Loro 1 – Recensione dell’atteso film di Paolo Sorrentino
Ecco la nostra recensione sulla prima parte di "Loro", il film di Paolo Sorrentino sul personaggio di Silvio Berlusconi
Questa recensione di “Loro 1” non sarà definitiva. Non sarà una recensione completa, un’analisi dettagliata e che avrà pro e contro espressi con la massima delicatezza e con un essenziale beneficio del dubbio. Tale sarà perché l’ultimo film di Paolo Sorrentino, incentrato sulla vita di Silvio Berlusconi, sarà distribuito in due parti. Scelta discutibile, che però si presume sia stata trovata a fronte delle circa 4 ore complessive di film. Per questo si parla di Loro 1, perché appunto è semplicemente il “primo tempo”, più che la prima parte (per non scomodare analogie con film che hanno fatto buon uso del termine, tipo Il Padrino). Questa recensione del film di Paolo Sorrentino è un assaggio di quello che riassumeremo all’uscita di Loro 2, con una valutazione complessiva. Per adesso, proviamo ad analizzare ciò che abbiamo visto e cosa abbiamo percepito, tirando delle somme provvisorie. Ecco la nostra recensione!
Loro 1 – Recensione dell’atteso film di Paolo Sorrentino
«Tutto documentato, tutto arbitrario»
Questa è la frase, di Giorgio Manganelli, che anticipa la messa in scena di “Loro 1“. E da questo possiamo di certo renderci conto di cosa vedremo, che forse sarà diverso da ciò che ci aspettavamo di vedere. Non è una ricostruzione storico-politica della vita di Silvio Berlusconi, è altro. “Loro” è un prodotto che necessita una visione distaccata, attenta a non farsi coinvolgere da una storia fittizia che permette di arrivare a cogliere meccanismi più profondi. Perché proprio questo vuole saltare a galla.
Ciò che vediamo è quasi un pretesto e forse neanche importa. Importa ai fini di una trama scorrevole e sorprendentemente più lineare di quanto ci si aspettava (almeno per ora). Per un’ora vediamo passarci davanti decine di donne, il più delle volte nude. Ma il punto non è questo, quelle donne a cosa servono? Ci porteranno a “Lui“, a cosa si nasconde dietro. E per arrivare a lui, servono Loro. Loro non sono persone, non sono animali (ne vediamo qualcuno, da prendere simbolicamente), o almeno sono anche quelli, ma perlopiù circostanze, necessità, convinzioni, piani e fallimenti.
Sorrentino è abile nello scindere la figura di Silvio Berlusconi dal suo personaggio. Il fulcro non sta nella sua imitazione, nell’approccio documentaristico della vicenda. Piuttosto, il regista italiano, sceglie di far luce sui punti più umani, più primordiali, più insiti. In ciò un grande merito va alla prova di Toni Servillo: magistrale caricatura e parodia dell’ex premier, che fa uscire attraverso il grottesco e il ridicolo tutta la sua tristezza. Come già detto, non un’imitazione ma un’analisi più profonda, se pur velata.
Loro: 1.1
Paolo Sorrentino calca la mano sulla scelta di dividere il film in due parti, facendo una divisione, meno marcata, nella prima parte. Infatti “Loro 1” prosegue lineare, senza rotture narrative esagerate ma lascia l’idea di aver visto due mini film che si sono intrecciati, più o meno esplicitamente, nell’arco di un’ora e quaranta.
La prima sezione di “Loro 1” vede protagonista Sergio Morra (Riccardo Scamarcio), giovane affarista pugliese, abile nel corrompere politici con un giro di escort. La sua stessa compagna, pur non concedendosi, fa parte delle sue donne: giocherà con l’ex ministro berlusconiano Santino Recchia (Fabrizio Bentivoglio), intenzionato a diventare leader del centro-destra. Ma Morra vuole andare oltre, vuole conoscere “Lui”. Alla riuscita del piano sarà molto utile l’incontro con Kira (Kasia Smutniak), misteriosa donna che tiene contatti con il bersaglio. Il piano di Sergio Morra passa attraverso una villa in Sardegna, esattamente davanti a quella dell’ambito uomo: le feste saranno all’insegna della droga e della passione sessuale, in modo da attrarre la preda.
Questo “Loro 1.1” è all’insegna di ciò che ci aspetteremmo da un film su Berlusconi, crudo e squallido. Come se “La Grande Bellezza” si sia riempita di droga ed escort: alcune scene rimandano ai party di “The Wolf of Wall Street“. E proprio il protagonista del film di Scorsese, Jordan Belfort, viene rievocato da quello interpretato da un ottimo Riccardo Scamarcio. Becero, insoddisfatto e ambizioso, analogamente imbottito di droghe e circondato da donne: uguale è anche la profonda tristezza che si legge nei suoi occhi.
Ma questa prima parte ha un’altra caratteristica particolare, non compare Lui, non si fanno neanche nomi. Il punto di svolta sta in quella villa in Sardegna e in quella festa all’insegna delle pasticche d’ecstasy: proprio quelle sono la svolta simbolica del film, trasformandosi. Nella scena precedente infatti vediamo un camion dei rifiuti sbandare e far schizzare via i rifiuti (allusioni a quel marcio, a “Loro“, forse) che si trasformano, in transizione, nella pioggia di pasticche. Quest’immagine pregna di simbolismo fa cambiare marcia al film.
Loro: 1.2
Svolta leggera, cambio di marcia accompagnato senza traumi. Quando si passa all’ambientazione sarda, i nomi si fanno, “Lui” non è più tale, è Silvio Berlusconi. E si entra leggermente, quasi come a non disturbare, nella sua vita. La vita, che in quel periodo, lo annoia. Nessun incarico politico, non è neanche più al governo. Lo scopriamo durante le passeggiate, scopriamo il carattere e ciò che lo ha portato alla ribalta. Ma anche le sue insicurezze, i meccanismi celati e le debolezze. Una di queste è certamente il rapporto con Veronica (Elena Sofia Ricci, in stato di grazia): un rapporto che sembra da anni irrimediabilmente rotto.
Ma dei piccoli dettagli mostreranno qualcosa di più profondo: quel bambino, quella tristezza e quelle intenzioni che porteranno anche a far sorridere una moglie esausta. Sorrentino passa dalle sequenze disturbanti e ruvide della prima sezione, dalla corruzione e dal male si passa ai sentimenti, a delle emozioni più profonde. Quel tipo di sentimenti che non vanno messi da parte.
“Non si dovrebbe mai mettere da parte soldi, sentimenti e pensieri. Perché dopo non si usano più.”
In questa seconda sezione il Berlusconi bambino che tenta di riconquistare Veronica si sovrappone a quello manipolatore, che forse siamo più abituati a conoscere. Curiosa la sequenza in cui convince il nipote che l’escremento che ha pestato è in realtà terra, ai limiti del credibile: ma come dice lui, l’importante è che ci ha creduto. In questa seconda sezione c’è una linearità maggiore, una distensione che va benissimo in contrasto con la linea frastagliata degli episodi con Scamarcio.
L’estetica del simbolo
Perché complessivamente questo è, oltre la ricerca di scavare nel lato umano, un grande esercizio estetico. Sorrentino spinge sempre più oltre le sue qualità di “fotografo” e immortala sequenze con un impatto visivo incredibile. Fotografia, colori, luci, movimento di macchina e inquadrature studiare per conferire alla scena le qualità estetiche che folgorano. La simbologia legata a certe immagini e soggetti è anche un elemento fortissimo di questa prima parte: dagli animali, frequenti dall’inizio alla fine, alle transizioni in slow-motion con particolari allusioni sociali. Il tutto farcito da una colonna sonora, anch’essa inaspettata, ma che combacia pienamente con le immagini che vediamo.
Certo, non possiamo dare un voto finale, un parere completo, però un’idea possiamo cominciare a farcela. In “Loro” vediamo due Sorrentino diversi, sorprendentemente, che riescono a sposarsi. La divisione in sezioni all’interno di un film già diviso, simula eccezionalmente i ritmi di una serie tv. Per adesso “Loro” è un prodotto pienamente sufficiente e promosso. Se Sorrentino si spingerà ancora più alla ricerca dei lati in ombra di Berlusconi, non lo sappiamo: non ci resta che aspettare l’uscita di “Loro 2” (10 maggio).