Mano de hierro: recensione dei primi 2 episodi
Con Jaime Lorente e Chino Darín, Mano de hierro è il nuovo thriller action di Netflix disponibile sulla piattaforma streaming dal 15 marzo 2024
Mano de hierro è la nuova serie tv spagnola del catalogo Netflix di marzo 2024 creata da Lluís Quílez e incentrata sul mondo del narcotraffico e sul boss criminale che controlla l’intera città di Barcellona. Con nel cast anche Jaime Lorente e Chino Darín. Mano de hierro (qui il trailer) per queste prime 2 puntate non sembra funzionare, ma considerando il cliffhanger dell’episodio 2 potrebbe sorprendere con un’escalation d’azione e nuovi conflitti.
Indice
Trama – Mano de hierro, la recensione
Stazioni marittime, rotte nazionali e internazionali, moli e portuali in attesa, tra navi che aspettano di capire verso quale molo dirigersi e gru che spostano container da una parte all’altra. A decidere tutto Joaquín Manchado, a capo dell’impero della droga e che controlla tutta Barcellona. Ma, a quanto si vocifera, i suoi metodi e il suo assolutismo non piacciono a tutti e qualcuno crede di doverlo fermare. E se dovesse riuscirci a rischiare la vita sarebbero tutti i suoi più fidati collaboratori, tra cui il genero Néstor, sposato con la figlia, Ricardo, il figlio indebitato da tempo e ricercato da coloro ai quali deve i soldi, Miki e Borrás, rispettivamente addetto all’attraccaggio al porto e membro della guardia civile, entrambi corrotti.
Insieme i fratelli Ramirez-Periera, con cui Manchado è in affari da anni. Nessuno ha mai osato sfidare Joaquín, non da quando Barcellona è diventata sua, non da quando è diventato chiaro a tutti che mettersi contro di lui aveva una sola atroce conclusione. Ma non c’è solo una banda rivale o un singolo pronto a regolare dei conti, perché tra i nuovi fidati di Manchado c’è Víctor, addetto allo spostamento dei container. Víctor è un infiltrato della polizia, pronto a far sparire per sempre quella rete criminale. Silenzioso e diligente, cerca di non farsi notare, ma se il suo intento è di primaria importanza e non vuole che niente lo distolga, la sua vecchia amicizia con Néstor e la moglie, Rocio, figlia di Manchado, potrebbero rivelarsi un ostacolo non facile da superare.
Elementi spinosi che guastano – Mano de hierro, la recensione
Mano de hierro ha un problema che vince su tutti gli altri: è confusa. Ma questa confusione non riguarda solo personaggi e bande rivali e alleate, ma anche legami di parentela, amicizia o lavorativi che si instaurano tra le varie figure. Mano de hierro punta molto sul presentare, senza però essere giustamente meticolosa e precisa, tutti i soggetti e i gruppi criminali che partecipano ai passaggi e le attività che spesso non si vedono, che sono dietro quello che sarà lo spaccio di droga. È appunto incentrata sul narcotraffico: su chi si occupa di portare il container a destinazione, chi fa sì che quello specifico container in particolare si mantenga lontano da occhi indiscreti, l’uomo del boss nella polizia e il poliziotto infiltrato tre le nuove reclute della potente famiglia criminale, fino ai corrotti portuali divisi in mansioni amministrative e attraccaggio delle navi. A dare quindi forse qualcosa in più, ben sottolineato anche nella sigla, è la location del porto, con moli e banchine dove il cuore del traffico di droga inizia il proprio corso.
Il tentativo di tracciare delle storyline dei personaggi non arriva a destinazione e il risultato è un insieme di personaggi la cui funzione è ignota, così come l’intento di renderli tutti interessanti che finisce per farne delle macchiette. Non hanno spessore, non ci sono conflitti interni né esterni, a parte figli ingrati e in grave pericolo e amori di gioventù mai dimenticati, e che vedranno probabilmente accesa una rivalità tra 2 amici, uno inserito nel mondo criminale e l’altro in quello della giustizia. L’evoluzione o forse è meglio chiamarlo lo svolgimento della storia è quindi piuttosto prevedibile e non ci sono troppe sorprese da aspettarsi. L’empatia poi riesce ad avere una certa attrattiva solo per un personaggio minore, sui 10 semi-protagonisti che costituiscono il racconto. Ne esce sconfitta anche la recitazione degli attori che, con una caratterizzazione così scarsa riduce l’espressività e quindi anche l’interiorità, che non essendo sfaccettata, è priva di peculiarità personali che vanno poi a costruire lo spessore dei personaggi.
Conclusione – Mano de hierro, la recensione
I primi 2 episodi di Mano de hierro non convincono e solo il finale del secondo episodio lascia presagire che i conflitti e le vendette che ne seguiranno daranno qualche effetto, almeno all’ambito dell’action. Non è la matrice psicologica quella che renderà lo show più movimentato, sperando che lo diventi considerando che l’indugiare su questa illustrazione di ogni singolo membro di ogni singolo nucleo criminale, più o meno insignificante legato al carico, oltrepassa il grado di interesse e soprattutto quello di attenzione.
Ne risulta così una messa in scena monotona, senza nessun picco di intensità, e che, con qualche cenno sul passato, continua e ripete elementi già ovvi e che non fa che aumentare la convinzione che saranno gli stereotipi e i cliché ad accompagnare i protagonisti nel loro viaggio verso la rovina. Perché è questa matrice distruttiva di problematiche che arrivano sul finale della seconda puntata, unico fattore che potrebbe portare la serie ad essere appassionante e scattante, in un’estenuante caccia al colpevole e una violenta resa dei conti.
Mano de hierro
Voto - 5.5
5.5
Lati positivi
- Ottima location
Lati negativi
- Costruzione dei personaggi poco accurata
- Troppi stereotipi e cliché