate centrali