Monster Hunter: recensione del film live-action tratto dal popolare videogame
Il 7 febbraio in prima serata su SKY l'action fantasy diretto da Paul W. S. Anderson
Monster Hunter, di cui vi proponiamo la nostra recensione arriva su Sky dopo il passaggio al cinema dal 17 giugno scorso. Dal 2005 il franchise di Monster Hunter entusiasma milioni di fan in tutto il mondo, con le innumerevoli incarnazioni in pixel che continuano a mietere record di vendite su qualsiasi piattaforma vengano proposte. Il videogioco made in Capcom ha avuto un successo tale da generare l’interesse del cinema, da sempre interessato a sfruttare altri media nella speranza di attirare una fanbase già consolidata al botteghino.
Come sappiamo, questo connubio in passato ha dato vita a produzioni spesso infelici e poco riuscite, anche se negli ultimi anni il vento sembra stia cambiando, con l’attesissimo live-action di Uncharted pronto ad invadere le sale nei prossimi giorni, che pare un’ulteriore conferma. Questo non vuol dire che il peggio sia passato ed infatti ci troviamo, in questa recensione, a parlare di un titolo insufficiente sotto molti punti di vista, che ci riporta indietro di diversi anni e si rivela l’ennesimo flop per la coppia formata da Paul W.S. Anderson e Mila Jovovich.
Indice:
- Dove tutto ebbe inizio
- Ciak, azione!
- Una messa in scena mostruosa
- L’eroina dei due mondi
- Tra il dire e il fare
Dove tutto ebbe inizio – Monster Hunter recensione
Un’ambientazione come quella di Monster Hunter non poteva che avere origine in Giappone, non tanto per ciò che concerne il set scenografico ma bensì per quella mania di collezionare ogni cosa da sempre insita nella cultura nipponica e che già aveva trovato sfogo, in forma videoludica e animata, nell’infinita saga dei Pokemon. Certo, in quest’occasione ci troviamo davanti ad atmosfere più cupe e mature, ma la “caccia” e la creazione di mostri sempre nuovi non può che riportare alla mente le avventure di Pikachu & Co.
Dopo anime, manga e giochi di carte, il passaggio sul grande schermo era inevitabile, per quanto fin dall’inizio i dubbi sull’effettiva riuscita del progetto fossero non pochi, e proprio i nomi coinvolti non facevano presagire il meglio. Il regista e la rossa attrice, da tempo marito e moglie, hanno infatti già contribuito a demitizzare una saga come quella di Resident Evil – recentemente tornata in sala con l’altrettanto mediocre reboot Resident Evil: Welcome To Raccoon City – e anche in quest’occasione falliscono in pieno l’obiettivo, il primo dietro e la seconda davanti la macchina da presa.
Ciak, azione! – Monster Hunter recensione
Il prologo fa già intuire quello che ci aspetta, con un veliero che “naviga” tra dune sabbiose prima di essere attaccato da un creatura mostruosa. L’azione si sposta poi nel nostro mondo, con il team di soldati americani guidati dal capitano Natalie Artemis che si trova in missione nel deserto quando deve affrontare una tempesta mai vista prima. Al termine di questa, Natalie e i suoi compagni si ritrovano in un altro mondo, quello dove per l’appunto vivono queste minacciose bestie. La donna finirà per essere la sola superstite e nella sua lotta per la sopravvivenza dovrà unire le forze con un guerriero nativo di quella realtà. Ma la strada per far ritorno a casa sana e salva sarà irta di pericoli.
Se la trama qui esposta può apparire scarna di dettagli, il demerito è dovuto ad una sceneggiatura povera e dal background assai misero, che si dimentica di costruire una lore credibile e procede su passi forzati, con il solo intento di inanellare sequenze d’azione senza una storia matura e coesa che vi faccia da collante. Non è un caso che anche l’entrata in scena dei personaggi secondari sia ricca di momenti scult, con tanto di felino antropomorfo e assurde forzature linguistiche per evitare ulteriori complicazioni nella già risicata sfera comunicativa.
Una messa in scena mostruosa – Monster Hunter recensione
La componente narrativa non è purtroppo l’unico dei mali, visto che anche dal punto di vista della messa in scena Monster Hunter si rivela ricco di situazioni improbabili. L’anima action appena sopracitata infatti si affida ad effetti speciali di qualità altalenante che, se da un lato strizzano l’occhio al videogame, dall’altro non rendono sempre ad effettivo impatto scenico, con un senso dello spettacolo risicato che cerca momenti ad effetto. Dai draghi che divorano carri armati come fossero cartapesta al guerriero di Iko Uwais che compie incredibili salti con lo spadone di ordinanza in mano, tutto sembra essere figlio di una concezione sì ludica ma altrettanto, involontariamente, pacchiana.
Tanto che le maggiori dosi di “intrattenimento” sono probabilmente garantite dai combattimenti corpo a corpo che vedono coinvolti, in un primo momento, i due interpreti principali; dapprima antagonisti e poi compagni di lotta. Questo soprattutto per merito dell’attore indonesiano, che ha conquistato il cuore del pubblico action grazie al dittico di The Raid e ad altre produzioni autoctone e che qui sfodera una manciata di avvincenti coreografie ulteriormente sottolineate dai frequenti ralenti. Peccato che dal punto di vista recitativo sia lui che la Jovovich brancolino qui nel buio, così come le presenze scult di Ron Perlman e di altre figure di contorno mai veramente necessarie ai fini della trama.
L’eroina dei due mondi
La decisione di impostare il tutto sul passaggio tra due diverse realtà – la nostra alla quale appartiene la coraggiosa soldatessa e l’altra dove ha luogo da tempo immemore la battaglia tra i nativi e le creature mostruose – è poco comprensibile e non riesce mai ad immergere pienamente nel cuore di un racconto che procede per inerzia. I diversi passaggi ironico/demenziali, dall’assaggio della cioccolata alle già accennate difficoltà di comunicazione, non aiutano di certo a infondere profondità ai personaggi e difficilmente lo spettatore riuscirà ad appassionarsi al loro destino, fino a quell’epilogo che sembra come un ulteriore presa in giro alle aspettative introdotte in precedenza.
Tra il dire e il fare – Monster Hunter recensione
Il progetto era in cantiere fin dal 2012, quando Anderson concepì un primo potenziale adattamento del franchise, ma ha avuto luce verde soltanto sei anni dopo. Certo l’uscita nelle sale in un periodo non propriamente idilliaco per i cinema non ha contribuito agli incassi – 44 milioni di dollari a fronte di un budget di 60 – ma non è sicuramente questo il principale motivo per il quale il futuro su grande schermo è già segnato.
Come sottolineato nel corso della recensione, i cento minuti di visione sono frutto di un’approssimazione difficile da accettare anche per chi in un film va alla ricerca di un semplice passatempo per trascorrere un paio d’ore. Ci sono blockbuster e blockbuster e in questo caso l’impressione è quella di assistere ad un baraccone trash privo di reale interesse, mai in grado di garantire le corrette dosi di divertimento e troppo frettoloso di arrivare a quel finale semi-aperto che forse sperava di suggerire il mancato prosieguo. Una sorta di mockbuster in stile Asylum ma dal budget più ampio, capace almeno di difendersi dal punto di vista estetico ma senza alcun valore aggiunto, e le magie del digitale non possono salvare un’operazione di mediocre fattura.
Monster Hunter
Voto - 4.5
4.5
Lati positivi
- Discreti gli effetti speciali Lati negativi
- Una sceneggiatura improbabile, con personaggi e cast monodimensionali
- Scene action poco ispirate