Omen – L’origine del presagio: la recensione del film di Arkasha Stevenson prequel del classico horror del 1976
Al cinema dal 4 aprile arriva Omen - L'origine del presagio, prequel del classico horror del '76 che segna l'esordio alla regia di Arkasha Stevenson
Prequel del classico horror del 1976 The Omen – Il presagio diretto da Richard Donner, Omen – L’origine del presagio è il film che segna il debutto alla regia di Arkasha Stevenson, anche co-autrice della sceneggiatura insieme a Tim Smith e Keith Thomas basata sui personaggi creati da David Seltzer e con soggetto di Ben Jacoby. Nel 1976 Donner dirigeva il primo capitolo di quello che sarebbe diventato un franchise proseguito con La maledizione di Damien (1978), Conflitto finale (1981), il film per la tv Omen IV – Presagio infernale (1991) e il remake del 2006 Omen – Il presagio diretto da John Moore. Ai film va ad aggiungersi la serie tv del 2016 intitolata Damien, sequel del film di Donner trasmessa negli Stati Uniti sull’emittente A&E. Arriva dunque al cinema il prequel di quel film diventato un classico, che risponde alle domande rimaste aperte sulle origini di Damien, ma pensato anche per essere un horror autonomo, con le radici nella storia dell’originale ma uno spirito indipendente. Nell Tiger Free (Servant) è protagonista nel ruolo di Margaret, accanto a lei un cast internazionale che comprende Bill Nighy, Ralph Ineson, Sonia Braga, Tawfeek Barhom, Charles Dance, Nicole Sorace e Andrea Arcangeli. Prima di passare alla nostra recensione di The Omen – L’origine del presagio vediamo qui di seguito la trama.
Margaret, una giovane donna americana, viene trasferita a Roma per il noviziato e iniziare una nuova vita al servizio della Chiesa. Il suo è un percorso di fede mai messo in dubbio e che ha radici in un’infanzia difficile trascorsa in orfanotrofio, dove ha trovato in padre Lawrence una guida. Ed è proprio Lawrence ad introdurla nella Città Eterna, nell’orfanotrofio gestito da suor Silvia dove presterà servizio e prenderà i voti. In quel luogo Margaret incontra un’oscurità che fa vacillare la sua fede e scopre una terrificante cospirazione che spera di far concepire e nascere l’Anticristo, l’incarnazione del Male assoluto.
Indice:
- Un esordio sorprendente dal punto di vista visivo, con le radici nella storia e un’impronta fortemente personale
- La parte narrativa non è al passo con quella visiva
Un esordio sorprendente dal punto di vista visivo, con le radici nella storia e un’impronta fortemente personale – Omen – L’origine del presagio recensione
Omen – L’origine del presagio arriva in un franchise che si è trascinato cercando di capitalizzare su un primo capitolo magistrale senza mai raggiungerne o anche solo sfiorarne la carica orrorifica, cupa e malvagia. Arkasha Stevenson affonda le radici in quell’immaginario e in quella storia, facendola propria e traducendola sullo schermo in un film che funziona come prequel ma anche come horror a se stante. Un dato che vale la pena sottolineare, specie perché questo è il film che segna l’esordio di Stevenson alla regia di un lungometraggio dopo esperienze in cortometraggi e collaborazioni in serie tv come Al nuovo gusto di ciliegia e Legion. Stevenson interiorizza e rivisita le atmosfere e l’iconografia del film di Richard Donner, rispettandole e nel contempo aggiungendo un’impronta personale figlia di un’ottima padronanza degli stilemi e gli archetipi del cinema horror a cavallo tra gli anni Settanta e i Novanta.
Si ritrovano echi degli slasher, de L’esorcista di William Friedkin, di Rosemary’s Baby di Roman Polanski e del cinema di Dario Argento (di Suspiria in particolare), fatti propri e debitamente reinterpretati. Dal punto di vista visivo Omen – L’origine del presagio colpisce per la composizione delle inquadrature, per una fotografia che amplifica le atmosfere cupe e minacciose anche nella sola ripresa dell’ambientazione romana e per un paio di sequenze senza censura davvero intense e sconvolgenti. E ve n’è una in particolare, che non riveliamo per non rovinarne l’impatto, legata al corpo femminile, che difficilmente riuscirete a togliervi dalla testa. Gradita e in linea col predecessore di cui L’origine del presagio è prequel diretto è la quasi totale assenza di uno degli espedienti più facili e abusati nel cinema horror contemporaneo: il jumpscare. Completa il quadro una colonna sonora suggestiva che ricorda l’uso delle musiche nel film di Richard Donner.
La parte narrativa non è al passo con quella visiva – Omen – L’origine del presagio recensione
Se dal punto di vista visivo, della regia e delle atmosfere il film di Arkasha Stevenson funziona, difetta e non è all’altezza nello sviluppo della storia e nella sceneggiatura. Soprattutto nel secondo atto Omen – L’origine del presagio diventa confuso ed eccessivamente macchinoso nel veicolare il suo messaggio sulla Chiesa – che si può estendere a qualunque sistema di potere che per soggiogare le masse genera esso stesso il male da temere e combattere, in questo caso il Male assoluto – e la sua riflessione sulla violazione del corpo della donna e sulla maternità. Questo perché dalla seconda metà in poi sono inserite svolte narrative che paiono forzate, quando non addirittura poco coerenti, con la trama che si sfilaccia in più punti e si affossa su se stessa quando tenta la via del thriller investigativo.
Si ha l’impressione che la parte narrativa non stia al passo con quella visiva e che L’origine del presagio comunichi meglio i suoi messaggi e affondi il colpo più per suggestioni che nello sviluppo della storia in sé e per sé. Alcuni personaggi sono appena abbozzati, tra cui quello interpretato da Andrea Arcangeli, il cui ruolo si fatica a comprendere a causa di una trattazione sommaria che lo relega a poco più che un pretesto narrativo. Non aiuta nemmeno una durata eccessiva, con un ritmo un po’ altalenante che rende a tratti ostica la visione. Ottima invece la prova di Nell Tiger Free, che coniuga il talento a un fascino magnetico che la regia di Stevenson sottolinea ed amplifica caricandone l’impatto. Al cinema da giovedì 4 aprile con 20th Century Studios Italia (qui il trailer).
Omen - L'origine del presagio
Voto - 6.5
6.5
Lati positivi
- Un film che funziona non solo come prequel ma anche come horror a se stante, frutto di grande padronanza degli archetipi del genere, con un paio di sequenze davvero sconvolgenti
- L'interpretazione magnetica della protagonista Nell Tiger Free
Lati negativi
- Il secondo atto è troppo macchinoso e la durata è eccessiva
- Lo sviluppo sommario di alcuni personaggi