Paziente 64 – Il giallo dell’isola dimenticata: recensione del film danese
La storia di una ragazza vittima di violenze e le indagini di due detective
Carl e Assad, detective del Dipartimento Q che si occupa di casi irrisolti, vengono a conoscenza di un fatto inquietante: in un appartamento di Copenaghen viene ritrovata una stanza nascosta, al cui centro siedono tre cadaveri mummificati. Una delle sedie presenti è però vuota. Chi era la quarta vittima? Chi è l’artefice di tutto questo? Ecco la recensione di Paziente 64 – Il giallo dell’isola dimenticata, pellicola del 2018 diretta da Christoffer Boe e disponibile su Amazon Prime Video.
I due protagonisti sono interpretati da Nikolaj Lie Kaas (Angeli e demoni, The Whistleblower) nei panni di Carl Mørck e Fares Fares (Rogue One, Safe house) in quelli di Assad. Il film è l’ultimo episodio di una saga; Carl Mørck – 87 minuti per non morire (2013), The Absent One – Battuta di caccia (2014) e A Conspiracy of Faith (2016). La storia è tratta dai romanzi di Jussi Adler-Olsen. Piccola curiosità riguardo lo scrittore: la sua passione per il giallo deriva dal padre psichiatra e ad oggi è tra gli autori danesi più conosciuti del settore. In Italia, la saga dedicata all’ispettore Mørck è giunta al settimo capitolo.
Conosci la teoria degli inverni freddi? Questa teoria racconta soltanto che l’uomo preistorico è emigrato nel freddo nord, dove la selezione naturale era tanto dura. Nel nord ovviamente sopravissero solamente quelli che dimostrarono intelligenza. Ecco, tu per certo non sei passato attraverso una selezione naturale millenaria: sei troppo inferiore!
Indice
La trama – Paziente 64 recensione
Carl e Assad, detective del Dipartimento Q che si occupa di casi irrisolti, scoprono un fatto inquietante: in un appartamento di Copenaghen c’è da anni una stanza nascosta, al cui centro siedono tre cadaveri mummificati. Sul piano, una serie di inquietanti organi interni conservati proprio come i corpi dei loro proprietari. Una delle sedie presenti è però vuota. Capiscono ben presto che la quarta vittima deve essere stata rimossa o il killer non è riuscito a terminare il suo progetto. Ma chi era la quarta vittima?
E soprattutto, chi è l’artefice di tutto questo? Carl e Assad scoprono che l’ultimo inquilino dell’appartamento si collega al conosciuto ospedale femminile sull’isola di Sprogø, dove giovani donne ribelli erano costrette a trasferirsi, e molte delle quali provavano il dolore della sterilizzazione forzata. Più i detective indagano, più emergono gli orribili soprusi che i medici facevano a danno delle pazienti, corrotte, seviziate e abusate senza la possibilità di dire la propria. Il killer sembra essere stato identificato grazie all’analisi del personale ospedaliero, ma qualcosa non torna. Tra divergenze lavorative, amicizie e dedizione al caso, il Dipartimento Q dovrà venire a capo della vicenda.
Denuncia al settore sanitario – Paziente 64 recensione
La pellicola denuncia la situazione sanitaria degli anni 50 e 60, che appoggiava metodi a dir poco brutali per curare i pazienti affetti da disturbi psichiatrici, o presunti tali. Si tratta infatti di un thriller fortemente correlato all’ambiente medico, a partire dalle primissime scene. Quando trovano la tavola imbandita circondata dai cadaveri, i detective identificano organi genitali conservati in barattoli, riempiti con etanolo. Veniamo a conoscenza del metodo di asportazione degli stessi, esposto dall’antropologo forense con dovizia di particolari; scopriamo che gli organi sono stati asportati addirittura mentre le vittime erano ancora in vita, ma paralizzate da sostanze intossicanti. Il giallo si infittisce con la scomparsa di un’altra figura medica, Curt Wad, che teneva in cura le ragazze quando l’ospedale era aperto e oggi gestisce una famosa clinica della fertilità.
Amato da tutte le famiglie che si rivolgono a lui, sembrerebbe la persona più innocente di questo mondo. Ma Paziente 64 ci insegna che non tutto è come sembra. Tutti questi approfondimenti a tema medico servono chiaramente ai fini della trama, ma anche per denunciare allo spettatore un modus operandi che non teneva conto della salute dei pazienti. Numeri sulle cartelle cliniche, vittime di esperimenti e cattiverie gratuite da parte di chi avrebbe dovuti salvarli. Molte le pellicole che hanno parlato di questo tema sensibile, da Qualcuno volò sul nido del cuculo di Miloš Forman a Ragazze interrotte di James Mangold. Anche le serie tv indagano il tema della malattia psichiatrica abbandonata a se stessa, come la recente Ratched di Ryan Murphy e Evan Romansky.
Una storia vera – Paziente 64 recensione
La Prima Guerra Mondiale aveva instillato nell’uomo un bisogno fondamentale: estirpare il male che gli aveva permesso di conoscere la guerra. Ecco che i medici avevano cominciato a sostituirsi al giudizio divino, e ad agire per sistemare le cose a modo proprio. Non tutti con le migliori intenzioni. Come fece il dottor Keller, danese che dal 1923 al 1961 lavorò sull’isola Sprogø (tra il mare del Nord e il mar Baltico) per curare ragazze ribelli e considerate sbagliate dalle famiglie che le inviavano forzatamente. Erano ritenute anormali anche le donne mascoline o semplicemente quelle meno docili e inclini ad ubbidire.
L’idea era che queste dovessero essere sterilizzate, in modo da non poter mai generare figli immorali come loro. Nel frattempo però venivano violentate fisicamente e psicologicamente e nessuno le poteva salvare. Eppure, lo stato danese sapeva e approvava queste brutalità, e difendeva gli uomini con l’idea di proteggerli dalla depravazione di quelle ragazze libere. Le cause che le donne che riuscirono ad andarsene intentarono furono per lo più messe a tacere. Le vite di queste persone erano compromesse per sempre, se riuscivano a sopravvivere e tornare a casa, perché non potevano sposarsi con chi desideravano o condurre un’esistenza a loro piacimento. Cinquecento le pazienti dell’ospedale, 11.000 sterilizzazioni forzate.
Considerazioni finali – Paziente 64 recensione
Tutto sommato, si tratta di un film dagli intenti nobili, che mira a denunciare fatti realmente accaduti in Danimarca negli anni 60. Si rifà al concetto nazista della razza superiore alle altre, per cui tutto il resto della popolazione meritava di essere estinto attraverso metodi brutali e poco etici. La storia presenta sin da subito il ventaglio di personaggi che poi lo spettatore vedrà collegarsi pian piano in un intreccio sempre più chiaro. Attraverso poche battute e una manciata di azioni, abbiamo modo di inquadrare i protagonisti e prevedere quindi le mosse che faranno e i valori che li contraddistinguono.
I due protagonisti indagano sul presente e sul passato sul territorio che hanno battuto da anni, al fine di risolvere un caso che nasconde tantissimi carnefici rimasti impuniti. Purtroppo però il cast non rende tutta l’emotività e l’espressività necessarie per un contenuto di questo tipo. Inoltre, alcuni tempi morti inficiano il giudizio generale del thriller, che dovrebbe mantenere sempre alta la suspense. Da riconoscere però la scelta di un finale chiaro ed esplicativo che non lascia nulla all’immaginazione; viene chiarito allo spettatore il motivo per cui il killer ha fatto quel che ha fatto e come fosse parte di qualcosa di più grande. Discreta la colonna sonora, cupi e deprimenti gli scenari che fanno da sfondo agli attori, perfetti per veicolare la sensazione di apprensione e disappunto che cresce fino alla scoperta di tutto il giallo.
Paziente 64 - Il giallo dell'isola dimenticata
Voto - 5
5
Lati positivi
- Denuncia ad un sistema sanitario del passato che non va dimenticato
- Finale esplicativo e coerente
Lati negativi
- Nonostante sia un thriller, risulta piatto in più passaggi
- Poca espressività del cast