Mindhunter 2: recensione della seconda stagione della serie Netflix
Uno sguardo ai nuovi episodi della serie crime di David Fincher
Negli ultimi anni la serialità è passata soprattutto attraverso le piattaforme di streaming. Tra esse Netflix continua a mantenere la supremazia, soprattutto per quanto riguarda i riconoscimenti per i suoi titoli. Moltissime sono le serie tv che hanno regalato grandi successi e soddisfazioni al colosso dello streaming. Tra esse anche la serie crime Mindhunter, di David Fincher. La serie, che ha appassionato tutti con la prima, intensa, stagione, racconta le indagini dell’FBI nel tentativo di analizzare un modello inconsueto di omicida: il serial killer. In questo articolo la nostra recensione di Mindhunter 2, il nostro punto di vista sui nuovi episodi della serie da poco su Netflix.
Netflix aveva già rinnovato per una seconda stagione la serie, ancor prima del suo debutto nel 2017. Essa è basata sul libro Mindhunter: La storia vera del primo cacciatore di serial killer americano, di Mark Olshaker e John E. Douglas. Questa seconda stagione, composta da 9 episodi (uno in meno della prima) prende una direzione diversa rispetto al passato e porta sul piccolo schermo alcuni dei volti più famosi della storia del crimine: uno fra tutti, Charles Manson (che, nel 2019, gode di una particolare fortuna nei prodotti televisivi e cinematografici).
Indice
Sinossi – Mindhunter 2 recensione
La seconda stagione di Mindhunter prosegue riprendendo la narrazione subito dopo la fine della prima. Avevamo lasciato una particolare situazione a Quantico. L’agente Holden Ford, dopo aver fatto visita a Kemper in ospedale, viene colpito da un attacco di panico e lo troviamo ricoverato. Egli vive con una pesante ansia addosso e gli attacchi possono colpirlo da un momento all’altro. Bill Tench affronta la sua situazione familiare sempre più difficile, soprattutto per via del rapporto con il figlio. Wendy Carr sembra essersi abituata all’FBI ma la solitudine non fa per lei e il destino è pronto a riservarle delle sorprese inaspettate. Tutto ciò dopo le vicende tortuose che hanno segnato la fine della prima stagione, in primis la credibilità e la fiducia venute a mancare dopo i comportamenti poco professionali durante le interviste. Ciò potrebbe minare i rapporti con i finanziatori e il Dipartimento di Giustizia.
La situazione sembra cambiare quando il loro capo andrà in pensione e Ted Gunn, uomo alla mano e particolarmente estroverso, prenderà il suo posto. Egli esigerà totale trasparenza in cambio di contatti e una mano per andare avanti nelle ricerche. Gli agenti, però, si ritroveranno a passare dai colloqui in carcere alle scene del delitto vere e proprie quando il loro fiuto sarà noto a tutti e verrà chiesto aiuto all’FBI. In particolare, gli agenti verranno a contatto con una serie di anomali omicidi di ragazzini ad Atlanta: una situazione in cui la loro morale ed etica professionale dovranno fare i conti con personalità sui generis. Parallelamente, proseguono anche le interviste, a personalità criminali sempre più celebri per i loro crimini. Inoltre, sembra impossibile per Tench e Ford risalire ad un killer che opera come un maestro: si fa chiamare BTK, e non è un volto nuovo…
Dal registratore al campo
Mindhunter 2 si presenta, come detto sopra, riprendendo esattamente dove avevamo lasciato la prima stagione. Il che, in realtà, pur essendo un bene per la linearità della trama, può destabilizzare chi ha visto la serie nel 2017. Con il passare dei minuti, però, si viene catapultati nel mood e i pezzi del puzzle ricomposti. In questa seconda stagione assistiamo ad un cambio di rotta nella narrazione, cambio necessario viste le premesse dei vecchi episodi. Nella prima parte i detective Ford e Tench, con l’aiuto della dottoressa Carr, ci avevano fatto appassionare provando ad entrare nella mentalità criminale. Delineare profili psicologici dei presunti serial killer era l’unico scopo attorno a cui ruotava tutto. Nei nuovi episodi dalle interviste si passa all’azione sul campo e la serie ne guadagna in dinamicità e ritmo più alto. I colloqui sono relegati quasi ad aiuto per i casi da risolvere.
E nello stesso modo che coinvolge i criminali, anche le vite private dei singoli personaggi e dell’insieme, l’FBI, vengono affrontate diversamente. La serie da questo punto di vista manifesta una maturità e una consapevolezza maggiori rispetto al passato. Abbandonato lo sperimentalismo, assodato il successo, la serie può permettersi di orientare la sceneggiatura a suo piacimento. Le pause riflessive diventano più insistenti e si cerca maggiormente l’empatia dello spettatore. In passato, pur essendo impossibile non commentare i singoli casi, chi guardava la serie rischiava di cadere nella soporifera passività del guardare le interviste e aspettare delle risposte. Qui si scende sul “campo da gioco” e ciò che abbiamo imparato in passato va reso una base sulla quale costruire la seconda stagione. Da questo punto di vista Fincher mantiene alto il livello del prodotto pur rischiando, sovvertendo la narrazione.
Il crimine porta squilibrio
La riflessione viene spinta verso l’interiorità e le vite private dei personaggi, cosa che accedeva parzialmente nella prima stagione. La mente non vaga solo tra le macabre storie dei criminali e killer ma scopre nuovi lati di una serie dalle mille sfaccettature. L’indagine, nella seconda stagione, verte su ciò che siamo, che potremmo diventare, sul lavoro, la famiglia e il rapporto tra essi. Però, entrando nella vita privata e nelle vicende personali, si percepisce un calo del ritmo che sembrava essersi alzato vertiginosamente con la “pratica” investigativa. Gli orizzonti si ampliano, si scoprono sempre più dettagli interessanti e le storie personali appassionano e creano quell’empatia di cui parlavamo sopra. Le varie nevrosi, crisi e coinvolgimenti emotivi, però, allontanano in parte dalle vicende principali senza che venga stabilita, il più delle volte, una connessione. Alcuni particolari, quindi, per quanto interessanti nella loro indipendenza narrativa, sembrano restare fuori dalle dinamiche principali.
Alcuni dettagli possono essere esplicati nel corso degli episodi e delle stagioni successive. Ma, ad esempio, certi personaggi, per quanto interessanti ai fini delle ricerche dell’FBI, sembrano piazzati strategicamente per fini mediatici. Potrebbe, in questo senso, essere citata la presenza di Charles Manson e della sua “famiglia”. La storia, in fondo, mantiene alta la suspense vista in passato e rafforza alcuni meccanismi della narrazione crime e investigativa. Come nel passato spiccano le ottime prove attoriali, le fedeli interpretazioni dei criminali – sempre più identici agli originali – e l’accento si pone maggiormente sull’aspetto politico e sociale. Tecnicamente la serie continua a brillare e a perfezionarsi. La partecipazione attiva alle indagini vuol dire anche molte riprese notturne che pongono maggiormente l’accento sulle atmosfere crime del titolo. Queste dinamiche, come sappiamo, sono musica per le orecchie di Fincher, regista che ha basato la sua carriera su queste atmosfere.
Conclusioni – Mindhunter 2 recensione
Concludiamo questa recensione di Mindhunter 2 con alcune considerazioni e facendo una breve summa. La seconda stagione della serie Netflix di David Fincher sembra una vera e propria continuazione della prima, come se i due anni in mezzo non fossero mai esistiti. Forse sarebbe meglio definirla come “parte 2”, piuttosto che seconda stagione. Mindhunter sembra un’unica grande serie e i presupposti sono chiari. Lo show Netflix, salvo imprevisti, è pronto a proseguire con ulteriori stagioni, viste anche le recenti diramazioni narrative. Il percorso dalla prima alla seconda è chiaro e coerente e ci aspettiamo un climax costante anche nei prossimi episodi, anche se si attende conferma sul rinnovo.
Fincher e Netflix riescono a mantenere alta la qualità di uno show che si conferma tra i più importanti sulla piattaforma si streaming, se non il migliore. Alcuni dettagli possono farci storcere il naso ma nel complesso Mindhunter 2 è la degna continuazione della serie che nel 2017 coinvolse il mondo. Una terza stagione, se annunciata in futuro, non arriverà prima del 2021. Ma se il livello continuerà ad essere questo, aspettare sarà un po’ più piacevole.
Mindhunter 2
Voto - 8
8
Lati positivi
- L’atmosfera crime: il passaggio all’investigazione sul campo è un valore aggiunto alla serie
- Il livello tecnico: la qualità del titolo Netflix sorprende e soddisfa le altissime aspettative
- La sceneggiatura: ottima la scrittura delle singole vicende, sia quelle professionali che quelle inerenti alla vita privata…
Lati negativi
- … queste ultime però rischiano spesso di allontanare l’attenzione dalle principali, perdendosi in una tangente indipendente