Reacher 3: la recensione della nuova stagione

Torna per la terza volta su Prime l'eroe vagabondo nato dalla penna di Lee Child. Una stagione più classica e lineare delle precedenti ma che riporta il personaggio alla sua dimensione originaria.

Si è conclusa il 27 marzo su Prime Video la terza stagione di Reacher, la serie di Nick Santora ispirata all’iconico personaggio nato dalla penna di Lee Child. Un’annata di otto episodi che adatta questa volta il settimo dei romanzi dedicati all’ex militare nomade, La vittima designata (Persuader), e che ci racconta un Reacher (Alan Ritchson, oramai un tutt’uno col personaggio) per certi versi inedito, impegnato questa volta in un’operazione sotto copertura per incastrare un pericoloso criminale emerso dal suo passato.

Ancora una volta Prime si conferma così un punto di riferimento per quegli eroi letterari (da Jack Ryan a Harry Bosch, da Alex Cross a Jack Reacher, appunto) che nella serialità hanno trovato la loro casa ideale. Da questo punto di vista Reacher 3, arrivata oramai alla sua terza annata e già rinnovata per una quarta, è una garanzia, sempre uguale a se stessa ma capace, di stagione in stagione, di trasformarsi quanto basta per risultare sempre fresca e originale.

Indice:

Trama – Reacher 3 recensione

Infiltratosi nella casa del trafficante Zackary Beck (Anthony Michael Hall) per conto degli agenti della DEA Susan Duffy (Sonya Cassidy) e Guillermo Villanueva (Robert Montesinos), Reacher (Alan Ritchson) inizia le sue indagini per scoprire che fine abbia fatto l’informatrice dei federali Teresa e, soprattutto, per confermare il sospetto che al vertice dell’organizzazione apparentemente comandata da Beck ci sia invece il temibile Xavier Quinn (Brian Tee), una vecchia conoscenza proveniente dal suo passato e data per morta da anni.

Solo nella tana dei lupi ma aiutato, oltre che dalla DEA, dall’immancabile ex commilitone Frances Neagley (Maria Sten), Reacher dovrà cercare di mantenere la sua copertura quanto basta per smantellare l’organizzazione e avere la sua vendetta, cercando, nel frattempo, di proteggere chi gli sta vicino, come Richard (Johnny Berchtold), il figlio adolescente di Beck. Ma i membri dell’organizzazione diventano mano a mano più paranoici e Reacher sembra avere ormai le ore contate.

Reacher 3 recensione

Reacher 3. Amazon MGM Studios

Un personaggio ormai iconico

“Migliaia di anni fa c’era gente che stava attorno a un fuoco e gente che vagava. Io penso di essere un discendente della gente che vagava”. A tre stagioni dal suo esordio e dopo un’annata che lo vedeva collaborare a stretto contatto con i suoi ex commilitoni, in una narrazione decisamente più corale, Jack Reacher torna alla sua dimensione originaria, a quella solitudine che ha impresso l’eroe nell’immaginario di tanti lettori e spettatori. Un personaggio oramai così riconoscibile e, per certi versi, stereotipato, da potersi permettere di giocare persino col proprio ruolo e con le aspettative stesse del suo pubblico.

È così che, nel primo episodio di questa nuova annata di Reacher 3, tratta dal romanzo La vittima designata, il nostro eroe si diverte a confonderci usando proprio i caratteri più iconici del suo personaggio. Vagabondo, solitario, appassionato di blues e pronto a scatenare l’inferno ogni qual volta il caso lo richieda, questo ex soldato dal fisico imponente, dai modi schietti e dai solidi principi pare infatti ormai consapevole di essere entrato a pieno titolo nel nostro immaginario seriale.

Reacher 3 recensione

Reacher 3. Amazon MGM Studios

Il peso del passato

Una consapevolezza, questa, che sembra allargarsi all’intera stagione, più autoironica delle precedenti ma a suo modo una solida variazione sul tema. Anche in questo caso, infatti, Reacher, assieme a nuovi e vecchi compagni di viaggio, è alle prese con una minaccia che viene dritta dal suo passato. Dopo aver rievocato il rapporto col fratello nella prima stagione e averci fatto sbirciare nella sua vecchia vita da ufficiale nella seconda, questa volta è un altro affetto perduto a richiamare infatti l’ex militare al senso del dovere e a una vendetta mai sentita così impellente.

Per la prima volta nel ruolo di agente infiltrato, Reacher si metterà così sulle tracce di uno dei personaggi più spietati e sadici incontrati nelle sue avventure. Dopo trafficanti di provincia, criminali comuni e poliziotti corrotti, c’è solo un uomo, infatti, questa volta nel mirino di Reacher, un ex soldato come lui che è anche la sua nemesi perfetta, l’ennesima incarnazione di un passato che vorrebbe dimenticare ma che continua a perseguitarlo (“Cosa fai quando non dimentichi le cose orribili del passato?” “Trovo quella cosa orribile e l’ammazzo”).

Reacher 3 recensione

Reacher 3. Amazon MGM Studios

Fare centro, ancora una volta

Una stagione sicuramente più lineare e meno complessa delle precedenti, Reacher 3, dove ai flashback insistiti (salvo un episodio chiarificatore) e all’introspezione psicologica si preferisce la tensione e il senso di un’azione pronta a esplodere nei momenti più imprevisti, confermando come le sequenze action – tra sparatorie, inseguimenti e uno scontro, quello con l’enorme scagnozzo Paulie (Olivier Ritchers), che da solo vale la visione – siano la cosa migliore della serie.

Certo, la ridotta varietà delle location e un intreccio che spesso pare girare in tondo potrebbero rendere questa annata meno avvincente delle precedenti, eppure bastano la scrittura del personaggio di Reacher e l’abilità di un interprete diventato ormai la sua perfetta incarnazione a fare ancora una volta la differenza. Dimostrando come il personaggio di Lee Child sia perfetto per questo approccio seriale e si adatti a ogni situazione, anche a quella, inedita, di una missione sotto copertura per dare la caccia a un fantasma del passato.

Reacher 3

Voto - 7

7

Lati positivi

  • Reacher torna alla sua dimensione originaria di eroe solitario, con tutto quello che comporta
  • Le sequenze action, ancora una volta, si confermano il punto forte della serie

Lati negativi

  • Rispetto alla passata stagione l'intreccio è più semplice e potrebbe risultare meno avvincente
  • Prevedibilmente (siamo pur sempre in una serie action) i personaggi hanno una scarsa caratterizzazione psicologica

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