Raya e l’Ultimo Drago: recensione del nuovo classico Disney
Il nuovo classico su Disney+ con la formula Accesso VIP
È disponibile da oggi 5 marzo su Disney+ con la formula dell’Accesso VIP Raya e l’Ultimo Drago, 59° classico Disney di cui vi proponiamo la nostra recensione. La modalità di fruizione in streaming è la stessa già sperimentata col live-action Mulan lo scorso settembre. Raya e l’Ultimo Drago arriva quindi in esclusiva su Disney+ pagando un costo aggiuntivo per l’acquisto; l’Accesso VIP garantisce la disponibilità del titolo fino al prossimo 4 giugno. A partire da quella data il nuovo film di animazione entrerà nel catalogo della piattaforma, gratuitamente, per tutti gli abbonati. Grandi aspettative e una storia affascinante per un film che, in lingua originale, schiera un cast vocale d’eccezione trainato da Awkwafina.
Prima di entrare nel merito della nostra recensione di Raya e l’Ultimo Drago vale dunque la pena spendere qualche parola sulla scelta della lingua: in originale o doppiato? Il consiglio è senza dubbio quello di goderne in lingua originale, per non perdersi uno dei cast vocali migliori degli ultimi anni in un lungometraggio Disney. Detto questo, non si rimarrà delusi nemmeno dal doppiaggio italiani che schiera nel cast anche Jun Ichikawa, Luisa Ranieri, Vittoria Schisano e Paolo Calabresi. Alla regia ci sono Don Hall e Carlos López Estrada su una sceneggiatura firmata da Adele Lim e Qui Nguyen. Otto invece gli autori del soggetto fra cui gli stessi Hall, Lim ed Estrada.
Indice:
- La trama
- La storia e il sistema dei personaggi
- L’animazione e il doppiaggio
- Messaggio e chiavi di lettura
- Conclusioni
La trama – Raya e l’Ultimo Drago, la recensione
Raya and the Last Dragon ci trasporta nel fantastico mondo di Kumandra, di cui da subito scopriamo le origini e ciò che ormai non è più. Un tempo il regno di Kumandra era un vero e proprio paradiso in cui gli esseri umani vivevano in assoluta serenità. Convivevano coi draghi, mitiche figure garanti di pace e armonia, custodi fra le altre cose del bene prezioso dell’acqua. E furono proprio i draghi a sacrificarsi per il bene degli uomini quando le forze del male, i Druun, arrivarono a minacciare il regno. Scomparsi i draghi, gli uomini non seppero ripristinare la pace e finirono col dividere il regno in cinque parti e altrettanti popoli ostili fra loro. Si formarono così i regni di Coda, Artiglio, Dorso, Zanna e Cuore. In ciascun territorio è conservato un frammento della Gemma Drago, una pietra preziosa che custodisce lo spirito dell’ultimo leggendario drago, Sisudatu.
Cinquecento anni dopo le stesse forze oscure sono tornate a minacciare gli uomini e spetta a Raya rintracciare l’ultimo drago e tentare di riunire i regni per dar vita di nuovo a Kumandra. Nonostante gli insegnamenti del padre, Raya non riesce più ad aver fiducia nel prossimo e il suo unico amico è il fidato “destriero” Tuk Tuk. Quando finalmente trova Sisu, Raya sente di poter portare a compimento la sua non facile impresa. Imparerà presto, però, che nemmeno la leggendaria Sisudatu può salvare il mondo e che è fondamentale ritrovare la fiducia e aprirsi alla collaborazione. Nel corso del suo viaggio, Raya incontrerà anche il giovane e intraprendente Boun, la piccola Noi e la sua banda di Ongi e Tong, il gigante guerriero di Dorso.
La storia e il sistema dei personaggi
Raya e l’Ultimo Drago si apre con una lunga e approfondita digressione che tuttavia sarebbe improprio chiamare flashback. Si tratta piuttosto di un’introduzione, molto ben articolata, che presenta il mondo che stiamo per conoscere e spiega chi sia e da dove venga la nostra eroina. È proprio la stessa Raya a raccontare, a fare gli onori di casa e a darci tutti gli strumenti di cui abbiamo bisogno per comprendere la storia. In questa parte introduttiva colpisce la solidità della scrittura che con le giuste, sapienti pennellate spiana la strada all’azione e alle avventure che seguiranno di lì a poco. A questa introduzione fa seguito una narrazione centrale che tiene fede alle premesse in campo e cattura senza sbalzi nell’andamento.
È pur vero che via via che ci si avvicina al finale alcuni sviluppi e dinamiche sono abbastanza prevedibili, ma mai in maniera deludente o troppo scontata. Più che di prevedibilità è corretto parlare di familiarità con certi luoghi di casa Disney che sono presenti e imprescindibili nei classici moderni. Il sistema dei personaggi – molti e tutti diversi fra loro – funziona alla perfezione. Il fatto che siano così tanti avrebbe potuto pregiudicarne l’impatto e la riuscita; invece ciascuno ha il proprio spazio e la sua amalgama di tratti che lo rende efficace e funzionale alla storia. Gioco forza, Raya e Sisu hanno il maggior spazio e la miglior caratterizzazione, ma comprimari e antagonisti non ne risentono. Ogni personaggio trae e dà forza agli altri nelle interazioni e a metà film, man mano che la squadra si allarga, Raya e l’Ultimo Drago diventa un crescendo che conquista.
L’animazione e il doppiaggio – Raya e l’Ultimo Drago, la recensione
Dal punto di vista qualitativo l’animazione e gli effetti visivi sono davvero straordinari, sia nella resa delle ambientazioni che dei singoli personaggi. Nell’ormai ex Kumandra contemporanea i paesaggi sono terre desolate e sconfinate segnate dal tempo e dalle lotte; quasi un’ambientazione post-apocalittica, piuttosto insolita da vedere in un classico Disney. Forme e colori hanno una qualità quasi tattile, nel generale così come nel particolare, e il production design è sicuramente da premiare. Le molte scene d’azione e di lotta sono un’ottima vetrina e un’opportunità per mostrare i livelli raggiunti dal punto di vista delle tecniche di animazione. Tutte ben costruite e coreografate (nella prima parte del film più che nella seconda) riescono anche a trasmettere la necessaria tensione.
Come già accennato in apertura della nostra recensione, Raya e l’Ultimo Drago andrebbe visto in originale sottotitolato. Questo perché il cast vocale fa un lavoro davvero eccellente, senza difetti, dal primo all’ultimo doppiatore. Awkwafina è un valore aggiunto ovunque si trovi e qualunque cosa faccia; qui è spettacolare. Grazie anche alla sua performance vocale il personaggio di Sisu è letteralmente irresistibile. Buffa, ironica, fiduciosa, tenera e umanissima nelle sue imperfezioni. L’ultimo esemplare dei leggendari draghi di Kumandra è la forza del film; e Awkwafina è la proverbiale ciliegina sulla torta. Perfetti anche Sandra Oh (la regina di Zanna), Daniel Dae Kim (il padre di Raya) e la stessa Kelly Marie Tran che doppia l’eroina protagonista. Più che buono anche il doppiaggio italiano, ma l’invito è quello di godersi il film nella versione originale.
Messaggio e chiavi di lettura
Il 59° classico Disney, come tutti i suoi predecessori, ha un messaggio edificante e una morale che arrivano forte e chiaro. Raya e l’Ultimo Drago ha al centro della riflessione l’importanza della fiducia, attitudine verso la quale la protagonista è tutt’altro che propensa. Raya è diffidente per natura, nonostante il padre l’abbia cresciuta sottolineando a ogni occasione l’importanza della fiducia come base nei rapporti con gli altri. Anche Sisu è convinta che solo facendo il primo passo verso i propri nemici, tendendo loro la mano, si possano appianare i rancori. E verso il finale Raya commette persino un grande errore a causa della sua mancanza di fiducia. Raya e l’Ultimo Drago insegna anche che le differenze, l’altro, sono fondamentali come arricchimento personale e base per una convivenza civile, rispettosa e pacifica.
Un messaggio, questo, che ben si presta (e in maniera non troppo velata) a una lettura di tipo politico, applicabile anche oltre l’orizzonte, più immediatamente rintracciabile, degli Stati Uniti. Raya e l’Ultimo Drago è popolato di personaggi di etnie diverse; personaggi che considerando le differenze come ostacoli hanno perso di vista, chi più e chi meno, la loro umanità. Interessante anche la riflessione sull’elemento acqua, qui come bene primario e vitale custodito dai draghi. Non è difficile leggere oltre l’elemento mitologico per scorgere un messaggio ambientalista e sull’importanza di tutelare le risorse naturali del nostro pianeta.
Conclusioni – Raya e l’Ultimo Drago, la recensione
L’ultimo lungometraggio di casa Disney è un classico moderno ancorato alla contemporaneità, per temi, andamento e linguaggio. La direzione sembra essere quella di un cambio di passo, pur mantenendo salde le radici e alcune caratteristiche tipiche. Non si può fare a meno di notare la totale assenza di numeri musicali e parti cantate di cui, però, non si sente affatto la mancanza. L’armonia è tutta costruita sulle immagini e sullo sviluppo di un mondo affascinante, originale, variegato e coloratissimo. Niente numeri musicali dunque, ma la colonna sonora curata da James Newton Howard è un altro grande colpo a segno.
Raya è una protagonista che ha molto in comune con alcune delle eroine Disney moderne più amate (Vaiana, per citarne una), ma qui si fa un passo ulteriore sul fronte dell’introspezione e dell’approfondimento psicologico. Sul finale ciò che più avanti abbiano definito familiare scivola in maniera più consistente sul fronte cliché e si va un po’ oltre sul meccanismo della commozione a tutti i costi. Impresa che, nemmeno a dirlo, riesce. Arrivati alla conclusione della nostra recensione di Raya e l’Ultimo Drago, ci sentiamo di promuovere a pieni voti e consigliare il film Disney. Un film che non mancherà di incantare gli spettatori più piccoli e conquistare i più grandi.
Raya e l'Ultimo Drago
Voto - 7.5
7.5
Lati positivi
- Animazione, effetti visivi e doppiaggio
- Il sistema dei personaggi
Lati negativi
- Un po' prevedibile verso il finale