Paradise Hills: recensione del film con Emma Roberts e Milla Jovovich
Arriva nelle sale una nuova storia distopica in salsa young adult tra la fantascienza e il thriller
Distopia e young adult sono stati spesso legati negli ultimi anni, con risultati discreti e mai strabilianti. Gli esempi più lampanti sono le saghe di Hunger Games, Divergent e Maze Runner. Tutte e tre hanno sempre mescolato più o meno gli stessi ingredienti: un futuro distopico, giovani ribelli che si oppongono al sistema, una love story e una trama da trilogia (con il terzo capitolo da dividere al cinema in due parti, possibilmente). Dopo questi film, i tentativi di far rimanere attivo questo filone cinematografico sono stati tanti e con scarsi risultati. Ora arriva nelle sale italiane una nuova pellicola che cerca di rinnovare la distopia young adult con nuovi trucchetti. L’opera in questione è Paradise Hills, di cui potete leggere di seguito la recensione.
Il film è una produzione indipendente spagnola, diretta dall’esordiente Alice Waddington. C’è però tanta America a partire dal cast: la protagonista è Emma Roberts, affiancata da Eiza González, Danielle Macdonald e Jeremy Irvine. Come star internazionali ci sono invece la vincitrice del Golden Globe Awkwafina e Milla Jovovich. Con un assetto scenografico ricchissimo e un buon lavoro di regia e cast, Paradise Hills riesce a puntare in alto. Tuttavia non possiede i giusti strumenti per essere originale e totalmente appassionante.
Indice
Trama – Paradise Hills, la recensione
La ribelle Uma (Emma Roberts) si sveglia in un luogo che non conosce. Tentando di fuggire, scopre di essere stata portata contro la sua volontà in un riformatorio per ragazze, sito su un’edenica isola remota. Uma conosce l’algida e bellissima direttrice dell’istituto, La Duchessa (Milla Jovovich), la quale le spiega che il soggiorno presso la scuola le servirà per una guarigione emozionale. Il programma riservato a lei è finalizzato a renderla una ragazza perfetta, servizievole e ben disposta a sposare l’uomo che detesta. Uma, infatti, è stata condotta sull’isola poiché si rifiuta di sposare un suo pari nella scala sociale, dato che ama l’inferiore Markus (Jeremy Irvine).
Incapace di lasciare quel luogo, Uma conosce altre ragazze come lei, totalmente da riformare secondo la società. La prima è Chloe (Danielle Macdonald), troppo in carne per i suoi genitori; poi Yu (Awkwafina), un’orfana di rango inferiore affidata a parenti ricchi che la vogliono educata per l’alta società; e ancora Amarna (Eiza González), una popstar che desidera maggior libertà nella sua vita. Le ragazze passano le loro giornate camminando in bellissimi giardini, facendo yoga, subendo strane sedute psicologiche e partecipando ad eleganti cene. Ben presto Uma comprende che nell’istituto si nasconde qualcosa di sinistro, che porterà le ragazze verso un terribile destino.
Uno spettacolo visivo – Paradise Hills recensione
Il primo impatto con Paradise Hills comunica allo spettatore che sta per andare incontro a un sontuoso spettacolo visivo. Un cerchio dorato e luminoso apre la prima sequenza del film: un’enorme sala da ballo piena di persone agghindate con eccentrici costumi. È solo l’inizio di un vero e proprio spettacolo per gli occhi, ben costruito e studiato nei dettagli. Le scenografie sono ricche di colori sgargianti o illuminate dall’accecante bianco dei costumi e degli interni. La meravigliosa ambientazione isolana partecipa a questo trionfo visivo, insieme all’utilizzo di una luce naturale calda e quasi abbagliante. Sembra quasi di essere nel Midsommar di Ari Aster, benché di qualità inferiore. I sontuosi e bellissimi costumi poi completano questo set ben valorizzato.
La regia di Alice Waddington è in grado di valorizzare questo assetto scenografico con inquadrature anche abbastanza ricercate e che strizzano l’occhio ad altre pellicole (quelle di Gore Verbinski ad esempio). Preponderante è l’importanza che viene data alla forma del cerchio: il simbolo della perfezione richiesta alle donne di questo futuro distopico. Come i meravigliosi costumi e i luoghi paradisiaci servono a nascondere i crudeli piani della società riservati alle ragazze indipendenti, così lo spettacolo visivo di Paradise Hills funge da utile distrazione per diversi difetti. Una strepitosa e abbagliante confezione che serve a nascondere il già visto di cui abbonda la pellicola.
Un film che ne richiama tanti altri – Paradise Hills recensione
Paradise Hills sembra una summa finale di tanto cinema distopico e young adult visto negli ultimi anni. Il discorso sulle classi sociali e gli eccentrici costumi sembrano provenire direttamente da Hunger Games; la subalternità della donna è un chiaro riferimento alla serie tv di successo The Handmaid’s Tale. L’obiettivo di rendere le donne perfette, simili ad automi, ricorda molto La donna perfetta, il remake con Nicole Kidman de La fabbrica delle mogli. C’è anche un po’ del The Island di Michael Bay in una svolta della trama, che rivela il principale segreto del riformatorio. Dunque si è di fronte a una raccolta di citazioni, che rende Paradise Hills poco originale.
L’obiettivo di questo grande mix di elementi è ottenere il giusto prodotto per far appassionare un pubblico più giovane. Tuttavia si va incontro a una vera e propria perdita di identità: anche la ribellione finale in stile girl power è stata presa a piene mani da altre pellicole del genere; apprezzabile però l’inserimento di questo aspetto, senz’altro molto attuale. Fortunatamente, inoltre, il film sceglie di evitare l’approfondimento del topos del triangolo amoroso, in cui la protagonista si ritrova costretta a scegliere. Nei tempi moderni l’eroina non ha bisogno di un principe o un compagno: un aspetto che eleva Uma al di sopra della deludente evoluzione di un personaggio come la Katniss Everdeen di Hunger Games.
Pro e contro
Dunque da come già accennato, i problemi principali di Paradise Hills risiedono nella sceneggiatura. Lo script, ad opera di Brian DeLeeuw e Nacho Vigalondo, prende troppi elementi da tanti altri film. In più i dialoghi sono abbastanza scialbi e poco interessanti, rendendo la parte centrale della narrazione troppo lenta rispetto all’ultimo atto. Qui la trama si fa invece maggiormente ricca di eventi e di tensione, rianimando la situazione generale. Il problema è che molti dei colpi di scene e delle rivelazioni sono affidati a lunghi discorsi eccessivamente didascalici. Il nucleo centrale di Paradise Hills è già limpido in superficie: affidarlo a lunghe spiegazioni posizionate in momenti di tensione non è stata una buona scelta.
Ottimo invece il lavoro del cast tecnico e delle attrici protagoniste. Come già detto in precedenza, lo sforzo impiegato nei set, nei costumi e nella fotografia è incredibile e il risultato finale è senz’altro da applaudire. Da apprezzare anche gli sforzi della regista: la Waddington dimostra una mano capace di valorizzare i personaggi e ciò che li circonda. Infine il cast femminile si dimostra molto competente, soprattutto se ci si sofferma sulle prove di Milla Jovovich e Awkwafina. Peccato che tali sforzi siano al servizio di personaggi non così sfaccettati e poco approfonditi psicologicamente.
Considerazioni finali – Paradise Hills recensione
Per concludere questa recensione di Paradise Hills, il film è un prodotto molto ricco per le scenografie, i costumi e la fotografia. Esteticamente è perfetto, possiede una pregevole confezione esterna che purtroppo nasconde un interno totalmente privo di originalità. L’inserimento nel filone di film young adult di genere distopico non aiuta il risultato finale: il film avrebbe potuto ottenere molto di più osando e scegliendo una direzione diversa. Impossibile però rimanere indifferenti di fronte agli sforzi di una produzione indipendente non americana, che cerca di porsi ai livelli del cinema hollywoodiano.
Paradise Hills può raggiungere la sufficienza grazie agli strenui tentativi di valorizzare a livello tecnico una mescolanza di trame temi decisamente indigesta. D’altronde il mix & match sembrerebbe proprio la cifra di questo film, dato che si sceglie di spaziare molto sui generi: fantascienza distopica, atmosfere thriller, dramma di formazione e incursioni nel fantasy visivamente piacevoli.
Paradise Hills
Voto - 6
6
Lati positivi
- Il film è uno spettacolo visivo grazie all'ottimo lavoro di scenografia, costumi e fotografia
- La regia dell'esordiente Alice Waddington e le interpretazioni delle attrici protagoniste
Lati negativi
- Troppi richiami ad altri film o serie tv
- La sceneggiatura
- Gli schemi del filone young adult limitano fortemente le potenzialità del film