Maxxxine: recensione del capitolo conclusivo della trilogia X di Ti West
L’acclamata trilogia horror X di Ti West si conclude con MaXXXine. Dopo il successo di X: A sexy horror story (qui la recensione) e Pearl (qui la recensione), MaXXXine vede nuovamente protagonista Mia Goth, affiancata da Elizabeth Debicki, Kevin Bacon, Giancarlo Esposito, insieme a un cast di supporto che comprende, tra gli altri, anche Michelle Monaghan, Bobby Cannavale e Lily Collins. In uscita al cinema a partire dal 28 agosto 2024, MaXXXine (qui il trailer) conferma la riuscita della trilogia X con un finale che convince e soddisfa.
Crediti
- Trama
- L’horror slasher di Ti West e l’ammaliante interpretazione di Mia Goth
- Brama di notorietà
- La struttura circolare di una trilogia che ha la sua dignitosa conclusione
Trama – MaXXXine, la recensione
Nel 1985 Maxine sembra essersi lasciata alle spalle quanto accaduto anni prima ed è arrivata a Hollywood. Qui crede che il genere dell’horror possa essere per lei il trampolino di lancio per diventare quella grande attrice che ha sempre desiderato essere. E che aspettava solo di essere scoperta. Il provino, che non convince la produzione, incanta però la regista che, senza esporsi, vede in lei qualcosa che nessun’altra possiede. Mentre Maxine è certa così di avere il successo a portata di mano, il pubblico di Hollywood non sembra pensarla allo stesso modo. Se il porno era considerato cinema di serie B, se non ancora più in basso nella scala dei film in circolazione e l’horror decisamente superiore, non si tratta ancora di “vero cinema”.
Di quei prodotti che porterebbero quindi Maxine ad essere una vera star. Ma se questo non bastasse a rendere difficile la scalata verso il successo, un serial killer sta terrorizzando la città di Los Angeles e i suoi bersagli sono sempre più vicini a Maxine che sembra essere il comune denominatore. Cercando di concentrarsi unicamente sul copione da studiare arrivando sul set pronta e preparata, un detective privato minaccia di rendere pubblica la sua storia, in particolare ciò che è accaduto in Texas. Ciò da cui Maxine è fuggita una seconda volta e che torna a bussare alla sua porta e a stravolgere il suo nuovo presente.
L’horror slasher di Ti West e l’ammaliante interpretazione di Mia Goth – MaXXXine, la recensione
Tra riferimenti al mondo del cinema, a star lanciate a seguito di un horror e alla casa del Norman Bates di Psycho che risveglia oscuri ricordi, ma può anche proteggere, MaXXXine è il capitolo finale che ci si aspettava. Con la morte e un male che tormentano uno dei personaggi cinematografici più riusciti degli ultimi anni. Nè eroina, né villain, né vittima, ma al tempo stesso tutti questi 3 archetipi messi insieme. Cuore pulsante del film è quindi, ancora una volta, Mia Goth, magnetica, affascinante e ipnotica, la Maxine nata per essere una star. Obiettivo che non solo vuole, ma deve raggiungere, che è per lei un comandamento, sogno che non ha nulla di onirico, perché diventerà presto una realtà. E se quel passato che la perseguita sembra ostacolarla in questa instabile strada pronta a franare da un momento all’altro, non ci poteva essere altro punto di partenza.
Perché è da quel passato che ha avuto origine l’ossessione per quella meta che né la violenza, né il più macabro serial killer può fermare. Non è di certo la prima volta che Hollywood viene dichiarata e presentata come un covo di squali, ma il cinema di Ti West, come nei precedenti film, ha sempre quel qualcosa in più. Tanto da rendere la trilogia X non solo un’ottima nuova saga horror. La Hollywood di MaXXXine è terrificante, esposta, altalenante, indifesa e sanguinaria. Tutto è spettacolo, tutto è fama, tutto è intrattenimento. Ma in realtà tutto è il primo passo verso quello che sarà un giorno “vero cinema”, non più genere, ma autore, non più porno o horror, ma film di serie A. Nella convinzione che per qualsiasi prodotto che si riveli un successo, non ha importanza che venga etichettato in qualche modo: piace al pubblico, sinonimo di uno spettatore impossibile da soddisfare.
Brama di notorietà – MaXXXine, la recensione
Gli spettatori in MaXXXine sono infatti giudici e giustizieri. Odiano l’horror perché la violenza non è arte e il porno perché peccato e proibito non devono invadere nessuno schermo. Ma come quello spettatore non è pronto a un cinema che osa, distorce e va oltre le barriere, allo stesso modo si lascia conquistare da quello che condannava, quando viene persuaso e subodora la verità, la realtà. Che forse è proprio violenta e spaventosa come l’audiovisivo rappresenta. La Maxine di questo capitolo conclusivo è matura, segnata, combattiva, audace e agguerrita. La sua voglia di essere, esserci, vivere, esistere, è un desiderio di rimanere scolpita e impressa nella mente di una folla che la sta aspettando per amarla e osannarla. Per renderla un’icona che è stata capace di legare la realtà alla finzione. E a quanto pare non c’è niente di più incredibile. Come resistere a quell’attrice, quella protagonista che non ha solo salvato Hollywood e l’horror, ma che tutta quella crudeltà e ferocia l’ha vissuta sulla propria pelle?
La fame di popolarità e risonanza di Maxine è quella che deve portare solo alla celebrità, è evidente tanto di fronte alla macchina da presa quanto fuori. Nei vicoli bui di una città tremante sotto i colpi di un Cacciatore Notturno, tra i cantieri dei faraonici Studios hollywoodiani della prima metà degli anni ’80 e nei cortili isolati dei locali notturni dove si consuma la vendetta. Sempre brillante, splendente, nitido e intenso come la sua protagonista, MaXXXine si segue con partecipazione, interesse e tensione. Mia Goth si muove con velata brutalità in un mondo spietato come lei stessa è, inclemente nei confronti di chi si mette tra lei e la stella del cinema che sta per diventare. Tra un Kevin Bacon nei panni di un infido e maschilista detective privato, e un’Elizabeth Debicki straordinaria regista che incute più terrore degli horror che dirige, si staglia una figura misteriosa che prima di tutti ha condannato Maxine.
La struttura circolare di una trilogia che ha la sua dignitosa conclusione – MaXXXine, la recensione
Il folle integralismo religioso, la morbosa lucidità dell’odio e la gelida estasi del dolore portano Maxine, tutti, nessuno escluso, alla sua totale maturazione. Maxine avrà la sua rivalsa? O la profezia di Pearl si rivelerà esatta? Le risposte arrivano, rispettando sia l’horror slasher di Ti West che elementi riconducibili al più comune thriller. Entrambi protagonisti di quell’impatto visivo, folgorante e disgustoso, che identifica il genere. Non è il massacro in Texas visto in X: A sexy horror story, dal quale Maxine scappa e non è solo quello che torna a chiedere il conto, ma c’è qualcos’altro che non ha ancora finito con lei.
C’è qualcuno che ha un missione e che vede in Maxxxine il punto finale per portare a compimento ciò che è di interesse per il mondo intero. Non è un caso che Maxine passi più volte davanti a piccoli gruppi che protestano contro l’orrore, l’erotico e, come lo chiamano loro, l’osceno, che ha definitivamente preso piede. E non è un caso che il sequel al quale Maxine prende parte si intitoli La puritana. L’evoluzione di Maxine, che riprende la struttura dell’arco di trasformazione che da sempre contraddistingue la poetica della narrazione, è lo sviluppo stesso della trilogia. MaXXXine è ora una donna che sa badare a se stessa, che sa e insegue cosa vuole ad ogni costo. Una star indiscussa che “non accetterà mai una vita che non merita“.
MaXXXine
Voto - 8
8
Lati positivi
- L'interpretazione di Mia Goth impeccabile
- Sceneggiatura, regia e fotografia oltre le aspettative