Mr Nobody di Jaco Van Dormael: la Recensione
Come sarebbe stata la nostra vita se avessimo preso una scelta diversa?
Se avessimo fatto questo e non quello?
Ce lo chiediamo da sempre tutti quanti, come sarebbe stato se le cose fossero andate diversamente, a prescindere da come poi si siano evolute, sia in negativo che in positivo. Ed è proprio quello che si chiede Nemo, il protagonista del film Mr Nobody. In realtà non se lo chiede solamente, ma sviluppa delle vere e proprie vite parallele, che ci accompagnano per tutta la durata della pellicola.
Ci troviamo nell’anno 2092. Nemo Nobody si sveglia ed ha 117 anni. C’è molto interesse delle persone intorno a lui, infatti egli è il protagonista di un reality che segue con una telecamera tutti i suoi movimenti. Tutto questo interesse è dovuto al fatto che il mondo in cui si è svegliato Nemo è diverso da quello che aveva lasciato: in questo nuovo universo le persone sono immortali, il sesso è diventato obsoleto, non ci si innamora più. Sono tutte informazioni fornite allo spettatore dal giornalista che intervista Nemo,per scoprire tutti i segreti della vita dell’unico ed ultimo uomo mortale rimasto sul pianeta. Inizierà così un viaggio nella mente del protagonista, che racconterà le vicende accadutegli da bambino – fino a quelle dei 15 anni – per arrivare al matrimonio.
Il film riesce a mantenere una certa realtà pur assumendo dei tratti surreali. Jaco Van Dormael riesce a proiettarci in un universo in cui è fondamentale fare delle scelte. Il plot principale è proprio questo, e riusciamo incredibilmente ad entrare sin da subito in queste dinamiche, con una scelta che Nemo, da bambino, dovrà prendere. Scegliere fra la mamma ed il papà. Come può un bambino compiere scelte simili? Eppure egli dovrà “schierarsi”, proseguire un percorso materno o paterno. In realtà però la bellezza della sceneggiatura è che non si svilupperanno solo un percorso A ed un percorso B, ma il film prenderà più direzioni, riuscendo ad essere sempre attaccato ad una realtà che Van Dormael ci presenta quasi senza filtri, mostrando i sentimenti dei protagonisti nella loro nudità.
Jaco Van Dormael torna al cinema con questa grande opera nel 2009 dopo essere mancato per diversi anni. Infatti il suo ultimo film, L’ottavo giorno, risale al 1996. I suoi personaggi spesso vedono la vita come un mondo colorato, pieno di immagini surreali usate per rappresentare la loro realtà, che vuole essere un po’ distaccata dalla vera difficoltà della vita e più aderente, invece, alla loro immaginazione. Secondo le sue stesse parole, però, con Mr Nobody egli ha voluto rappresentare proprio l’enorme complessità della vita, facendosi carico di una sceneggiatura abbastanza complicata da mettere in scena, ed un montaggio durato circa un anno, per far capire la complessità. Le scelte registiche sono impeccabili. A volte la macchina da presa sembra esser posizionata proprio per risaltare la complessità di alcuni momenti che attraversano la vita di Nemo, che può essere tranquillamente la nostra vita. Van Dormael fa un uso molto intelligente del primo piano, a tratti primissimo piano degli attori, andando a lavorare sui dettagli del viso. Scelta molto intelligente se hai a disposizione un attore come Jared Leto, che firma ancora una volta una ottima interpretazione, esattamente 4 anni di prima di arrivare all’Oscar come Miglior Attore Non Protagonista per Dallas Buyers Club, nel 2014.
In verità è giusto dire che il regista fornisce allo spettatore una realtà quasi senza filtri, perchè in realtà uno vi è, e rappresenta una componente fondamentale di Mr Nobody: l’acqua. L’importanza dell’acqua è sottolineata fin da subito, con il tuffo in piscina che Nemo compie da bambino, compiuto subito dopo un evento a cui egli assiste con molta curiosità. Quasi come se egli volesse iniziare un qualcosa, come se volesse tuffarsi in un’esperienza nuova. D’altronde egli stesso, a 15 anni, dice alla madre: “Io adoro le piscine, da grande ne avrò una”. L’acqua ad un certo punto cadrà dal cielo, sottoforma di pioggia, ed avrà una grande importanza nello sviluppo di quel percorso narrativo. Eppure, quasi incredibilmente, Nemo non darà la colpa alla pioggia. Pioggia che cadrà incessantemente, poi, anche su Elise, e sulla sua depressione. Quello che Nemo dirà sarà fondamentale per farci capire quello che può rappresentare questo elemento nell’arco narrativo: “Impareremo a nuotare”. L’acqua è allora probabilmente un qualcosa che può portare da qualche altra parte, in un altro mondo. Può trascinare, può legare, può dividere. Ma potrebbe simboleggiare anche un mondo in cui bisogna saper sopravvivere, sapere resistere alle difficoltà che la vita presenta. Un mondo in cui bisogna imparare a nuotare.
Aldilà di quelle che possono essere le scelte che una persona compie, il film ci restituisce un’importante consapevolezza. In una specie di programma televisivo, ci sono delle incursioni di Nemo che spiega alcuni processi naturali, tra cui La Teoria del Caos e dell’Effetto Farfalla, che vanno a sottolineare il fatto che certe volte quello che decidiamo o che facciamo può andare oltre la nostra volontà. Sostanzialmente, dovremmo lasciarci andare a quello che i sentimenti ci consigliano di fare.
Jaco Van Dormael firma una pellicola che si consacra ad essere tra le migliori degli ultimi 20 anni. Sicuramente tra i miglior film fantascientifici. Il film venne presentato alla Mostra del Cinema di Venezia ed ottenne un plauso sia dalla critica che dal pubblico. Eppure in Italia non venne distribuito, e questo è anche il motivo per cui in tanti non lo conoscono. Importante anche sottolineare le scelte di cast. Oltre all’ottima interpretazione del già citato Jared Leto, anche le attrici sono all’altezza della situazione: Diane Kruger ad interpetare Anna; Sarah Polley nei panni di Elise; Linh Dan Pham in quelli di Jean. Sembrano molto azzeccate anche le scelte riguardanti i protagonisti da giovani, che assomigliano molto agli attori adulti, in particolare Juno Temple, che interpreta Anna a 15 anni, ma poi anche Audrey Giacomini, Jean a adolescente, Clare Stone, Elise adolescente.