Night Hunter: recensione del thriller con Henry Cavill su Amazon Prime Video
Thriller psicologico che segna l'esordio alla regia di David Raymond
È disponibile su Amazon Prime Video dal 22 ottobre scorso Night Hunter, thriller psicologico del 2018 per la regia di David Raymond di cui vi proponiamo la nostra recensione. Conosciuto anche col titolo di Nomis, il film segna l’esordio dietro la macchina da presa per il regista e sceneggiatore inglese. Henry Cavill guida un cast di interpreti ben noti al pubblico che comprende Stanley Tucci, Ben Kingsley, Alexandra Daddario e Brendan Fletcher. Night Hunter si inserisce nel ricco filone di thriller costruiti attorno alla figura di un serial killer disturbato e maniacale; Raymond punta in alto e cerca ispirazione in modelli di riferimento decisamente ambiziosi e con cui impostare un confronto è quantomeno azzardato. Fra tutti, il richiamo più evidente è al cult del 1991 di Jonathan Demme Il silenzio degli innocenti con Jodie Foster ed Anthony Hopkins.
Marshall (Henry Cavill) è un ex agente della SWAT passato alla omicidi, con un divorzio alle spalle e una figlia adolescente con cui ha un rapporto problematico. Mentre sta investigando sulla misteriosa morte violenta di una giovane donna, si imbatte in una singolare coppia di giustizieri formata da Cooper (Ben Kingsley) e Lara (Eliana Jones). I due danno la caccia online a pedofili e predatori sessuali; tendono loro una trappola e, una volta catturati, li rendono inoffensivi. Seguendo una loro pista, Marshall si imbatte nel covo di Simon (Brendan Fletcher), criminale mentalmente instabile che si scopre essere collegato alla morte della giovane donna. La profiler Rachel (Alexandra Daddario) inizia a lavorare sul caso, seguendo le direttive del Commissario Harper (Tucci). Ma la cattura di Simon è solo l’inizio di una serie di eventi che metteranno in pericolo le vite degli agenti coinvolti e della coppia di giustizieri.
Indice:
Analisi – Night Hunter, la recensione
Nell’introduzione alla nostra recensione abbiamo detto come Night Hunter cerchi di ispirarsi a Il silenzio degli innocenti. Raymond riprende dal cult di Demme lo scheletro della storia e gli elementi fondamentali: ci sono il serial killer mentalmente instabile, la profiler, le indagini della polizia, la corsa contro il tempo per salvare la vittima sequestrata. Quello che manca è tutto il resto; tutto il contenuto e la profondità psicologica che rendono Il silenzio degli innocenti un thriller perfetto. Potremmo dire che Night Hunter è una copia stanca, inutilmente intricata e a tratti noiosa del film di Demme. Un’ennesima costola di un filone praticatissimo, che non aggiunge nulla e di cui non si sentiva la mancanza. La trama, poi, si regge su molti, troppi stereotipi, il più evidente dei quali è senza dubbio quello del poliziotto padre di famiglia che proietta le sue paure e insicurezze sulla figlia.
Marshall non dorme, fa fatica ad esternare i propri sentimenti, non è capace di gesti affettuosi; per paura che possa accadere qualcosa alla figlia adolescente la allontana da sé per proteggerla. Altro stereotipo è quello del poliziotto buono/poliziotto cattivo; Rachel cerca di scavare nella mente del killer portandolo ad aprirsi, Marshall impreca, minaccia e disprezza. Quando non naviga a vista nella banalità più assoluta, Night Hunter sforna perle di assurdo, trovate estreme e colpi di scena a (presunto) effetto shock. Una frustrante altalena fra “alti” esagerati e “bassi” così noiosi che fanno venir voglia di mandare avanti veloce col telecomando. Il messaggio che il regista e sceneggiatore vuole comunicare è che tutti i protagonisti siano degli anti-eroi, intrappolati in un’area grigia etica e morale che li opprime; peccato che di grigio, qui, ci siano principalmente la visione e le intenzioni.
Considerazioni tecniche
Proseguiamo la nostra recensione di Night Hunter concentrandoci su alcuni aspetti tecnici. Per quanto riguarda la scrittura, la prima cosa che colpisce è la banalità, tocca ripeterlo, dei dialoghi. Marshall si esprime come intere flotte televisive di poliziotti fanno ad ogni latitudine; frasi trite e ritrite, imprecazioni varie, dialoghi “rivelatori” con la figlia di cui si riesce serenamente a prevedere la battuta successiva. Non va meglio al personaggio di Ben Kingsley, l’ex giudice diventato giustiziere a seguito di una tragedia familiare. Scritto male il personaggio (probabilmente il peggiore dell’intero film), scritte male le battute. Altro difetto macroscopico è la totale mancanza di spessore e approfondimento psicologico, comune a tutti i personaggi. Dal serial killer, la cui vicenda personale è confusamente accennata, a Rachel, che sembra nascondere una storia dolorosa che però risulta incomprensibile, allo stesso vigilante, la cui storyline è un pretesto per mandare avanti la trama.
Se la storia non convince, altrettanto fa la resa vera e propria. Dal punto di vista estetico, tecnico ed espressivo non c’è niente che catturi l’attenzione; le varie scelte si inseriscono in un contesto dove le modalità narrative sono piuttosto scolastiche. Poco ispirata anche la direzione degli attori che come conseguenza si rendono protagonisti di performance che hanno le caratteristiche del “compitino”. Un peccato, trattandosi di Tucci, Kingsley e Cavill. Tutti e tre recitano col freno a mano tirato, dando l’impressione di non sentirsi i rispettivi personaggi addosso. D’altro canto, la prova monotona e per sottrazione dei tre attori è musica per le orecchie dello spettatore provato dalla performance ipertrofica e caricaturale di Brendan Fletcher. Ulteriore nota negativa, un montaggio che dà l’idea che in post-produzione il montatore si sia dimenticato di inserire qualche inquadratura qua e là.
Conclusioni – Night Hunter, la recensione
Arrivati alla fine della nostra recensione, sarà ormai chiaro come Night Hunter non sia certo uno di quei film che non si possano perdere. C’è ben poco da salvare nel film di David Raymond, fatta eccezione forse per alcune scelte di fotografia sensate e funzionali alla creazione di una certa atmosfera. Niente di particolarmente innovativo o sensazionale, ma l’uso di palette di colori freddi aiuta a veicolare certe sensazioni, sia nelle riprese esterne, che negli interni. Ad esempio, verso il finale, c’è una lunga sequenza che si svolge su un lago ghiacciato; la tensione emotiva è piuttosto scarsa, ma l’occhio ha la sua parte grazie all’accentuazione dei blu, dei bianchi e dei grigi del paesaggio innevato. Stesso discorso vale anche per alcune sequenze alla stazione di polizia. Per magra che sia, è pur sempre una consolazione.
Si può serenamente rinunciare a Night Hunter e preferire altro anche (e soprattutto) se si è amanti del genere thriller. Più che un’occasione sprecata, il film di David Raymond è una perdita di tempo; non aggiunge nulla al genere, non rende omaggio agli evidenti modelli di riferimento, non lascia traccia alcuna terminata la visione. Novantotto minuti che faticano a trascorrere, con l’aggravante di un cast mortificato da una scrittura debolissima e colpevole in prima persona di non averci nemmeno provato. Il consiglio è quello di rivolgere la propria attenzione ad altro, senza esitazione alcuna.
Night Hunter
Voto - 4
4
Lati positivi
- Alcune scelte di fotografia
Lati negativi
- Sceneggiatura, regia, montaggio
- La prova del cast