L’ombra di Caravaggio: la recensione del film di Michele Placido con Riccardo Scamarcio
Il Caravaggio diretto da Michele Placido con Riccardo Scamarcio e Louis Garrel
Dopo i recenti rifacimenti cinematografici sulla vita di grandi artisti arriva ora il turno di un celebre pittore, di cui vi parleremo meglio nella nostra recensione di L’ombra di Caravaggio. D’altronde la vita travagliata e l’estro creativo ed innovativo di Michelangelo Merisi non potevano non suscitare un grande interesse per la Settima Arte. Il recente Van Gogh, interpretato splendidamente da Willem Dafoe, ci ha mostrato come dramma e arte possano convivere meravigliosamente. Questo funziona ancora meglio se il film tratta della biografia di cosiddetti “artisti maledetti”. Un artista che contribuì a lanciare il mito del “genio e sregolatezza” fu proprio un pittore: Jackson Pollock, uno degli esponenti dell’espressionismo astratto americano.
Tanti i punti che accomunano Van Gogh e Caravaggio sebbene uno segua la scia dell’espressionismo e l’altro del realismo. Entrambi sono stati innovatori, incompresi nel loro tempo, entrambi perseguitati seppur in modo differente. Due vite tormentate, perfette per una racconto su grande schermo. Nasce dunque da una produzione italo-francese il film che racconta la storia di Michelangelo Merisi, di cui vi parleremo più dettagliatamente nella nostra recensione. Diretto da Michele Placido con Riccardo Scamarcio nei panni del pittore e il francese Louis Garrel nella parte del persecutore.
Indice:
- La trama
- Il punto di vista di Michele Placido
- Analisi
- Il Caravaggio di Placido
- Aspetti tecnici
- Conclusioni
La trama – L’ombra di Caravaggio recensione
La storia inizia nella fase finale della vita di Michelangelo Merisi. Caravaggio si nasconde a Napoli in attesa del perdono papale per l’omicidio di Ranuccio, apparentemente rimasto ferito a morte dopo una contesa per una partita di pallacorda. La pena prevede la decapitazione. Fortunatamente Caravaggio, grazie alla sua arte, si è conquistato l’amicizia di potenti famiglie aristocratiche, dentro e fuori Roma. Riesce così a rimanere nascosto e relativamente al sicuro dalla minaccia della pena capitale. Sulle sue tracce, oltre al fratello di Ranuccio che brama vendetta, si è messo però un astuto e glaciale investigatore (Louis Garrel) incaricato da Paolo V in persona. Il suo compito è scoprire se Caravaggio nella sua vita e arte abbia realmente commesso eresia nei confronti della Chiesa.
Inizia a raccogliere informazioni partendo proprio dagli amici del pittore ma anche dai rivali dell’accademia. Attraverso i racconti delle persone e gli interrogatori sotto tortura emerge un profilo sempre più chiaro. Caravaggio è un pittore dal talento eccelso, voluto ed amato dagli aristocratici ma anche dal popolo comune utilizzato come modello per i suoi dipinti. La sua arte si occupa di realtà, riproduce scene sacre e bibliche a partire da modelli presi direttamente nelle strade. Che siano ladri e prostitute non importa, quello che conta è che sia reale e che Dio incontri le persone tramite la sua arte. Questo la Chiesa non può ammetterlo, pur riconoscendone il talento. Inoltre ci sono quel sanguinoso delitto lasciatosi alle spalle e l’accusa di sodomia…
Il punto di vista di Michele Placido – L’ombra di Caravaggio recensione
Anziché prendere e raccontarci semplicemente la storia di Caravaggio dal principio, Michele Placido parte dalla fine. Il regista fa rivivere la figura di Michelangelo Merisi grazie alle indagini compiute da un personaggio inventato, l’investigatore interpretato da Garrel. Attraverso i racconti delle persone interrogate riaffiorano le immagini della vita sregolata di un pittore dal talento eccelso. Un qualcosa di molto simile (al livello narrativo) avveniva anche nel film di animazione Loving Vincent del 2017 incentrato però su Van Gogh. Ne L’ombra di Caravaggio ci muoviamo tra il presente, dove viene svolta l’indagine, ed il passato del pittore che prende forma grazie ai racconti della gente. L’investigatore che si muove per conto di Paolo V altro non è che” la sua ombra”, da cui il titolo del film che gioca anche sulla natura oscura del pittore.
Analisi in breve
Il film racconta in maniera abbastanza fedele i fatti realmente accaduti; ripropone il momento in cui sono stati pensati e dipinti alcuni dei suoi quadri celebri cercando di rimanere fedele ai fatti così come sono stati narrati oggi (a parte qualche piccola eccezione). Ci viene mostrato l’amore di Caravaggio per la realtà, motivo per cui è stato ridefinito il pittore del popolo. Le sue opere sono in netto contrasto con i tempi ed anche con la visione della Chiesa che non tollera la possibilità che un’immagine sacra sia stata dipinta partendo ad esempio dal cadavere di una prostituta morta affogata. L’ombra di Caravaggio ripercorre in maniera drammatica la storia del pittore, si concentra maggiormente sull’animo di Merisi e sui suoi tormenti. Il film ci restituisce appieno il suo pensiero e le sue filosofie che servono anche da chiave di lettura per i suoi capolavori.
Il Caravaggio di Placido
Oltre al genio c’è anche la sregolatezza. Come tutti sappiamo Caravaggio era un rissoso ed un grande corteggiatore. Il suo temperamento lo ha portato a fare i conti più volte con la giustizia, fino al fatidico omicidio di Ranuccio immaginato da Placido in un preciso modo per ovvie finalità cinematografiche. Un po’ come il finale, sicuramente drammatico e d’effetto ma che si discosta non poco dalle tesi al momento ritenute più veritiere sulla morte del Caravaggio. Ma a parte qualche licenza artistica, necessaria comunque per raccontare una storia drammatica e non troppo documentaristica, il film è veramente fedele alla storia del pittore.
Come un artista dipinge la sua tela, così Michele Placido dipinge scena dopo scena il ritratto del suo Caravaggio ed alla fine l’idea che abbiamo di lui è quella di un talento unico ma eccessivamente sregolato per poter vivere a lungo. Chissà quali altri capolavori ci avrebbe potuto regalare se fosse vissuto di più, pensiero che ancora oggi pervade la mente di tante persone e forse anche di chi l’ha perseguitato fino alla fine dei suoi giorni, un concetto che il film esplicita proprio nel finale.
Aspetti tecnici – L’ombra di Caravaggio recensione
Il lavoro tecnico svolto è stato di fondamentale importanza per rappresentare su grande schermo il Caravaggio di Michele Placido. Abbondano i chiaroscuri, esigenza sia dettata dall’illuminazione del periodo storico ma che richiama anche l’arte pittorica di Michelangelo Merisi. I costumi e la resa scenografica hanno contribuito non poco a far rivivere i luoghi e le situazioni di quei periodi. L’immersione nelle atmosfere del tempo è totale.
E mentre ci ha convinto l’interpretazione di Riccardo Scamarcio siamo rimasti in parte delusi dalla recitazione troppo ferma e monotona di Garrel, forse complice anche il modo in cui è stato pensato e scritto il suo personaggio. Ma d’altronde serviva un’antagonista che facesse da contraltare ad un protagonista sregolato e dalla discutibile moralità. Ci saremo aspettati però un inquisitore con una presenza scenica più inquietante e spaventosa invece di uno che ha tutta l’aria di essere il primo della classe. Discutibile tra l’altro anche l’aspetto impomatato del riccio di Garrel in alcune scene.
Le nostre conclusioni – L’ombra di Caravaggio recensione
L’ombra di Caravaggio di Michele Placido racconta la storia del tormentato pittore sfruttando un punto di vista originale ed inedito. La storia appassiona soprattutto nella prima metà, rallenta troppo di ritmo invece nella parte conclusiva. Le scene ambientate al presente dove il personaggio di Garrel conduce le indagini sono decisamente troppe e spezzano male con le sequenze di Caravaggio. Forse concentrarsi maggiormente sui quadri e sul processo artistico, anche al livello tecnico, avrebbe creato più interesse. Il continuo rimando tra presente e passato altera il flusso narrativo e rallenta troppo il focus sulla figura del pittore. Nel complesso possiamo però dirci soddisfatti del lavoro svolto. La ricostruzione degli ambienti e dei costumi del periodo ci ha fatto immergere pienamente nelle cupe atmosfere del 1600 rivivendo i chiaroscuri che ispirarono Caravaggio.
Il film riesce perfettamente a far emergere l’idea di un’artista maledetto, pieno di dissidi interiori ed esteriori. Un’anima tormentata con una visione rivoluzionaria ed un talento più unico che raro. Film che raggiunge la sufficienza ma che speravamo emozionasse molto di più. L’ombra di Caravaggio (qui il trailer) è un film drammatico che ci racconta la storia del celebre pittore. Coproduzione italo-francese, scritto e diretto dal maestro Michele Placido. Nel cast tra i protagonisti il duo Riccardo Scamarcio (Caravaggio) e Louis Garrel (l’investigatore e persecutore), ed anche Isabelle Huppert, Micaela Ramazzotti, Gianfranco Gallo, Vinicio Marchioni, Lolita Chammah, Alessandro Haber, Moni Ovadia, Lorenzo Lavia, Brenno Placido. Il film della durata di circa 118 minuti è stato proiettato in anteprima alla 17ª edizione della Festa del Cinema di Roma. Prevista l’uscita su grande schermo a partire dal prossimo 3 novembre.
L'ombra di Caravaggio
Voto - 6.5
6.5
Lati positivi
- La ricostruzione fedele del periodo storico e della vita del pittore
- Il lato tecnico, specie fotografia e scenografie
Lati negativi
- Le parti ambientate al presente spezzano il ritmo
- Manca di forti emozioni
Molto convincente l’interpretazione di Riccardo Scamarcio, un personaggio che gli calza a pennello.
Bellissime le ambientazioni e le ricostruzione degli atti creativi