Narcos Messico 2: recensione della seconda stagione della serie Netflix
La nuova stagione della serie spin-off incentrata sul Cartello di Guadalajara si presenta agli spettatori
Uno dei più grandi traguardi di Netflix, è sicuramente quello di essere riuscita a rivoluzionare il modo di fare serie televisive.Netflix tramite prodotti di qualità, ha alzato l’asticella, portando le serie televisive ad un livello successivo. Uno degli show di maggiore spicco degli ultimi anni, è sicuramente Narcos, di cui vi presentiamo la recensione della nuova stagione “Narcos Messico”. Una serie antologica che racconta ascesa e caduta dei più grandi narcotrafficanti di tutti i tempi. Sin dalla prima stagione, Narcos, è diventata una serie culto, spinta anche dalla fama del personaggio di Pablo Escobar, protagonista delle prime due stagioni.
Dopo la conclusione della storia di Escobar, si pensò che la serie, giocata la sua carta più alta, potesse anche fermarsi. Netflix invece stupì tutti, con una terza stagione incentrata sul cartello di Cali, che riuscì ancora una volta ad alzare il livello, fino ad arrivare a Narcos: Messico, spin-off della serie, incentrato, appunto, sul territorio messicano. La prima stagione ha dimostrato che questo spin-off non è soltanto un modo per portare avanti il franchise. Ciò che è risultato infatti è un prodotto con una propria identità, che si distingue dal suo predecessore e dimostra che Narcos: Messico ha ancora qualcosa da dire.
Indice
- Trama
- Psicoanalisi di un narcotrafficante
- Il Messico non è la Colombia
- Analisi tecnica
- Considerazioni finali
Trama di Narcos: Messico
Dopo la morte dell’agente speciale Enrique Camarena, la DEA, ha avviato l’operazione segreta Leyenda, allo scopo di dare giustizia alla sua morte. In segreto, un manipolo di agenti, guidato da Walt Breslin (Scott McNairy), cercherà di smantellare la Federazione, l’impero della droga creato da Felix Gallardo (Diego Luna). Il più potente narcotrafficante del Messico, invece, non ha la benché minima idea di fermarsi.
Dopo aver riunito sotto il suo comando tutte le piazze di spaccio del Messico, Miguel Angel Felix Gallardo, mira ad espandersi. I messicani, sono gli unici a poter trasportare la cocaina dalla Colombia agli Stati Uniti. L’obbiettivo di Gallardo, infatti, è quello di conquistare il monopolio dei trasporti, al fine di ottenere l’indipendenza dai colombiani e diventare il narcotrafficante più potente. Dopo l’omicidio dell’ agente Camarena, però, i controlli sono aumentati, così come i nemici di Gallardo, che dovrà vedersela con la DEA, i colombiani e i suoi soci, sempre più insoddisfatti e prossimi al tradimento.
Psicoanalisi di un narcotrafficante – Narcos: Messico 2, la recensione
Il motore di Narcos, sono sempre stati i suoi personaggi. Dall’inizio con Pablo Escobar, poi il Cartello di Cali e ora Felix Gallardo. Uno dei principali problemi delle prime due stagioni, però, era l’empatizzazione con il cattivo. Durante la visione, pur sapendo che Escobar fosse un assassino, lo spettatore finiva per fare il tifo per lui. Nelle stagioni successive, questo problema non era più ravvisabile, forse anche a causa della mancanza di una figura iconica come Pablo. Narcos: Messico, presenta già dalla prima stagione, il personaggio di Felix Gallardo. Raccontando la sua ascesa, da poliziotto a signore della droga, sono riusciti a fornirgli un background psicologico davvero interessante, senza commettere lo stesso errore fatto con Escobar.
Gallardo, ha una sua caratterizzazione ben precisa; ne vengono mostrati difetti e qualità, andando ad analizzare minuziosamente ogni aspetto della sua figura, riuscendo a creare un personaggio davvero indimenticabile. Il narcos, non è più solamente una testa calda che ha come unico obbiettivo guadagnare soldi. Gallardo è freddo, calcolatore e spietato, ma sotto il completo costoso si nasconde una figura fragile e timorosa che farebbe di tutto pur di non perdere ciò che ha creato. Analogamente, questa volta, anche i personaggi secondari sono stati approfonditi di più. Ogni comprimario, ha una sua storia e una sua identità ben precisa, molto più marcata di quanto accadesse nelle precedenti stagioni di Narcos. La cura per i personaggi, risulta essere uno dei maggiori punti di forza di questa seconda stagione, permettendo allo spettatore di essere catturato ancor di più dallo svolgimento degli eventi e dal percorso che farà ogni personaggio.
Il Messico non è la Colombia – Narcos: Messico 2, la recensione
Sin dall’annuncio della prima stagione, una delle domande che tutti quanti ci siamo posti è stata: Quale sarà la differenza tra Narcos e Narcos: Messico? Se nella prima stagione, la risposta era intuibile, questa volta è chiaro sin dall’inizio. Con la seconda stagione, Narcos Messico, ribadisce di essere un’altra serie televisiva, con una propria identità ben marcata. Le prime tre stagioni del franchise, mostravano la diffusione della cocaina dalla Colombia agli Stati Uniti e la caccia della DEA ai narcotrafficanti colombiani. Se il soggetto della trama appare simile, il contesto e lo svolgimento, però, è totalmente diverso. Narcos Messico, fa leva sulle differenze che ci sono tra i due paesi, e se in Colombia il pericolo maggiore era lo stato e la DEA, in Messico, sono i capi delle piazze.
Gli agenti, svolgono egregiamente il proprio lavoro, ma per Gallardo non sono una preoccupazione. Essendo i capi il pericolo maggiore, la lotta, diventa ancora più violenta. La DEA, infatti, seppur stia dando la caccia a dei criminali, ha delle leggi da rispettare, i Narcos no. Narcos Messico, non solo si ambienta in un altro paese, ma mostra anche uno scenario differente. Le regole sono diverse, non c’è freno alla violenza, il trasporto della cocaina messicano non è paragonabile alla produzione colombiana; inoltre gli affari non sono gestiti nella stessa maniera. In questo modo, la serie, mostra di avere una propria identità ben precisa e grazie anche alla cura dei personaggi, riesce a tracciare una linea netta che distingue la serie principale, dallo spin-off in Messico.
Analisi Tecnica – Narcos: Messico 2, la recensione
Narcos Messico, anche dal lato tecnico, se la cava davvero bene. Il cast è fenomenale, nessuno di loro, alla fine della stagione risulta dimenticabile. Anche grazie alla scrittura dei personaggi, gli attori sono riusciti a dare delle interpretazioni memorabili, primo su tutti Diego Luna e il suo Felix Gallardo. Anche la regia, contribuisce a fare in modo che questo spin off si distingua dalla serie principale. La caratterizzazione dei personaggi, come già detto prima, è uno dei punti di forza della serie e la regia, con un ampio utilizzo del primo piano, riesce a valorizzarli ancora di più. Allo stesso modo, anche il contesto messicano, viene trasposto ottimamente.
Ogni luogo è caratterizzato da una fotografia particolare; l’ambiente messicano, territorio dei criminali, è dominato da colori caldi e da tonalità gialle, i quartier generali dei federali, invece, in contrapposizione al Messico, appaiono freddi e dominati da tonalità tendenti verso il blu e il grigio. La regia, poi, non fa a meno di mostrare crude scene di violenza, accentuando ancor di più la pericolosità del contesto messicano. Uno dei pochi difetti della serie, invece, è rappresentato dalla narrazione di alcuni eventi. La trama non è nulla di contorto o particolarmente complesso, però, in alcuni casi, soprattutto quando si entra nel contesto politico, il tutto diventa confusionario, non permettendo allo spettatore di cogliere precisamente ogni avvenimento.
Considerazioni finali
Per la quinta volta, Narcos si dimostra come uno dei migliori prodotti Netflix. È dalla terza stagione, che ognuno di noi si chiede se valga davvero la pena continuare una serie di questo tipo e puntualmente, ogni volta, la risposta è si. Narcos: Messico stupisce ancora e riesce a delineare, perfettamente, i tratti di un prodotto televisivo che raccoglie l’eredità lasciata dal suo predecessore e la trasforma in qualcosa di nuovo.
Miguel Angel Felix Gallardo è un personaggio iconico, caratterizzato alla perfezione, che ruba la scena ma lascia sempre un po’ di spazio anche agli altri. Narcos: Messico, infatti, non racconta la storia di Felix Gallardo, ma la guerra al narcotraffico messicano. Supportata da un’ottima regia e da una colonna sonora, che di stagione in stagione migliora sempre di più, questa serie riesce a mantenere alto il livello ancora una volta. Se avete amato la prima stagione, adorerete anche la seconda e a fine visione, l’unica cosa che vi sentirete di dire sarà: quiero mas producto.
Narcos: Messico
Voto - 8.5
8.5
Lati positivi
- Caratterizzazione dei personaggi
- Identità della serie ben marcata
Lati negativi
- Narrazione confusionaria in alcune parti
Un capolavoro