Nuovo Olimpo: recensione del film diretto da Ferzan Ozpetek
Il nuovo film di Ozpetek, disponibile su Netflix, è un progetto molto autobiografico e anche una lettera d'amore al cinema stesso
Dopo l’accordo con Disney+ per realizzare una serie tratta da Le fate ignoranti, Ferzan Ozpetek continua la sua collaborazione con il mondo dello streaming con un nuovo lungometraggio realizzato per Netflix. Il film è Nuovo Olimpo, di cui vi presentiamo la recensione. Presentato all’ultima Festa del Cinema di Roma, questo nuovo progetto del regista turco è molto particolare poiché affonda le radici nelle esperienze vissute da Ozpetek stesso. Ispirandosi dunque a eventi reali che lo riguardano, il regista realizza un film intriso del suo amore per il cinema che racconta di un altro amore, quello struggente e resistente al tempo tra due uomini. A interpretare i protagonisti troviamo due volti nuovi nell’universo di Ozpetek, ovvero Damiano Gavino e Andrea Di Luigi. A completare il cast troviamo nomi femminili importanti come Luisa Ranieri e Greta Scarano, ma anche giovani interpreti in ascesa come Aurora Giovinazzo, Giancarlo Commare e Alvise Rigo.
Scritto da Ozpetek insieme al suo fidato Gianni Romoli, Nuovo Olimpo (qui il trailer) racconta delle vite di Enea Monti (Gavino) e Pietro Ghirardi (Di Luigi), che si intrecciano per sempre in un nodo che sembra impossibile da sciogliere. Il primo è un appassionato di cinema e sogna di diventare un regista; il secondo invece è uno studente di medicina: due anime diverse che finiscono per intrecciarsi inaspettatamente. Nella città di Roma alla fine degli anni Settanta, i due si incontrano per caso nel cinema Nuovo Olimpo e si innamorano perdutamente. Proprio all’inizio di questo amore travolgente, un evento inaspettato li separa ed Enea e Pietro iniziano a rincorrersi per un arco di tempo lungo trent’anni, in cui il sentimento che li lega non si esaurisce mai nonostante l’inesorabile trascorrere delle loro vite.
Indice
Amore e cinema – Nuovo Olimpo recensione
Dopo il bellissimo La dea fortuna e la parentesi seriale poco riuscita de Le fate ignoranti, le aspettative per il nuovo film di Ferzan Ozpetek erano altissime, tenendo conto delle varie caratteristiche in ballo. Con Nuovo Olimpo infatti il regista realizza quello che è il suo film più autobiografico, che si ispira a una storia vera accaduta a lui stesso negli anni Settanta. Partendo da questi fatti reali, Ozpetek imposta una storia d’amore omosessuale per poi ampliarla e trasformarla in un racconto più universale, che vorrebbe rappresentare un vero e proprio inno al cinema. Nella prima parte del film, il regista ci fa immergere in una realtà affascinante, una sala cinematografica degli anni Settanta dove si può sognare e amare liberamente, mentre fuori imperversano manifestazioni e scontri politici. Un luogo che rappresenta il potere del cinema stesso, simbolo di libertà.
È in questo piccolo angolo che Enea e Pietro si incontrano e finiscono per innamorarsi, consumando poi la loro passione in un altro bellissimo luogo lontano dalla cruda realtà, una meravigliosa terrazza romana. Dopo che i due amanti finiscono per separarsi a causa di un destino beffardo, Nuovo Olimpo comincia a perdere il suo fascino, introducendo personaggi poco interessanti e linee narrative poco coinvolgenti. La passione e la carnalità dell’amore giovanile lasciano il posto a toni da melò, mal sostenuti da performance attoriali deludenti. Viene meno anche quella magia del cinema che Ozpetek vorrebbe comunicare e che è invece vivissima nella prima parte del film. Infine nell’ultima parte del film vanno a sommarsi troppi espedienti narrativi poco convincenti, insieme a un trucco troppo posticcio per invecchiare gli attori, che finiscono per depotenziare il bel finale che Ozpetek regala a questa sua opera perlopiù disequilibrata.
Cosa non funziona
Nonostante la presenza degli elementi peculiari dello stile del regista, questa volta si ha la sensazione di aver assistito a un prodotto medio, non all’altezza dei lavori migliori di Ozpetek. Se vogliamo parlare di certezze, non mancano elementi caratteristici dei prodotti del regista come amori tormentati, segreti inconfessabili, personaggi iconici, musiche inconfondibili (melodie turche ma anche l’ormai immancabile Mina), terrazze meravigliose e molto altro. A mancare questa volta è una storia che sappia travolgerci e sorprenderci davvero, nonostante assistiamo a un amore indimenticabile che resiste a tutto. Le ottime premesse di base finiscono per sparire sotto una conduzione generale poco equilibrata ed elementi non all’altezza degli obiettivi posti in partenza.
Probabilmente tutto ciò è dovuto ad alcuni espedienti narrativi un po’ prevedibili o poco credibili, ma soprattutto alla scarsa alchimia tra i due attori protagonisti, non così bravi nelle loro performance. Gavino (visto in Un professore e Shake) dimostra sicuramente una maggiore esperienza rispetto ai suoi colleghi Andrea Di Luigi e Alvise Rigo, belle presenze sicuramente ma decisamente ancora troppo acerbi nella recitazione. A deludere maggiormente è in particolare il secondo, che non va oltre una interpretazione praticamente amatoriale e sembra essere in scena solo per mostrare il suo corpo perfettamente scolpito. Per gli interpreti maschili questa volta Ozpetek sembra aver puntato troppo alla presenza fisica (come dimostrano i diversi nudi integrali), finendo per sacrificare una qualità recitativa che avrebbe giovato maggiormente alla storia raccontata.
La luce delle donne – Nuovo Olimpo recensione
Discorso diverso invece per il cast femminile, che regala performance notevoli e illumina maggiormente la narrazione. Luisa Ranieri nel ruolo di Titti, la cassiera del cinema Nuovo Olimpo, ci regala una delle sue interpretazioni più potenti e indimenticabili e si inserisce immediatamente tra i personaggi più riusciti della filmografia del regista turco. Aurora Giovinazzo, dopo l’exploit in Freaks Out, si mostra qui al suo meglio in un ruolo genuino come quello di Alice, confidente, amante occasionale e migliore amica di Enea Monti. Bravissima anche Greta Scarano nei panni di Giulia, moglie di Pietro, una donna che dovrà accettare di essere seconda al grande amore del marito. Peccato che le ottime performance delle tre attrici siano destinate a personaggi secondari, che non riescono ad avere sempre il giusto spazio e finiscono per soccombere un po’ troppo al forte interesse del regista per i corpi maschili.
In sostanza, Nuovo Olimpo, quattordicesimo lungometraggio di Ferzan Ozpetek, non rientra fra i migliori lavori del regista turco, nonostante sia un progetto profondamente personale. La componente autobiografica non è sufficiente per dare vita a una storia che non riesce mai a coinvolgere pienamente, ricca inoltre di elementi già visti ed esplorati a fondo dal regista in altre produzioni. Delude molto assistere poi a performance attoriali acerbe o addirittura quasi amatoriali, che dimostrano che questa volta il regista si è lasciato abbagliare più dalla bellezza che dalla bravura dei suoi protagonisti. Se non altro ci rimangono le ottime prove delle interpreti femminili (anche se relegate a ruoli secondari) e un finale convincente e tutto sommato emozionante.
Nuovo Olimpo
Voto - 5.5
5.5
Lati positivi
- La presenza degli elementi peculiari dello stile del regista
- La prima parte del film è davvero ottima
- Le performance delle interpreti femminili, in primis Luisa Ranieri
Lati negativi
- Il cast maschile è bello ma troppo acerbo e impreparato nella recitazione
- Una narrazione poco equilibrata
- Il film non riesce a coinvolgere pienamente a livello emotivo