Recensione: Moonlight di Barry Jenkins
Recensione: Moonlight di Barry Jenkins
Rating - 9
9
The Good
- -Tantissimi temi trattati
- -Attori semplicemente perfetti
- -Tecnicamente impeccabile
- -Incredibilmente riflessivo
The Bad
- Nulla di rilevante
È sulle note di Every Nigger Is A Star che iniziano i titoli di testa di Moonlight, una scelta ovviamente non casuale, ma voluta dal regista Barry Jenkins ispirato dal celebre e amato rapper Kendrick Lamar.
”Chi può negare a un uomo di colore di essere una star? Ogni uomo di colore è una star” è il punto chiave su cui si concentra la canzone, e in parte anche il film sebbene in un’ottica leggermente differente.
Il film è diviso in tre parti, la prima parte è concentrata sull’infanzia e si intitola: Little
Il protagonista, Chiron, è un bambino di colore atipico sotto tutti gli aspetti, la sua forte timidezza e insicurezza in sé stesso lo rendono continuamente vittima di bullismo.
Allo stesso tempo questo suo particolare carattere riesce a intenerire Juan, un uomo di colore che per vivere è costretto a gestire un commercio di droghe.
Juan comincia a crescerlo come un figlio, gli insegna a nuotare, gli spiega molti concetti sulla vita, riesce a farlo maturare profondamente ma allo stesso tempo lo rende più simile agli altri suoi coetanei.
Fondamentale sarà quando Chiron chiederà a Juan ”Perchè mi chiamano ‘checca’? Che cosa vuol dire essere gay? Come faccio a decidere se lo sono?”.
I problemi però non tardano ad arrivare, la madre di Chiron (che tra l’altro è un’acquirente assidua di crack da Juan) è contraria al rapporto che si sta creando fra suo figlio e Juan.
Nella seconda parte, intitolata ‘Chiron’, il protagonista non potrà più contare su Juan e verranno sviluppati tutti i problemi che ha avuto durante l’infanzia, tra cui in particolare il bullismo e la sua sessualità.
È un ragazzo con la testa sulle spalle ma con gli stessi fantasmi del passato, continua ad essere vittima di bullismo e incerto sul suo orientamento sessuale. Ma è proprio nella seconda parte del film che Chiron troverà delle reazioni e delle risposte che segneranno per sempre il suo futuro.
La terza parte conclude il tutto, ricostruendo tutti i pezzi del puzzle sulla personalità di Chiron.
Per capire alla perfezione Moonlight bisogna conoscere un minimo la condizione sociale e la tradizione degli afroamericani negli Stati Uniti, è molto importante per inquadrare bene il protagonista e per capire perché è un personaggio così atipico.
È uno dei film con più spunti di riflessione degli ultimi anni, questo riesce a farlo perché unisce tantissimi temi e dà allo stesso tempo tantissime risposte.
Cominciando dal primo tema trattato, l’amicizia tra Juan e Chiron è sincera e spontanea, la scena in cui gli insegna a nuotare per la prima volta per quanto breve è capace di commuovere lo spettatore. È una sorta di metafora, come se Juan lo stesse liberando dalla prigionia in cui vive Chiron che a malapena può uscire di casa. Prova una nuova esperienza, una sensazione mai provata prima, ed è impossibile non rimanere colpiti da una scena così profonda.
Si passa dalle prime esperienze al tema della sessualità, Chiron è individuato dai suoi coetanei come un ‘faggot’, termine scurrile americano per indicare l’omosessualità in qualcuno. Questo crea dei problemi nel piccolo Chiron, perché proprio per la sua giovanissima età a malapena può capire cosa significa un appellativo come quello che gli viene attribuito.
Ma è proprio solo grazie al passare degli anni, accumulando esperienza e maturando che riesce a trovare una risposta. Una risposta molto importante, che lo segnerà per sempre.
Fondamentale è il rapporto genitore-figlio, la madre di Chiron, Paula, tratta suo figlio in modo aggressivo e di conseguenza Chiron si chiude in sé stesso e non può fare altro che odiarla.
Paula arriverà addirittura a chiedere soldi per il crack al proprio figlio, ed ecco un altro degli infiniti temi trattati in Moonlight, ovvero quello della droga. Nonostante sia uno dei temi minori ricopre comunque una buona importanza in Juan che è costretto a spacciare per vivere e appunto Paula che ha un rapporto complicato con la sua tossicodipendenza.
Gli attori sono stati tutti impeccabili, soprattutto Mahershala Ali è stato semplicemente perfetto nonostante appaia pochi minuti meriterebbe l’Oscar a mani basse. Bravissima anche Naomie Harris che ha interpretato Paula ed è in corsa come ”Miglior attrice non protagonista” agli Oscar. I più grandi complimenti vanno ai tre attori che hanno interpretato Chiron: Alex R. Hibbert nella prima parte, Jharrel Jerome nella seconda parte e infine Trevante Rhodes nella terza parte. È impressionante che i tre attori non si siano mai incontrati sul set e che quindi non conoscessero bene che tipo di personaggio dovevano interpretare. È stata una scelta del regista che si è rivelata geniale, perché incredibilmente i tre attori hanno colto alla perfezione il carattere di Chiron nonostante ad esempio Jerome non conoscesse come sarebbe diventato Chiron in futuro ma ancora più impressionante è stato Rodes che non sapeva minimamente come fosse il suo personaggio nella fase dell’infanzia o dell’adolescenza.
La regia è sublime e sono presenti anche alcuni ottimi piani sequenza come quello nella scena d’apertura, la sceneggiatura è molto curata e potrebbe portarsi a casa l’Oscar.
In definitiva si può assolutamente affermare Moonlight va molto vicino ad essere un capolavoro, è un film che una volta concluso lascia qualcosa di incancellabile nel cuore e nella mente.