Piccole cose come queste: recensione del film di Tim Mielants con Cillian Murphy

Dopo l'Oscar per Oppenheimer, Cillian Murphy ritorna con un film intimo ma potente, prodotto da Ben Affleck e Matt Damon

Il film d’apertura della Berlinale di quest’anno è stato una vera sorpresa, un’opera che ha conquistato la critica e si è aggiudicata un posto nell’imminente stagione dei premi. Il lungometraggio in questione è Piccole cose come queste, di cui vi presentiamo la recensione. Diretto dal regista belga Tim Mielants (Peaky Blinders) e scritto dal commediografo irlandese Enda Walsh, il film è basato sul romanzo bestseller Piccole cose da nulla di Claire Keegan (autrice di The Quiet Girl, da cui è stato tratto l’omonimo film candidato all’Oscar). Tra i produttori troviamo grandi nomi come Matt Damon, Ben Affleck e Cillian Murphy. Quest’ultimo è anche protagonista del film e ritorna sul grande schermo, offrendo una nuova performance sbalorditiva e intensa, dopo quella di Oppenheimer che lo ha portato a vincere un premio Oscar. Nel cast troviamo anche un’incredibile Emily Watson, premiata con l’Orso d’Argento per la migliore interpretazione da non protagonista.

Piccole cose come queste (qui il trailer) fa luce su un capitolo oscuro della storia irlandese, il caso delle Magdalene Laundries, dove venivano spedite centinaia di ragazze (spesso orfane), che rimanevano incinte in giovane età e venivano successivamente separate dai figli, venduti a ricche famiglie americane. Questi istituti femminili erano essenzialmente vere e proprie prigioni, in cui queste giovani donne venivano trattate in modo disumano. Attivi fini dall’Ottocento, vennero chiusi solamente nel 1996, restando una macchia indelebile della storia irlandese. Piccole cose come queste ritorna su questa vicenda già trattata sul grande schermo, esplorando un nuovo punto di vista e costruendo una piccola grande opera, intima e al tempo stesso potente.

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Piccole cose come queste. Artists Equity, Big Things Films

Indice

La trama – Piccole cose come queste recensione

In un paesino dell’Irlanda del 1985 il taciturno commerciante Bill Furlong (Cillian Murphy) pensa al sostentamento della sua numerosa famiglia, consegnando beni necessari come legna e carbone. Tra i suoi clienti c’è anche un convento locale, in cui giovani donne subiscono innumerevoli sofferenze fra l’indifferenza e il silenzio della comunità. Un giorno, durante una consegna, Bill trova una ragazza, rinchiusa nel deposito di carbone del convento, la quale lo supplica di aiutarla a fuggire da quel luogo. Questo evento costringerà Bill a fare i conti con il proprio passato, ma anche a scegliere se sfidare il silenzio della comunità e la crudeltà e il potere dell’influente Suor Mary (Emily Watson), direttrice del convento.

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Piccole cose come queste. Artists Equity, Big Things Films

Un uomo comune che sfida il silenzio di un’intera comunità

Seguendo le orme di Magdalene di Peter Mullan e Philomena di Stephen Frears, Piccole cose come queste riporta alla luce la tragica storia delle Magdalene Laundries ma attraverso un nuovo punto di vista. Protagonista della storia non è una giovane ragazza vittima delle crudeli suore, ma una figura esterna, che viene a conoscenza delle atrocità subite da quelle ragazze e inizia a domandarsi se sia meglio agire o aderire al silenzio e all’indifferenza generale. Bill Furlong vive così una situazione difficile, attanagliato dai dubbi; si chiede costantemente se seguire la voce della propria coscienza o quelle di chi lo esorta a chiudere gli occhi e tacere. Tra questi c’è anche sua moglie, la quale si rende in qualche modo complice di un sistema di potere prevaricante nei confronti delle donne.

Bill Furlong non è quindi il classico eroe protagonista, è una persona qualunque, buona e semplice, segnata anche da un trauma infantile mai superato. L’incontro con la giovane ragazza del convento riporterà a galla sentimenti ed emozioni contrastanti, legati alla morte di sua madre. Tra rabbia e sensi di colpa da elaborare, Bill comprende che è arrivato il momento di agire ed aiutare chi ha bisogno, a costo di sfidare un’intera società che tollera abusi e sofferenza. La storia del protagonista è dunque quella di un uomo comune, che sceglie di sfidare coraggiosamente il silenzio di un’intera comunità attraverso piccoli gesti, in grado di dare speranza e restituire dignità. Piccole cose che sembrano da nulla, ma sono in realtà potenti e vitali.

Un’opera da valorizzare – Piccole cose come queste recensione

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Piccole cose come queste. Artists Equity, Big Things Films

Piccole cose come queste racconta tutto ciò senza usare mai toni accesi, tenendosi lontano da recitazioni sovraccariche, sentimentalismi, melodrammi e colori brillanti. Il film si basa infatti su potenti interpretazioni in sottrazione, in cui silenzi e sguardi colpiscono più di mille parole, in particolare per quanto riguarda Cillian Murphy e la strepitosa Emily Watson, la cui presenza in scena per pochi minuti è memorabile e da brividi. La sequenza incentrata sull’incontro al convento tra Suor Mary e Bill è probabilmente la punta di diamante dell’intero film: la glacialità del personaggio della Watson rimane notevolmente impressa. La regia di Mielants valorizza queste ottime performance, mettendosi al servizio di esse ricorrendo soprattutto a numerosi primi piani, come quelli sul volto buono ma sofferente di Bill. La regia è poi accompagnata da una pregevole fotografia, che imposta un’atmosfera quasi lugubre tra colori plumbei e gelidi.

La pellicola può essere vista anche come un film di Natale alternativo alle tante pellicole ricche di buoni sentimenti. La storia di Bill è quasi una parabola dickensiana, perfetta per un lungometraggio natalizio. Sicuramente è un film intimo e ricco di silenzi, ma che brucia di dolore e sentimenti forti. Un’opera non di certo mainstream, ma che sa colpire le giuste corde per emozionare, senza ricorrere a ricatti emotivi. Piccole cose come queste è un film da valorizzare, esempio di un cinema che sta scomparendo, in cui il cast stellare è al servizio di un’opera di breve durata, dal budget contenuto e pregevole dal punto di vista narrativo e tecnico. Davvero apprezzabile dunque la scelta di Cillian Murphy di scegliere un film non commerciale nella sua fase post-Oscar. In un lungometraggio così intimo la sua bravura brilla ancora di più e aiuta la pellicola a raggiungere notevoli vette di qualità.

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Piccole cose come queste

Voto - 8

8

Lati positivi

  • Un film intimo e potente che regala un nuovo punto di vista sulla tragica storia delle Magdalene Laundries
  • Cillian Murphy ed Emily Watson sono straordinari
  • La regia di Tim Mielants al servizio delle performance dei protagonisti

Lati negativi

  • L'atmosfera quasi lugubre e la recitazione in sottrazione potrebbero non convincere tutti

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