L’onda: recensione del film tedesco con Jürgen Vogel
Un dramma che pone il focus sul fascino e le contraddizioni dell’autocrazia
Lo studio della storia è fondamentale per conoscere gli errori del passato e non ripeterli in futuro. Allora perché tende a ripetersi? Perché è difficile imparare dalle stragi che si sono compiute? L’uomo sarebbe capace di far nascere un nuovo Reich o una dittatura così aberrante? Da queste riflessioni Ron Jones, professore di storia in California, nel 1967 ha ideato un esperimento sociale chiamato La terza onda, dove gli studenti hanno simulato la dinamica di un’autocrazia. Quarant’anni dopo è stato prodotto il film L’onda, di cui vi proponiamo la recensione, basato proprio su questa esperienza e sul libro di Todd Strasser che la approfondisce.
La produzione del film è tedesca. Il regista Dennis Gansel ha spostato la storia nella Germania del nuovo millennio per riflettere maggiormente sulla possibilità di una nuova dittatura in uno dei luoghi dove si è consumata una delle più strazianti e violente della storia. L’onda racconta la settimana di una classe che forma un gruppo per replicare un sistema dove un gruppo ristretto ha un potere illimitato per capire dall’interno le sue peculiarità, le sue fascinazioni e le sue contraddizioni. Il film ha avuto un grande successo e nel 2019 l’hanno trasposto anche in una serie chiamata Noi siamo l’onda.
Indice:
Trama – Recensione L’onda
Nel liceo di una città tedesca inizia la settimana tematica. Al professore Reiner Wenger, il più giovane e atipico della scuola, viene assegnato il tema dell’autocrazia. Molti studenti che hanno scelto il suo corso sono poco interessati. Il pensiero comune è che studiare un sistema dittatoriale non abbia più senso e che in Germania non potrà più nascere una dittatura dopo quello che è successo. Questo fa riflettere il professore che escogita un esperimento per far entrare direttamente i ragazzi dentro le dinamiche di un’autocrazia. Si proclama dittatore della classe, li obbliga a comportarsi come se fosse il capo e loro i membri di un gruppo isolato rispetto alla scuola. In questo modo riesce a spiegare l’argomento in modo più efficace e concreto. Riesce ad inculcare le sensazioni di appartenenza ad un gruppo a dei ragazzi che faticavano a trovare una vera spinta vitale.
La settimana prosegue e i ragazzi sono sempre più coinvolti nel gruppo che hanno creato. Trovano un nome (Onda) e una divisa con cui identificarsi (camicia bianca e jeans), ma non tutti riescono a scindere l’esperimento dalla realtà. Iniziano così a portare le idee del gruppo al di fuori della dimensione scolastica. Atti di vandalismo, violenza ed esclusione sociale sono gli atteggiamenti che adottano i membri dell’Onda, che piano piano si trasforma in ciò che stanno studiando. Un’idea alternativa di apprendimento sfugge di mano allo stesso creatore a causa delle potenzialità di un regime dittatoriale. Per dei ragazzi che si sentono persi, senza un vero obiettivo e concentrati solo a sballarsi, l’Onda diventa qualcosa di più grande e la situazione degenera fino ad un finale inaspettato.
Fascino e distruzione
All’inizio della nostra recensione de L’onda abbiamo visto come l’obiettivo principale del film sia quello di mettere in luce il fascino e la pericolosità di un regime autocratico. A priori sembra impossibile la nascita di una realtà così violenta e oppressiva. L’onda però riesce ad entrare perfettamente nel discorso e mostrare come sia facile il suo sviluppo. Essere parte di un’idea, essere protetti da un gruppo fa sentire le persone più tranquille in un contesto dove restare soli è destabilizzante. Soprattutto chi si trova in una situazione difficile è più propenso ad entrare in questa dinamica. Il problema più grande è che questo atteggiamento azzera la personalità. Sacrifica l’individualità per esaltare il gruppo ed è questo che porta alle più gravi conseguenze. Un pensiero che non ha all’interno un dibattito si trasforma in dogma, in un’idea superiore a tutte le altre.
I ragazzi che fanno parte dell’Onda iniziano a cambiare. Il loro carattere si trasforma a seconda del bisogno del gruppo; l’idea generale diventa più importante rispetto a quella singola. Ogni ragazzo diventa ciò che odia e neanche se ne accorge perché tutto è annebbiato da qualcosa di superiore. Da un lato azzerare le differenze può garantire maggiore equità e meritocrazia, ma dall’altro appiattisce totalmente il singolo rendendolo un innocuo pezzo del puzzle. È affascinante un mondo dove tutti sono uguali, con le stesse possibilità e senza discriminazioni; ma è la diversità che permette di mantenere un equilibrio. Quindi un semplice gruppo che si riconosce in qualcosa di più grande è sempre problematico. Alla base mancano le persone ed essere unici nelle proprie complessità, ma per alcuni una realtà del genere può diventare vitale e trasformarsi in distruzione.
Lato tecnico – Recensione L’onda
Se il messaggio del film è profondo, ben sviluppato e approfondito, la messa in scena con cui viene mostrato è molto più debole. Si nota come il progetto nasca da una piccola produzione e non abbia i mezzi tecnici per essere al passo con quello che vuole mostrare. La sceneggiatura è scorrevole e procede fluida per tutto il film, ma costruisce male i personaggi che risultano troppo stereotipati per essere credibili. Ogni scuola ha l’emarginato, il bullo e lo sportivo di bell’aspetto; nel film, però, sono troppo marcati e l’effetto che hanno è quello di essere poco più che macchiette. Far risaltare diverse personalità era giusto per capire come un esperimento del genere possa attecchire su persone molto diverse tra loro, ma spezza troppo la credibilità che il film cerca di avere.
Anche il lato registico non è sempre all’altezza delle riflessioni e delle intenzioni del film. Alcune sequenze sono ricercate e molte scene sono impostate intelligentemente per mostrare la gerarchia del potere. Inquadrature del professore di spalle verso il suo pubblico per paragonarlo ad alcuni documentari nazisti insistono nel far capire che dinamiche di quel genere si manifestano con molta facilità. Altre invece sono meno curate e assomigliano più a videoclip musicali rispetto ad una normale pellicola cinematografica. La scelta di una colonna sonora rock funziona, soprattutto la scena iniziale con i Ramones in sottofondo riesce perfettamente a caratterizzare il professore.
Conclusioni – Recensione L’onda
L’onda è un film che lascia qualcosa. Alcuni difetti strutturali non lo rendono un film perfetto, ma l’obiettivo non era la perfezione. Un’opera artistica deve innescare una riflessione e L’onda riesce a centrare perfettamente il suo intento. Emerge pienamente il misterioso fascino dei sistemi dittatoriali e la loro eterna contraddizione. Affrontare la vita insieme a un gruppo forte rende tutto più facile e agiato, ma chiude la visione a tutto ciò che resta fuori da esso. Non avere un confronto con un punto di vista diverso rende i ragazzi dell’Onda una massa agglomerata di automi e non più di adolescenti con le loro diversità.
Ogni gruppo che all’apparenza può sembrare innocuo rischia di cadere in queste dinamiche se assume gli atteggiamenti come quelli mostrati nel film. Arrivati alla conclusione della nostra recensione possiamo affermare che L’onda è un’ottima testimonianza per rendersene conto. È giusto trovare un luogo dove ci si senta uguali agli altri, ma è altrettanto importante mettersi sempre in discussione e non chiudersi in un ambiente tossico. I regimi autoritari iniziano sempre da un piccolo gruppo con un dogma da divulgare a tutti e L’onda fa capire come anche un gruppo in una piccola città tedesca sia pericoloso e da non sottovalutare.
L'onda
Voto - 8
8
Lati positivi
- Sviluppa una riflessione importante
- Finale sconvolgente e inaspettato
Lati negativi
- Recitazione a tratti mediocre
- Regia superficiale