Quel giorno d’estate: recensione del film intimista presentato a Venezia 75
La storia di un ragazzo e una bambina che riprendono a vivere dopo il terrorismo
Quel giorno d’estate (Amanda) recensione. Amanda è una pellicola del 2018 presentata alla Mostra del Cinema di Venezia 75, nella sezione Orizzonti. Racconta del giovane David, parigino con la testa tra le nuvole, che si ritrova improvvisamente tutore della nipotina di 7 anni, dopo che la madre è stata vittima di un attacco terroristico. Il regista Mikhaël Hers, che qui ha anche scritto la sceneggiatura, ha girato il primo lungometraggio nel 2010, Memory Lane, presentato al Festival internazionale del film di Locarno. Ha ricevuto il riconoscimento del regista Luc Moullet, che lo considera “il più grande cineasta francese di domani”. In Quel giorno d’estate dirige Vincent Lacoste, Stacy Martin, la giovanissima Isaure Multrier e l’italiana Greta Scacchi.
Indice
- La trama
- Il cast – David e Léna
- Il cast – Amanda e Alison
- La maturità di David come un pugno in faccia
- La maturità di Amanda come un pugno in faccia
- Una città, una stagione e la piaga del terrorismo
- E alla fine arriva una nuova quotidianità
- Riflessioni tecniche
La trama
David vive a Parigi e riesce a guadagnare qualcosa grazie a piccoli lavoretti occasionali. Allergico alle responsabilità, è cresciuto orfano di padre e con una madre assente. L’unico contatto familiare è rappresentato dalla sorella maggiore Sandrine, madre di Amanda, bambina di 7 anni. Sandrine è un’insegnante di inglese e alleva Amanda da sola, bada al fratello e aspetta di innamorarsi di nuovo. Durante l’estate David incontra Léna, appena trasferitasi a Parigi, e tra i due nasce un sentimento d’amore. Quando tutto sembra andare per il meglio, accade un fatto che sconvolge tutta la cittadina francese: un attacco terroristico causa la morte immotivata di moltissime persone, tra le quali Sandrine. Anche Léna viene ferita dagli spari dei terroristi, ma riesce a sopravvivere. Oltre a dover affrontare lo shock e il dolore della perdita, ora David deve prendersi cura della giovane nipote e trovare, insieme a Léna, una nuova serenità per ricominciare a vivere.
Il cast – David e Léna
Vincent Lacoste interpreta David, ragazzo intrappolato in uno stato di eterna adolescenza. Vuole molto bene alla sorella e alla nipotina, le uniche della famiglia ad essergli rimaste accanto. Lacoste ha iniziato la sua carriera nel 2009, a 15 anni, nel ruolo del protagonista Hervé di Il primo bacio, diretto da Riad Sattouf. Per questa pellicola ha vinto nel 2010 il Premio Lumière per la migliore promessa maschile ed è stato candidato, nella stessa categoria, al Premio César. Due anni dopo ha interpretato il protagonista nella commedia JC comme Jésus Christ di Jonathan Zaccaï e lo abbiamo visto anche come Goudrix in Asterix & Obelix al servizio di Sua Maestà. Dal 2012 al 2013, ha recitato presso il Théâtre Marigny nella pièce À la française, scritta e diretta da Édouard Baer. Un’ulteriore candidatura al Premio César è arrivata nel 2015 per il suo ruolo in Ippocrate, diretto da Thomas Lilti.
Stacy Martin veste i panni di Léna, ragazza appena arrivata a Parigi, piena di progetti e con la voglia di innamorarsi. Dolce e riflessiva, aiuterà David a fare chiarezza sulla sua vita e lo sosterrà nel terribile momento in seguito alla strage. Troviamo la Martin nel film di Lars von Trier Nymphomaniac, nel ruolo della giovane Joe. Per questa pellicola è stata candidata al Premio Bodil come miglior attrice protagonista. Ha recitato anche a fianco di Tom Hiddleston, Jeremy Irons e Luke Evans in High-Rise, e in seguito nel film di Matteo Garrone Il racconto dei racconti – Tale of Tales, affiancata da Vincent Cassel. Nel 2015 recita con Robert Pattinson, Bérénice Bejo in The Childhood of a Leader – L’infanzia di un capo e Taj Mahal diretto con Alba Rohrwacher, entrambi presentati nella sezione Orizzonti della 72ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia. Infine è presente in Vox Lux, per regia di Brady Corbet.
Il cast – Amanda e Alison
Isaure Multrier impersona la piccola nipote di David, Amanda, dolce e sensibile. Il suo mondo le crolla addosso quando deve fare i conti con la scomparsa improvvisa della mamma, e questo avvenimento la porta ad affezionarsi ad una delle poche figure costanti nella sua vita, ovvero lo zio. Questo è l’unico film di Isaure Multrier, che è stata applaudita a lungo al Festival del Cinema veneziano per la sua interpretazione, nonostante la giovane età.
Greta Scacchi è invece Alison, parente della famiglia di David e presente nella vita di Amanda dopo la tragedia. Cerca di sostenere David e di aiutarlo a crescere la nipote, badando a lei quando il ragazzo è al lavoro. La Scacchi ha recitato in La ragazza nella nebbia, regia di Donato Carrisi. Diventa nota grazie al film Coca Cola Kid del belgradese Dušan Makavejev, presentato al Festival di Cannes. Recita poi in Presunto innocente al fianco di Harrison Ford e Prova schiacciante di Wolfgang Petersen. La abbiamo vista in I protagonisti di Robert Altman ed Emma, tratto adattamento del romanzo omonimo di Jane Austen. Partecipa anche a Il ronzio delle mosche, e nel film diretto da Kevin Spacey, Beyond the Sea.
La maturità di David come un pugno in faccia
Hers ci mette davanti a diversi livelli di maturità, ognuno associato ad una fascia d’età. David è costretto a passare all’improvviso da ragazzo naif abituato a lavoretti saltuari per guadagnarsi da vivere, alla necessità di badare ad un minore, accudirlo e provvedere alle spese economiche di entrambi. David è chiaramente inadeguato a sostenere il ruolo di genitore, anche perché non ha un modello al quale attingere, essendogli mancata la figura materna. È stata la sorella ad essersi presa cura di lui quando era solo un bambino, e ha continuato a farlo fino al giorno della tragedia. Ferite come questa non si rimarginano e segnano il modo di considerare i membri della famiglia, influenzano come si decide di crearne una tutta per sé in futuro.
La maturità per un neo-adulto che gioca a fare l’adolescente, con occhi speranzosi sull’avvenire e mille possibilità di vita, arriva come un pugno in faccia. L’unica consolazione, la vicinanza della nipote, ricordo della sorella, e di Léna, la ragazza che David ha conosciuto da poco ma con la quale sente di avere una connessione. Il loro è un amore acerbo, un flirt agli inizi stroncato dalla violenza del mondo. Un sentimento accennato che non risulta essere il centro della storia, ma solo un elemento in più che ci permette di comprendere l’ambiente entro cui il protagonista è immerso. Primi amori, spensieratezza, libertà. Ma tutto ad un tratto responsabilità, dolore, perdita. Hers ci mostra una gioventù moderna che non si astrae dagli avvenimenti ma è costretta a guardarli, a viverli. Una quotidianità nella quale essere vittima di un attacco terroristico è normale.
La maturità di Amanda come un pugno in faccia
Amanda dal canto suo è poco più che una bambina, già costretta a confrontarsi con un dolore sovrastante, causato dalla perdita della madre. Sola, può contare sull’unico affetto che le resta, uno zio ancora troppo immerso nella ricerca di se stesso per farsi carico della nipote, ma che tenta di starle vicino come può. La dedizione totale che la madre le offriva non è rimpiazzabile con l’affetto di nessun altro, e la mancanza della figura paterna non fa che aumentarne la dipendenza. Spaesata e confusa, Amanda è tutti i bambini vittime del terrorismo, sia dirette che indirette. La difficoltà di crescere e andare avanti senza avere accanto le persone che dovrebbero esserci. Due figure diversamente segnate, insicure su quale sia la giusta via per uscire da una situazione tragica. Bambini e giovani adulti che vengono messi di fronte a problematiche esistenziali, come la perdita, la famiglia, l’amicizia e la vita dopo la morte. A dimostrare che la forza dobbiamo prima trovarla dentro noi stessi, e solo dopo godere della vicinanza di persone care, anche se tutto questo è complicato.
Una città, una stagione e la piaga del terrorismo
Una città, Parigi. Eleganza, musica che scorre per le vie storiche, monumenti di inestimabile bellezza, lingua raffinata. Una stagione, l’estate, piena di relax, aspettative, divertimento. E infine una tematica spiacevole come il terrorismo, apparentemente fuori luogo e fuori tempo. Purtroppo per la nostra storia, Parigi è soltanto la capitale delle tragedie, afflitta com’è stata da attacchi terroristici e intimidazioni ai cittadini. L’estate diventa afosa, insopportabile, silenziosa. Ma con l’urlo assordante di tutte le vittime, che si erano recate al parco per festeggiare in compagnia, per celebrare la vita. Trovando invece solo la morte. Il regista ci parla dell’importanza della memoria e delle caratteristiche del nostro periodo storico. Il tutto affrontato con ricordi, sentimenti, emozioni. L’elaborazione del lutto post terrorismo pone lo spettatore di fronte ad una bambina che ha appena perso l’unica figura importante per lei, la sua genitrice. Un ragazzo di fronte al lutto e all’esigenza di crescere. Un’intera comunità di fronte all’ostacolo di superare la sofferenza e di rialzarsi, ancora una volta. Come sempre.
Una storia che sta in equilibrio tra due poli, l’ombra dell’assenza e la luce degli affetti. In un’estate che spinge ad uscire di casa, a spostarsi più leggeri, a non rinchiudersi in casa nell’attesa che arrivi il giorno seguente. Giornate più lunghe che costringono a guardare in faccia la realtà. E così i piccoli gesti quotidiani, come passeggiare verso la scuola o in un viale alberato, fare la spesa, preparare qualcosa per pranzo, diventano sforzi immani. Che tuttavia regalano ancora l’illusione di una quotidianità perduta, ma in via di recupero. Come continuare quando hai perso chi ami? David e Amanda si afferrano e non lasciano la presa, nella speranza di tornare a vedere a colori.
E alla fine arriva una nuova quotidianità
Un ritratto della Francia, intimo, fragile, vero. Come la piccola Amanda. Hers prende spunto dai terribili fatti accaduti realmente nella capitale francese prendendo ad esempio una famiglia che avrebbe potuto essere qualsiasi altra. E scegliendo di rappresentare la perdita della figura femminile: la mamma, la sorella. La forza che contraddistingue le donne e che permette loro di gestire così tanto in così poco tempo, mostra la differenza tra la capacità di Sandrine di crescere la figlia, lavorare e pensare anche al proprio benessere, e la difficoltà di David di fare lo stesso. Quel giorno d’estate è ambientato a Parigi, ma avrebbe potuto essere anche un altro luogo, se ci pensiamo bene. Il terrorismo distrugge le famiglie e la fiducia verso il prossimo.
Mikhaël Hers racconta il dolore ma anche un possibile modo di superarlo. Una condivisione con una persona cara che è rimasta, un pasto in compagnia, una camminata notturna in silenzio, un abbraccio. Così da lasciare nello spettatore non solo la malinconia della dura realtà; l’amore e l’unione riescono lì dove il terrorismo non arriva. Permettono di sopravvivere, di avere fiducia nel futuro nonostante tutto. “Elvis has left the building”, il titolo del libro che Sandrine sta leggendo prima di essere uccisa. Una espressione che significa che lo spettacolo è finito. E se all’inizio Amanda non capisce le parole della mamma, alla fine del film insieme allo zio riuscirà a capirne l’essenza. Lo spettacolo è finito, ma altri ne arriveranno. E tra questi magari ce ne sarà uno che saprà di felicità.
Riflessioni tecniche
Il regista sembra omaggiare il cinema realista italiano, proponendo allo spettatore dei primi piani di bambini che piangono, occhi liquidi e il sapore di una tristezza pura non ancora corrotta dal mondo. Tuttavia decide di non insistere sulla drammaticità e l’orrore degli eventi, piuttosto si concentra sul momento post traumatico e sulle modalità di elaborazione del lutto. Si sente un riferimento all’attualità ma non è raccontato un evento realmente accaduto; infatti l’attentato al Parco Vincennes è fittizio, anche se la memoria storica del Paese si può identificare facilmente. Se la pellicola si apre con la leggerezza e la giusta dose di frivolezza dei giovani ragazzi e dei bambini, che vivono la loro routine senza pensare troppo al domani, il film si chiude con tutta una nuova consapevolezza. E siamo immersi nei procedimenti psicologici (ma anche burocratici) che seguono un evento di tale portata. Un approccio non aggressivo per un tema attuale e violento.
Quel giorno d'estate
Voto - 6
6
Lati positivi
- Cast fresco e capace
- Tema attuale
Lati negativi
- Non lascia un forte impatto
- Troppi tempi morti