Recensione Black Mirror 4 – L’ombra di un radioso futuro
L’attesa sembrava interminabile: la terza stagione di Black Mirror aveva lasciato tutti sorpresi e desiderosi di nuovi episodi. Il passaggio dello show di Charlie Brooker sotto l’ala di un colosso come Netflix ha giovato non poco alla serie, che oltre ad innovarsi imboccando nuove strade si è ormai confermata come prodotto di culto del nostro tempo.
Abbiamo visto in anteprima i sei nuovi episodi di Black Mirror 4. La quarta stagione dello show creato da Charlie Brooker sarà disponibile il 29 dicembre in esclusiva su Netflix.
Non si tratta di semplice caratura tecnica o componente emotiva: il fine ultimo di un prodotto come Black Mirror va ben oltre il contesto seriale. Ogni storia narrata dal geniale Charlie Brooker offre uno spaccato plausibile (se non addirittura probabile) del futuro che verrà; ogni scelta compiuta dai personaggi dà voce e vita a turbamenti, dubbi e preoccupazioni tutt’altro che distanti da noi. La visione di ogni episodio diventa così un bisogno quasi viscerale. Sperimentare quelle situazioni atipiche, osservandone gli sviluppi, è uno sfizio di cui non riusciamo più a fare a meno.
Probabilmente ciò che rende queste storie così intriganti è il fatto che molte di quelle idee, comportamenti o contesti siano già parecchio attuali. Così, come nelle passate stagioni, Black Mirror 4 prosegue nel suo percorso evolvendosi e adattandosi – un po’come fa la tecnologia stessa – alle nuove esigenze dello spettatore. Ciononostante lo show mantiene la sue ferrea coerenza interna, inserendo anche diverse citazioni a tecnologie o dettagli già visti nei precedenti episodi. A differenza della scorsa stagione, forse questa la più grande pecca, manca un episodio di punta che spicchi rispetto agli altri. Non tutti gli episodi sono fatti per far breccia nel nostro cuore, del resto. Lo show Netflix resta comunque garanzia di assoluta qualità e prodotto di punta del network statunitense, con un Brooker in forma smagliante che – speriamo – possa avere ancora molto da raccontarci.
Prima di lasciarvi alla visione, ecco una breve panoramica (spoiler free) degli episodi di Black Mirror 4.
Arkangel
Il primo episodio della quarta stagione di Black Mirror è tutto al femminile: Jodie Foster alla regia, Rosemarie DeWitt (Mad Men, La La Land) e Brenna Harding (A place to call home) protagoniste. “Arkangel” racconta la storia di una madre apprensiva alle prese con la crescita della figlia. Per tenerla sempre sotto controllo si avvarrà di un’innovativa tecnologia di sorveglianza. La Foster riesce a mettere in scena il delicato rapporto tra bambini e tecnologia, evidenziando la difficoltà dei genitori nel gestire tale legame.
USS Callister
Il secondo episodio di Black Mirror 4 è forse il più curioso: durata da lungometraggio, tanti effetti speciali e… una parodia di “Star Trek”. Alla regia Toby Haynes (Doctor Who, Sherlock); nel cast Jimmi Simpson (Westworld, House of Cards), Jesse Plemons (Black Mass, Fargo) e Cristin Milioti (Tracy di How I met your mother) nel cast. Questo episodio è anche l’unico che non sia scritto esclusivamente da Charlie Brooker: “USS Callister” vede anche la firma dello sceneggiatore William Bridges. Badate bene: dietro questo parodistico mondo sci-fi c’è molto da scoprire…
Crocodile
Per quanto si senta l’assenza di un highlight, un episodio di spicco per questa quarta stagione, forse “Crocodile” è quello che vi si avvicina di più. Diretto magistralmente da John Hillcoat (Codice 999, Lawless, La Proposta) e interpretato splendidamente da Andrea Riseborough, questo episodio è il più cupo e oscuro dell’intera stagione. La storia raccontata vede protagonista Mia, una donna in carriera perseguitata dai ricordi di un tragico evento. Un particolare device in grado di accedere alle impressioni visive della mente metterà in discussione la sua stabilità.
Hang the DJ
“Hang the DJ” sarà ricordato da molti come il “San Junipero” di Black Mirror 4. Diretto dal grande Tim Van Patten (I Soprano, Boardwalk Empire, The Wire), questo episodio vede protagonista una talentuosa coppia formata da Georgina Campbell (Broadchurch) e Joe Cole (Peaky Blinders, Green Room). Una love story molto particolare in cui le persone utilizzano un avanzato dating system: questo strumento organizza numerosi appuntamenti con persone sempre diverse, così da analizzare i dati raccolti ed elaborarli con l’obiettivo di trovare l’anima gemella.
Metalhead
“Metalhead” è forse l’episodio più atipico dell’intera serie. Con David Slade (30 giorni di buio, Hannibal, American Gods) alla regia e Maxine Peake (La teoria del tutto, The Village) protagonista, è la prima puntata in bianco e nero e con forti tematiche survival, ambientata in uno scenario da incubo.
Black Museum
Per chiudere in bellezza, l’ultimo episodio di Black Mirror 4 fa le cose in grande. Alla regia Colm McCarthy (Sherlock, Peaky Blinders), nel cast Douglas Hodge (The Night Manager) e Letitia Wright (Ready Player One). “Black Museum” mette insieme tre diverse storie che culminano in un misterioso museo. Un episodio cinico e crudo come quelli che hanno sempre contraddistinto lo show di Brooker. Splendido.
Black Mirror 4 rende giustizia ai suoi predecessori e continua un dialogo ben più ampio sull’uomo e sulla tecnologia. Non vediamo l’ora di tornare a parlarne per molte altre stagioni. Quel discorso aperto sei anni fa con la prima stagione continua a fornire nuovi spunti di riflessione senza mai scadere nella banalità o nel cinismo fine a sé stesso. In un mondo colmo d’odio e paura, dove le nostre sensazioni sono soltanto impressioni filtrate dalla tecnologia, anche questa stagione non manca di lasciar spazio alla speranza. Uno spassionato atto d’amore, nell’ottica di un’utopia che – forse -permetterà di vivere e vedere la tecnologia come strumento a supporto dell’uomo e non come minaccia globale. Godetevi questi episodi e non temete: il futuro è radioso.
Black Mirror 4 - L'ombra di un radioso futuro
Rating - 8
8
The Good
- Coerenza pazzesca tra stile narrativo e tematiche affrontate, quasi superiore alle precedenti stagioni
- Grande visione d'insieme: un'opera corale che punta sempre più in alto
- Superba qualità tecnica: una stagione capace di variare anche nello stile inserendo particolari unici in ogni episodio
The Bad
- Manca un episodio di punta