Mandy: recensione del film horror con Nicolas Cage
Uno psichedelico viaggio tra sette religiose e tanta violenza
Anno 1983, un taglialegna di nome Red (Nicolas Cage) vive con la sua compagna Mandy in un bosco situato vicino al deserto del Mojave. Insieme i due conducono una vita idilliaca lontani dal mondo civilizzato ed immersi nel silenzio della natura. La loro esistenza isolata da tutto e tutti viene però turbata quando un giorno come tanti una setta religiosa decide di rapirli per offrire il corpo della ragazza al loro leader. Mandy, film di cui vi proponiamo la nostra recensione, è un thriller horror di gusto splatter uscito nel 2018. Ve ne parliamo proprio adesso dal momento che il film è disponibile sulla piattaforma streaming di Prime Video. Quale miglior periodo dunque per recuperare una pellicola se non durante un lunghissimo e noiosissimo lockdown?
Ma veniamo al lungometraggio in questione. Difficile, innanzitutto, attribuire un genere preciso a Mandy, film molto eccentrico sotto diversi punti di vista. In linea generale possiamo dire, con una certa approssimazione, che si tratti di un horror che non manca però di azione e splatter concentrati soprattutto nella seconda parte. Nel cast degli spicca tra tutti Nicolas Cage (Red), nome, purtroppo, spesso associato a film non proprio entusiasmanti. Dietro la cinepresa invece c’è il greco Panos Cosmatos che invece ha esordito alla regia con Beyond the black rainbow nel 2010. Se siete curiosi di sapere cosa ne pensiamo di Mandy, horror disponibile su Prime Video, proseguite con la lettura della nostra recensione.
Indice:
Mandy – Trama
Siamo nel 1983, un taglialegna di nome Red (Nicolas Cage) vive una pacifica esistenza insieme alla sua compagna Mandy in un bosco situato nei pressi del deserto di Mojave. Le giornate sono all’insegna della pace e tranquillità immerse tra i piacevoli rumori della natura. Tutto sembra andare per il meglio in questa sorta di Paradiso terrestre quando, un giorno, un incontro del tutto casuale cambierà radicalmente gli eventi. Dopo aver incrociato per strada Mandy, infatti, il leader di una sanguinolenta setta religiosa viene pervaso dal desiderio di possederla come fosse una linfa vitale necessaria alla sua sopravvivenza.
Questa sorta di messia con la mente annebbiata dalla religione e dai fumi della pazzia è convinto di poter ottenere tutto ciò che vuole per pura volontà di Dio. Nel suo operato è affiancato da un gruppo di invasati a lui follemente devoti. Pertanto, in cambio di un sacrificio di sangue, la setta religiosa compra i servigi di misteriosi e mostruosi motociclisti che rapiscono la coppia mettendola a disposizione del leader. Le cose si mettono sempre peggio: Red e Mandy vengono risucchiati da una delirante follia che li mette in grave pericolo. Da innocuo, inoffensivo e passivo spettatore Red si trasformerà in una carnefice affamato di sangue e vendetta.
Mandy, la recensione – Analisi
Come dicevamo in apertura, è difficile attribuire un vero e proprio genere ad un film come Mandy che assume caratteri narrativi differenti mano a mano che la storia va avanti. Per nostra comodità possiamo dividerlo in due; una prima parte introduttiva sicuramente lenta e descrittiva, più vicina al thriller che all’horror vero e proprio. La seconda metà invece abbandona i toni della prima per assumere quelli più tipici dell’action splatter. Ma essenzialmente che film è Mandy? C’è una storia semplice ma potenzialmente interessante, nulla di particolarmente originale. Tra sette di fanatici, sacrifici e la solita vendetta di sangue la sceneggiatura non brilla certo per innovazione. Questo minestrone di già visto potrebbe andar bene se il film fosse scorrevole ed appassionante.
Purtroppo Mandy manca proprio di questo: ritmo e divertimento. Una narrazione lenta, faticosa, difficile da seguire in un delirante gioco di luci stroboscopiche ed effetti psichedelici che cercano di trasmettere allo spettatore quell’esperienza a metà tra il sogno ed una realtà allucinatoria dove la ragione è completamente annebbiata dalle droghe. Tutto questo è particolarmente evidente e manifesto per la prima metà del film, sicuramente la peggiore. La seconda parte invece, dove ci sono splatter e azione, ha un ritmo sicuramente meno soporifero ma non salva comunque il film che nel complesso risulta abbastanza stucchevole sia nella narrazione che nell’impatto visivo. Se si volesse riassumere Mandy in due parole queste sarebbero sicuramente sangue e noia.
Mandy, la recensione – Paura
Difficile trovare qualcosa di veramente pauroso durante i 120 minuti di film. In alcune scene sembra quasi di essere di fronte ad uno sci-fi horror degli anni 80. Non che l’eventuale citazione (voluta o meno) ci dispiaccia ma semplicemente un film del genere, ai nostri giorni, non è in grado di generare tensione e paura. Eppure quando si ha a che fare con sette religiose, rituali e stregonerie c’è l’imbarazzo della scelta su come terrorizzare il pubblico. Forse Mandy non ha la pretesa di essere un horror vero e proprio? Difficile dirlo anche se ambientazione, colonna sonora e trama suggeriscano che si tratti di un horror a tutti gli effetti.
Nella seconda metà il registro narrativo cambia. Una vendetta iraconda getta in faccia allo spettatore un po’ di sano splatter ed azione che non guastano mai in un film del genere. In questo senso allora tutta la storia può essere vista in funzione di un feroce regolamento di conti che si consuma poi nel terzo atto. Eccetto qualche sadica uccisione morbosamente divertente c’è davvero poco da salvare in un film come Mandy anche quando si entra nel vivo dell’azione. Il personaggio di Nicolas Cage evolve e si trasforma in un anti-eroe, una sorta di cavaliere oscuro, un po’ come gli accadeva in Ghost Rider, ma quello era tutt’altro genere di film.
Mandy, la recensione – Aspetti tecnici
Tanta oscurità e dominanti colore, questi sicuramente i due aspetti più caratteristici della fotografia di Mandy. La scelta di una camaleontica scala cromatica riflette, come dicevamo poco fa, la natura di una storia fatta di rituali allucinatori con personaggi completamente assuefatti dalle droghe e dalla pazzia. La fotografia cerca di restituire un’aura mistica e psichedelica sfruttando un’illuminazione volutamente innaturale sia nelle cromie che nell’irradiazione della scena.
Mentre la foresta è rappresentata, ovviamente, dal verde, l’elemento magico/rituale alterna sfumature di rosso, arancione e giallo. Durante le scene notturne, invece, la dominante colore è data da un bel blu elettrico, più tipico della fase immediatamente successiva al crepuscolo che della notte vera e propria. Vero (e forse unico) punto di forza di Mandy è però la colonna sonora che riporta alla mente diversi film sci-fi horror anni 80 e ci aiuta ad immergerci nell’atmosfere del film.
Conclusioni
Una storia che si dispiega e decolla lentamente, forse troppo. La fotografia, le scenografie ed i dialoghi soprattutto della prima parte rendono poco scorrevole il film che, nel complesso, risulta decisamente noioso. Sicuramente più movimentata e “divertente” la parte finale quando Mandy diventa un vero e proprio action splatter. Nonostante la caratterizzazione dei vari personaggi sia interessante, la linearità della trama spenge ed appiattisce qualsiasi spunto narrativo minimamente valido. Tanto sangue, molta confusione, ma purtroppo poco divertimento.
Questo è secondo il nostro parere l’esperienza che regala Mandy. Sembra di rivedere Nicolas Cage in uno di quei tanti film senza identità e spessore che, almeno recentemente, hanno gettato più ombre che luci su un attore potenzialmente eccezionale come lo è stato in molte altre pellicole. Ad eccezione di qualche scena e della colonna sonora Mandy è un film che lascia più che altro una sensazione di amaro in bocca; ma soprattutto finisce più che altro per annoiare. Se siete comunque curiosi e volete recuperarlo non vi resta che andare sulla piattaforma Prime Video.
Mandy
Voto - 5
5
Lati positivi
- Colonna sonora
- Alcune scene splatter
- Decisamente noioso e lineare
- Horror poco pauroso
Lati negativi