Mandibules: recensione del film di Quentin Dupieux – Venezia 77
Una commedia folle e divertente, oltre che una storia di amicizia sincera
Non è impresa facile scrivere una recensione di Mandibules, il nuovo film di Quentin Dupieux presentato fuori concorso alla Mostra del Cinema di Venezia. La complessità risiede nel fatto che le parole – per chi non ha visto il film – non possono restituire al meglio il folle divertimento, l’assurdo e le risate che questa piccola chicca spassosissima porta con sé. Mandibules avrebbe dovuto debuttare al Festival di Cannes 2020, poi cancellato a causa della pandemia. Dupieux ha sottolineato come il suo nuovo film costituisca una sorta di spartiacque nella sua filmografia, soprattutto a livello tematico; a livello di ossessioni, per usare le parole del regista. A proposito di questa commedia, Dupieux ha infatti dichiarato di aver definitivamente abbandonato l’ossessione della morte per concentrarsi sulla vita.
“Finito di montare Deerskin, mi sono reso conto che tutti i miei film sono commedie segnate dalla morte. I miei lavori saranno sempre permeati dalle stesse ossessioni. La stessa firma, lo stesso humour. Sin dall’inizio sentivo che stavo scavando un solco interamente mio: realtà deformate, rapporti umani incredibilmente contorti, ritratti surrealisti della società, fantasie profonde e infantili. […] Mandibules è soprattutto una commedia sincera e genuina sull’amicizia”. Prima di analizzare il film nella nostra recensione, riprendiamo la trama attraverso la sinossi ufficiale. Quando Jean-Gab e Manu, due amici un po’ sempliciotti, trovano una mosca gigantesca intrappolata nel bagagliaio di un’auto, decidono di addestrarla per farci un sacco di soldi.
Indice
Toro! – Mandibules, la recensione
Toro mattina, toro buonanotte, toro emozione. Fin da quando sono ragazzini, Manu e Jean-Gab celebrano i momenti della loro giornate con questa esclamazione: Toro. L’espressione è accompagnata da una stretta di mano che mima, appunto, le corna del toro. È il gesto simbolo della loro amicizia, un’amicizia tra due individui squinternati e sopra le righe che trovano, l’uno nell’altro, una sorta di porto sicuro. Manu ha Jean-Gab e Jean-Gab ha Manu e la loro amicizia, alla fine, è l’unica cosa che conta. Nessuno dei due si scompone quando trovano una mosca delle dimensioni di un cane di taglia media nel bagagliaio di una macchina. Decidono di chiamarla Dominique, la nutrono con cibo per gatti e la addestrano per farne la loro gallina dalle uova d’oro. Il tutto con un’assoluta sintonia di visione e la stessa convinzione di essere sempre sulla strada giusta.
Non battono ciglio nemmeno quando conoscono Agnès, una ragazza con un danno cerebrale che diventa l’ostacolo più insidioso ai loro piani. I due amici non calcolano le possibili conseguenze delle loro azioni né l’impatto emotivo che esse hanno sugli altri. Un atteggiamento deprecabile, ma che si perdona volentieri grazie alla loro irresistibile ingenuità e buona fede. Ed anche quando il loro “piano a prova di bomba” rischia di andare a rotoli, Jean-Gab e Manu sanno che comunque potranno contare l’uno sull’altro; che una soluzione, unendo le forze, la troveranno sicuro. Mandibules è davvero una “commedia genuina e sincera sull’amicizia”, riprendendo la citazione di Dupieux in apertura della nostra recensione; un film che ha uno dei suoi vari punti di forza nella chimica tra gli interpreti, come vedremo meglio nel prossimo paragrafo del nostro articolo.
I personaggi
La chimica non manca di certo tra David Marsais e Grégoire Ludig, ben noti in Francia come il duo comico Palmashow. I due hanno cominciato a scrivere piccoli sketch comici fin dal liceo e lavorano in coppia da quasi vent’anni. Marsais e Ludig sono letteralmente irresistibili nei panni rispettivamente di Jean-Gab e Manu; forti del loro sodalizio personale e professionale interpretano due vecchi amici le cui dinamiche relazionali sono credibilissime pur nella loro assurdità. Si ride dall’inizio alla fine del film; anche quando non ci sono battute, basta uno sguardo fra i due per pregustare (grazie anche a una scrittura efficacissima) quello che sta per succedere.
Il resto del cast è decisamente all’altezza, in particolar modo Adèle Exarchopoulos, qui in una versione molto diversa da quella a cui siamo abituati. L’attrice interpreta Agnès, una ragazza che a seguito di un incidente sugli sci ha riportato un danno cerebrale che non le permette di controllare tono e intensità della voce. Il suo personaggio è chiave nella dinamica della storia, come elemento che rischia di mandare all’aria i piani di Jean-Gab e Manu e che, per questo, paga le conseguenze. In questa veste inedita, bizzarra e crudelmente divertente, Adèle Exarchopoulos riesce a rendere la sua Agnès un personaggio indimenticabile.
Considerazioni tecniche – Mandibules, la recensione
La scrittura di Mandibules è senz’altro il pezzo forte del film. Quentin Dupieux firma una sceneggiatura ricca di evidenti riferimenti cinematografici e letterari (da Kafka ai fratelli Coen, solo per fare un paio di esempi) e svolte narrative brillantissime. Una vera e propria escalation di nonsense e assurdità su cui si innestano dialoghi e battute paradossalmente credibilissime e straordinariamente naturali. Per assurdo, tutto è perfettamente logico, coerente e consequenziale in una storia che ha il suo focus nella follia. Tutto scorre in maniera gradevole e godibile, grazie anche ad altri due elementi fondamentali: il montaggio e la durata del film (77 minuti complessivi). Il montaggio, curato dallo stesso Dupieux, scandisce il ritmo di una storia dove ogni episodio ha la giusta durata e la giusta importanza.
Concludiamo la nostra recensione di Mandibules promuovendo senza riserve una commedia che risolleva lo spirito; puro entertainment folle e intelligente che trova forse come unico limite quello di non essere per tutti. Chi non ama l’assurdo potrebbe non trovare pane per i propri denti e non riuscire a entrare nel meccanismo dell’adorabile idiozia dei due protagonisti. Non c’è morale, non ci sono insegnamenti da trarre, ma ciò non vuol dire che questa buddy comedy fresca e onesta non abbia un messaggio di fondo. Per quanto banale possa sembrare, Dupieux ci dice che chi trova (o chi ha da sempre) un amico trova un tesoro. Un tesoro ancor più grande di una mosca delle dimensioni di un cane di taglia media ritrovato nel bagagliaio di un’auto.
Mandibules
Voto - 7.5
7.5
Lati positivi
- Divertente, folle e leggero
- Scrittura e recitazione
Lati negativi
- Sconsigliato a chi non apprezza il nonsense