Maria: recensione del film di Pablo Larraìn – Venezia 81

Larraìn chiude la trilogia con il biopic su Maria Callas, la cantante lirica più famosa di sempre che non è mai stata padrona della propria voce

Habituè del Lido, Pablo Larraín torna in concorso con il terzo biopic su una delle donne più influenti del secolo scorso, Maria, di cui vi proponiamo la recensione. Dopo Jackie, sulla moglie del presidente Kennedy interpretata da Natalie Portman e Spencer, sulla principessa Diana impersonata da Kristen Stewart, tocca ora ad Angelina Jolie vestire i panni di Maria Callas, la Diva, la Primadonna, la più grande cantante lirica di tutti i tempi. Accompagnato ancora da Steven Knight alla sceneggiatura (Peaky Blinders, Spencer) Larrain la ritrae nei 7 giorni che precedono la sua morte a soli 53 anni. 

Piuttosto che concentrarsi sull’ascesa al successo, il regista opta per un approccio più intimo, in linea con i precedenti “capitoli”, andando affondo nella psicologia di una persona distrutta e che ha abbandonato sé stessa. Tra salti temporali, visioni fantasmatiche e metanarrazione, Maria è il racconto di una donna che tenta di riprendere possesso della propria voce, forse perché non l’ha mai sentita sua. Ad arricchire il cast vi è poi la presenza dell’altro habitué del Lido Pierfrancesco Favino e Alba Rohrwacher nei panni dei tanto amati domestici della Callas.

maria recensione

Fabula, The Apartment, Komplizen Film

Indice

Trama: la sinfonia dei fantasmi – Maria recensione

Sono anni ormai che La Callas non si esibisce più. Da sempre affetta da problemi di salute che spesso l’hanno portata ad annullare eventi ed apparizioni e di conseguenza a subire l’odio ed il rammarico del pubblico che tanto desiderava vederla. Ora quelle stesse difficoltà si sono aggravate e la voce che l’ha portata al successo è diventata un monito del suo dolore. Gli unici ad interessarsi ancora a lei sono Bruna e Ferruccio, i suoi fidati domestici, la cosa più vicina ad una famiglia e coloro che si sforzano di tenerla in vita.

È da tempo infatti che per sopprimere gli echi del passato ha sviluppato una dipendenza da psicofarmaci e stimolanti che la stanno lentamente consumando. Maria non ascolta i consigli dei medici, non mangia e passa la maggior parte del tempo a parlare con figure immaginarie, fantasmi di chi ha amato e proiezioni della sua stessa coscienza. Intrappolata in una sfarzosa casa piena di cimeli decide allora di provare a cantare un’ultima volta e riprendere possesso della propria voce. Lo sforzo però potrebbe esserle letale.

Il canto umano – Maria recensione

Tra le donne raccontate da Larrain Maria, ritratta nel momento più cupo della propria vita, è la più distante. La Primadonna è schiva, testarda e disinteressata, un personaggio con cui è difficile empatizzare se non ne si conosce la storia. Ci vuole un po’ prima di riuscire ad entrare in contatto con la protagonista, a maggior ragione se si pensa che la Diva è interpretata da una Diva. Dopo anni fuori dalle scene, se non in ruoli minori, rivedere Angelina Jolie sul grande schermo fa un certo effetto e c’è bisogno di immergersi a fondo nella storia prima di riuscire a vedere La Callas e non Tomb Raider. La narrazione in questo senso non aiuta con continui salti tra presente e passato (rappresentato in bianco e nero) e scandita dai 4 atti del film mentale attraverso la quale Maria sta scrivendo/girando la propria autobiografia. Ci vuole un po’ prima di riuscire a capire chi fosse davvero.

La donna è infatti in un continuo dialogo con la propria coscienza, che prende forma grazie ai farmaci di cui abusa e alla quale racconta sprazzi della propria vita. Larrain è molto bravo a non sfociare mai nel didascalismo e suggerire quanto successo evitando di mostrare esplicitamente anche i frangenti più crudi e crudeli.  L’esatto opposto di quanto fatto da Dominik nel provocatorio Blonde, altro biopic su una diva che ha non poche analogie con il film in questione. Pur trattandosi di operazioni molto diverse è evidente la premura del regista nel preservare la dignità di una persona che quasi mai è stata padrona di sé stessa e fu sfruttata per le proprie doti canore. Non a caso ciò che le preme fare in questi ultimi giorni è ritrovare la propria voce per sé e nessun altro. Realizzare un canto umano, imperfetto e quindi diverso da quanto registrato sui dischi, un canto che possa appartenere solo a lei.

maria recensione

Fabula, The Apartment, Komplizen Film

La donna e la Diva – Maria recensione

Larraìn racconta quindi di una Maria che sin da giovane è stata sfruttata, abusata e vista più come uno strumento che una persona. Traumatizzata da un’infanzia caratterizzata da abusi, l’è andata ricercando rifugiandosi in figure paterne, un po’ come la Marylin di Ana De Armas. È in questo che Maria ricorda Blonde, nel racconto di una donna scissa tra la propria persona e la celebrità, succube delle proprie doti, vittima non di sguardi ma di orecchie predatorie interessate unicamente al suo canto e pronte a linciarla se osava dare priorità alla propria salute a discapito delle performance. La sua voce divenne celebre al punto da trascendere la sua umanità e dare alle persone l’illusione di poterla possedere perché impressa su disco (o su pellicola), perché sempre a disposizione, perché di loro possesso.

Ci viene fatto intuire che Maria non è mai stata capace di amare sé stessa, o forse qualcuno l’ha resa incapace e per questo tenta in tutti i modi di fuggire dal passato. Non basta bruciare i vestiti, smettere di esibirsi o non ascoltare i propri dischi, perche la casa in cui vive è un museo pieno di oggetti che simboleggiano quanto è stato. Le tende appaiono verdi, quasi velenose e più che un’abitazione è una prigione. Gli unici che tentano di salvarla sono i domestici, la vera componente emotiva del film che per contrasto permettono di empatizzare con un personaggio altrimenti troppo distante, perso in se stesso. La caotica biografia che la Callas scrive parlando con i propri fantasmi è la stessa che il regista riesce a realizzare, un insieme di ricordi sparsi tra loro, che evidenziano le nette differenze, attraverso la regia ed una fotografia immensa, che c’erano tra Maria e La Callas.  

Maria

Voto - 8

8

Lati positivi

  • La regia di Larraìn e le interpretazioni
  • La scelta di ambientare il tutto negli ultimi giorni della sua vita

Lati negativi

  • Maria è un personaggio con cui a volte risulta difficile entrare in empatia

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