Mondocane: recensione del film distopico con Alessandro Borghi – Venezia 78
In un futuro distopico, Taranto è stata evacuata e ciò che resta della città è in mano alla gang delle Formiche capitanata dal feroce Testacalda
Presentato alla 78ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, Mondocane, di cui vi proponiamo la recensione, è l’opera prima del regista Alessandro Celli. Il film è stato prodotto da Matteo Rovere (Il primo re, Veloce come il vento) e la sua casa di produzione è Groenlandia. Mondocane è una pellicola piuttosto anomala nel panorama cinematografico italiano, presentando un mondo distopico in cui la legge ha fallito e la città è ormai terra di nessuno. Tra i membri del cast vi è anche Alessandro Borghi (Sulla mia pelle, Suburra), questa volta nei panni del villain, Testacalda. Celli non è nuovo dietro la macchina da presa; precedentemente infatti ha diretto la serie Disney, I Cavalieri di Castelcorvo, distribuita su Disney+.
Totalmente diverso il tono di questo film, che racconta l’amicizia di due ragazzini e la loro lotta per la sopravvivenza in un mondo senza pietà. Il ruolo dei protagonisti è stato affidato a due attori esordienti, Dennis Protopapa e Giuliano Soprano, che hanno saputo fornire una performance più che all’altezza. Mondocane è un film ambizioso e una ventata d’aria fresca per il cinema italiano, ciò nonostante, come ogni cosa non è perfetto. Alessandro Celli al suo esordio come regista di un lungometraggio colpisce nel segno confezionando un film degno di nota, capace di stupire, emozionare e tenere con il fiato sospeso, nonostante i suoi difetti.
Indice
Trama: una vita da cani – Mondocane, la recensione
In un futuro non troppo lontano, in seguito ad un misterioso incidente, Taranto è stata evacuata diventando una città fantasma. Tutti i cittadini hanno dovuto abbandonare le proprie abitazioni e ripartire da zero, costruendo un’altra vita a Nuova Taranto. Se il nome lascia pensare bene, però, questa città è tutt’altro che nuova e tutt’altro che sicura. Il sistema ha fallito ed ora sono i criminali a dettare legge. In particolare Testacalda (Alessandro Borghi), un uomo eccentrico e violento a capo della gang delle Formiche; perennemente in lotta con la gang degli Africani. Nuova Taranto è un posto d’élite, riservato solo ai più ricchi, mentre quelli rimasti indietro sono costretti a vivere nel pattume, in zone abbandonate e desolate. Tra gli sfortunati vi sono Pietro e Christian, rispettivamente Mondocane e Pisciasotto.
Costretti a lavorare per un viscido vecchio, i due ragazzi sognano di diventare anche loro Formiche e quando l’occasione si presenta non se la lasciano scappare. C’è un motivo però se Pietro è chiamato Mondocane e Christian Pisciasotto; quest’ultimo, infatti, è considerato il più debole dei due, anche a causa di una malattia che gli causa improvvise crisi epilettiche. Una volta entrati nel gruppo, i ragazzi si fanno subito notare da Testacalda e man mano che si costruiscono una reputazione il loro rapporto va via via sgretolandosi. Seppur poco influente, la polizia sembra ancora contare qualcosa e da anni ormai dà la caccia alle Formiche cercando di scovare il Formicaio, ritrovo del gruppo. In un mondo ormai in rovina, due bambini devono crescere e scegliere la propria strada, vita da criminali o vita da cani.
Worldbuilding – Mondocane, la recensione
Come accennato nell’introduzione di questa recensione, Mondocane è un film ambizioso che ricostruisce un mondo fittizio in una Italia distopica. La pellicola presenta gang criminali, nuove città, stabilimenti in cui i bambini sono sfruttati ed un corpo di polizia high-tech. Purtroppo però, nonostante le belle idee, il world building non è riuscito al 100%. Partendo con ordine, le Formiche sono uno dei punti di forza di questa realtà immaginaria. La gang capitanata da Borghi è composta perlopiù da bambini dotati di casco integrale e motociclette in stile Akira, addestrati da Testacalda. Il capo, infatti, è un padre i cui insegnamenti sono come impugnare un arma, farla funzionare ed uccidere il bersaglio. Le Formiche sono una famiglia ed in famiglia i traditori non fanno una bella fine. Bambini disposti al suicidio piuttosto che parlare con la polizia, feroci ragazzi indottrinati da un deviato. I nemici delle Formiche sono gli Africani.
L’Africa viene descritta come una sorta di terra promessa, ma nulla di più e la gang nemica non è neanche mostrata. Anche la polizia resta sfortunatamente in secondo piano e per quanto interferisca con le trame del gruppo, non ha mai un’influenza effettiva sullo svolgersi degli eventi. Viene raccontato di un’epidemia, una strana malattia che ha costretto gli abitanti ad abbandonare la città e si intravedono squadre speciali che catturano bambini per farli “sterilizzare”. Purtroppo tutti questi spunti non sono esplorati e restano lì dove sono senza aggiungere molto alla storia. Il worldbuilding di Mondocane è allo stesso tempo un pregio ed un difetto. Questi elementi non solo sono interessanti, ma dimostrano un grande impegno nel costruire lo spazio della storia; c’è da dire, però, che senza un adeguato approfondimento risultano fini a se stessi, il che è un vero peccato.
Due bambini cresciuti nell’odio – Mondocane, la recensione
Pietro e Christian sono bambini nati soli, abbandonati in strada fin quando un vecchio li salva portandoli con sé. Quest’uomo è però tutt’altro che buono; li schiavizza e li molesta accrescendo sempre di più l’odio nei suoi confronti. Pisciasotto e Mondocane sono ragazzi pieni d’ira, rabbia per una sorte avversa, un destino che non hanno potuto scegliere. Testacalda afferma di odiare il destino, perchè è l’opposto della libertà e quando i due vengono accolti dalle Formiche si sentono come rinati. Quello che vediamo è un mondo in cui non ci sono buoni o cattivi, giusto e sbagliato, c’è soltanto quello che si ha e le azioni che si commettono per ottenerlo. Lungo questa strada i ragazzi si rendono conto di essere meno simili di quanto credevano e quella che doveva essere un’ancora di salvezza si trasforma nella loro croce. La pellicola mette al centro il rapporto tra i due.
Due persone che hanno condiviso ogni cosa sin dal principio e nonostante tutto rischiano di trovarsi l’uno contro l’altro. Anche qui però, quanto mostrato non basta. Il momento di crisi anticipato dalla sinossi del film è quasi assente. Non vi è un graduale cambiamento dei personaggi e la rottura tra Christian e Pietro appare troppo repentina, poco giustificata. Non solo i due ragazzi sembrano distaccarsi di punto in bianco, ma il fattore scatenante che porta il cambiamento è estremamente confuso. D’altro canto, il legame è quanto più evidente, anche grazie alle interpretazioni degli attori. Giuliano Soprano e Dennis Protopapa hanno saputo rendere al meglio l’amicizia dei protagonisti riportando sullo schermo ciò che è già presente nella vita reale. I due infatti si conoscevano da prima delle riprese e hanno saputo rendere al meglio la relazione, che purtroppo non è supportata da una scrittura adeguata.
Forma ma non sostanza
Il degrado che affligge la città e la distopia raccontata sono resi davvero bene, complice un’estrema cura per le scenografie ed il design degli oggetti di scena. Veicoli, armi e attrezzi meccanici non sono, giustamente, quelli che troveremmo nel nostro mondo. Pistole ultra-accessoriate, camion blindati dotate di autopilota ed altri elementi del genere si fanno notare per la bellezza dei dettagli; così come il Formicaio e l’acciaieria restano impressi nella mente dello spettatore. Anche il look dei personaggi è impattante e difficilmente ci si dimenticherà di Testacalda. Con un taglio di capelli alla Travis Bickle, Alessandro Borghi dà vita ad un personaggio iconico e memorabile. Ogniqualvolta il capo entra in scena, il carisma dell’attore invade la sala mettendo in secondo piano tutti gli altri. C’è da dire che gran parte del lavoro è svolto proprio da Borghi, perché se si guarda al personaggio in quanto tale è tutta un’altra storia.
Testacalda, come tante altre cose in questo film, è lasciato a metà. Viene raccontato un minimo di background, ma soltanto quanto basta per contestualizzarlo nella storia, senza che poi questo venga approfondito. Alcune scene sembrano alludere a rapporti con altri personaggi, rapporti che non verranno esplorati ed in fin dei conti non resta altro che l’interpretazione, ancora una volta non supportata da un’adeguata scrittura. In conclusione di questa recensione ci sentiamo di dire che Mondocane è un film coraggioso, fresco ed intrigante; un esperimento più che gradito ed un ottimo esordio per un regista che, si suppone, abbia ancora molto da dire. Nonostante i difetti, a fine visione non ci si può non ritenere soddisfatti e sperare che operazioni di questo genere continuino a riempire le sale italiane.
Mondocane
Voto - 6
6
Lati positivi
- Interpretazioni tutte di alto livello
- Grande cura nelle scenografie e design degli oggetti di scena
Lati negativi
- Dinamiche familiari non esplorate
- Troppi spunti narrativi non sviluppati e fini a se stessi
- La rottura tra i protagonisti non è giustificata risultando poco credibile