Madres: recensione del film horror di Ryan Zaragoza – Welcome to the Blumhouse
Su Amazon Prime Video arriva Madres, film di Ryan Zaragoza del ciclo horror antologico Welcome to the Blumhouse
Amazon Prime Video ha rilasciato gli ultimi due film della seconda parte del ciclo antologico Welcome to the Blumhouse. The Manor di Axelle Carolyn e Madres, diretto da Ryan Zaragoza e di cui vi proponiamo la nostra recensione. Madres condivide in qualche modo lo spunto di partenza con i primi due film rilasciati la scorsa settimana: Black as Night e Bingo Hell. Anche al centro di questa storia, basata su fatti realmente accaduti, c’è una minoranza etnica e un sottotesto di stampo sociale; civile, potremmo dire in questo caso. La storia vera da cui il film di Zaragoza prende spunto è una sconvolgente vicenda che ha distrutto la vita di un gran numero donne messicane per diversi decenni.
Una storia che non tratteremo nel dettaglio per non svelare più del dovuto e pregiudicarvi la visione del film e che ha a che fare con un programma “eugenetico” applicato in diversi stati degli USA a partire dagli anni Venti. Uno dei capitoli più bui nella storia della democrazia americana. Zaragoza racconta questa vicenda atroce, parla di razzismo, emarginazione e oppressione attraverso il linguaggio del cinema horror. Nel cast Tenoch Huerta, Ariana Guerra, Elpidia Carrillo, Kerry Cahill, Robert Larriviere e Joseph Garcia. Prima di passare alla recensione di Madres vediamo qui di seguito i dettagli salienti della trama.
Indice:
- La trama
- L’importanza del contenuto, l’inadeguatezza della forma
- Considerazioni tecniche e conclusioni
La trama – Madres, la recensione
Le vicende si svolgono negli anni Settanta. Diana e Beto sono una giovane coppia che aspetta il primo figlio: lei è una giornalista americana, lui è un manager agricolo messicano. Si trasferiscono da Los Angeles in una comunità agricola di migranti messicani in una sperduta valle della campagna californiana. Diana si sente spaesata e a disagio in questa comunità latina fortemente legata alle proprie tradizioni. Anche le sue origini sono latine ma i suoi genitori, costretti a reprimere la propria identità culturale, non le hanno nemmeno insegnato lo spagnolo. Così, Diana si sente esclusa e per la prima volta si ritrova a dover sopportare la condizione di gringa emarginata. A peggiorare la situazione, in paese, circola la convinzione – che per Diana è superstizione – che una maledizione perseguiti le future mamme. Le donne incinte soffrono di sfoghi cutanei, estrema debolezza, addirittura allucinazioni.
La donna inizia a indagare e scopre che nella comunità, nel corso degli anni, si è registrato un drastico calo delle nuove nascite. Scettica sulla possibilità che si tratti effettivamente dell’effetto di una maledizione, Diana pensa che siano i pesticidi impiegati nelle coltivazioni a causare problemi alle donne in gravidanza. La futura mamma inizia ad essere perseguitata dal fantasma di Teresa, una donna incinta scomparsa in circostanze misteriose. Teresa viveva col marito nella casa che Diana e Beto hanno comprato. Nei diari, che Diana trova insieme a diversi ricordi della donna, Teresa accenna a una misteriosa “febbre della valle”. Per la giovane giornalista è la conferma che le donne incinte si ammalano a causa dei pesticidi ed è decisa ad andare in fondo alla vicenda. Ben presto, però, Diana scopre che la comunità agricola in cui vive nasconde un segreto ancor più agghiacciante.
L’importanza del contenuto, l’inadeguatezza della forma
Come accennato all’inizio della nostra recensione, Madres prende spunto da una storia vera, drammatica e troppo poco nota. La storia del programma di eugenetica applicato negli Stati Uniti ai danni dei migranti messicani nel Ventesimo secolo; delle donne in particolare. Una storia agghiacciante che meritava di essere raccontata; forse, però, non sotto forma di film horror. Quello di Zaragoza è un horror che zoppica sotto più punti di vista, col risultato che l’importanza del contenuto viene penalizzata dall’inadeguatezza della forma. Oltre allo spunto storico reale, Zaragoza innesta nella narrazione riflessioni sull’emarginazione e sul razzismo, perfettamente (e tristemente) calzanti anche ai giorni nostri. I titoli di coda, poi, ci ricordano con prove fattuali che anche le orribili pratiche eugenetiche sono ben lontane dall’appartenere al passato.
Interessante anche l’idea che la protagonista – una gringa, seppur di origini latine – si ritrovi ad assumere il ruolo di outsider in una comunità messicana coesa e fortemente legata alle sue tradizioni. Un “ribaltamento di ruoli” piuttosto inedito e abbastanza originale. Peccato che Madres difetti proprio come film horror in senso stretto. Se lo scopo primario di un film dell’orrore è quello di fare paura, Madres è ben lontano dal centrare l’obiettivo. Non bastano pochi inflazionati jumpscare montati qua e là per ottenere il risultato. Mancano la tensione, l’angoscia, la sensazione di pericolo imminente, i brividi tipici del cinema horror. Per certi versi siamo più vicini al thriller, ma chi si aspetta una pellicola del terrore difficilmente troverà pane per i propri denti.
Considerazioni tecniche e conclusioni – Madres, la recensione
Appurato che Madres sfiora solo il genere horror senza rientrarvi in maniera compiuta, va detto che purtroppo il film difetta anche sotto altri aspetti importanti. E, anche in questo caso, non riesce a trasmettere la giusta importanza che la storia di partenza meriterebbe. Una materia così delicata avrebbe meritato un approccio diverso; di sicuro non quello di un horror peraltro piuttosto debole. Sul fronte personaggi, l’approfondimento psicologico manca quasi del tutto, al punto che riesce molto difficile partecipare emotivamente alle vicende sulla scena. I dialoghi non sono mai incisivi, i conflitti tra i protagonisti restano in superficie e vi è scarsa attenzione anche nei confronti del contesto in cui si svolge la storia.
Sarebbe stato interessante sviscerare i meccanismi alla base di una piccola comunità così coesa e così piena di segreti. Andare a fondo dello scontro tra Diana e le donne del posto, conoscere meglio la stessa storia passata della protagonista, che invece è appena accennata. E invece tutto rimane in superficie, ed ecco che Madres scivola innocuo sullo spettatore per la sua ora e mezza scarsa di durata. Avviandoci verso la conclusione della nostra recensione di Madres, sarà chiaro come il film di Zaragoza sia un mezzo buco nell’acqua. Un film che ha il merito di far conoscere una drammatica storia vera – con un momento piuttosto toccante sul finale – e poco più. Una pellicola incerta nel passo e che non riesce a lasciare il segno nonostante una serie di spunti potenzialmente fertili.
Madres
Voto - 5
5
Lati positivi
- Lo spunto di partenza, con la storia vera alla base del film, è interessante...
Lati negativi
- ...purtroppo, però, non è sviluppato come meriterebbe
- Un horror troppo debole, che non spaventa mai e che non riesce a creare le giuste atmosfere